Angeli pasticcioni: quando chi ci vuole aiutare, poi combina più danni e ci complica la vita...
Sbagliare è umano, affidarci agli altri che sbagliano (anche di più) in nome nostro è davvero la soluzione utile? I blocchi di ChatGPT, i divieti alla carne del futuro, la SIAE che litiga con Meta...
Un angelo che ci difende? Abbiamo sempre sperato di averlo, ma forse dovremmo evitare quegli angeli che si “preoccupano” di aiutarci, e poi, alla fine, fanno molti più danni. Immagine generata con Midjourney da Jumper (e, no, non è Zia Laura!)
Ho una zia, la Zia Laura (che non è formalmente una zia, ma lo è nei fatti e nel cuore), che ricordo diceva spesso:
Non dirmi cosa devo fare, sono bravissima a sbagliare da sola
L’ho sentito dire, tante volte, con quella voce forte e anche ironica, con il suo accento romano, con una visione disincantata, ma anche con il sorriso negli occhi e sul viso. Sinceramente, non so se questo insegnamento mi ha aiutato: ho sempre chiesto poco, ho sempre sbagliato da solo… ma quanto ho sbagliato, in tutti questi anni, e ancora sbaglio: ogni giorno, ogni minuto della mia vita, mi accorgo di sbagliare tanto, e solo l’esperienza e la professionalità - in pochi e forse ridicoli campi specialistici - mi aiutano a non farlo sempre. Per il resto, lo so, sono una frana, cerco ancora di imparare il come si vive, il come trattare le cose della vita.
Fatta questa premessa, in opposizione a quanto professato da Zia Laura, forse potremmo affidarci all’aiuto di chi, sopra di noi, ha esattamente quel ruolo di tutelarci, di proteggerci, o quantomeno di orientarci. Il problema è che quando questo non succede, quando ci accorgiamo che chi abbiamo deciso di incaricare per questa missione sbaglia, allora ci torna in mente Zia Laura, e ci viene da chiederci: ma perché, allora, esistono queste Istituzioni, questi Enti, per arrivare a dire questi Governi, se poi dimostrano una forte propensione all’inettitudine? Perché, alla fine, paghiamo, votiamo, deleghiamo, incarichiamo persone/entità a fare cose per il meglio (il nostro meglio), se poi ci accorgiamo che proprio non fanno quello che è richiesto, e non lo fanno per interessi diversi dai nostri (eppure, sono/sarebbero lì per noi), o addirittura - e non è una scusante, non meriterebbero per questo una riduzione di pena - per scarsa competenza, o di cultura?
Sappiamo di non sapere quasi nulla… ma quando vengono prese decisioni in quei pochi campi in cui abbiamo almeno una discreta, se non addirittura in certi casi profonda, conoscenza, allora ci preoccupiamo perché ci accorgiamo quanto siano deboli le motivazioni di alcune scelte, e specialmente quanto siano inutili. Per fare un esempio, possiamo dire di avere una certa dimestichezza con il mondo digitale, e se vediamo che un Garante della Privacy decide - unico Paese nel Mondo, almeno in quella parte del Mondo che può essere definito democratico - di bloccare la tecnologia di intelligenza artificiale Chat GPT, sviluppata da OpenAI, non discutiamo sulle potenziali buone intenzioni che, in sintesi, sono queste:
mancanza di un’informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI;
assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma;
L’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti espone i minori a risposte assolutamente non idonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.
Quello che discutiamo è: come mai, il Garante non interviene e non è intervenuto in tutte quelle realtà e piattaforme che questa eventuale leggerezza la dimostrano in modo ancora più evidente? Ma anche andando oltre, potendo anche considerare applicabili queste titubanze e preoccupazioni, che magari possono essere anche parzialmente sensate (ma, come detto… gli altri no? Potremmo ricordare al Garante decine di realtà che fanno e hanno fatto molto peggio, che ne dite di richiamare alla nostra mente Facebook e il caso Cambridge Analytica, [qui] trovate un buon riassunto, e anche se oggi le regole di Meta sono cambiate, è difficile non rimanere in allerta), quello che ci preoccupa è come una disposizione così roboante possa trasformarsi in un totale fallimento, nella pratica, perché totalmente aggirabile ed arginabile. Da venerdì notte, il link per accedere a Chat GPT se richiamato dall’Italia, riporta questa pagina:
Di colpo, ci troviamo come nelle parti del mondo che di fatto proibiscono la libera e trasparente circolazione dell’informazione, come Russia, Iran, Cina e tante altre? Si potrebbe discutere che questo blocco, determinato dal Garante della Privacy, non è confrontabile con le scelte di regime di altri Stati, che usano questa politica per impedire ai cittadini di informarsi, ma di fatto anche Chat GPT è un mezzo per accedere alle informazioni, alla conoscenza, e come tale ovviamente ha delle aree di criticità, ma le ha anche Google, anche Meta, anche Microsoft, anche mille altre realtà, basta una semplice domanda in un riquadro di ricerca per poter accedere ad informazioni che possono essere pericolose per le persone, per il loro benessere mentale, e tutte raccolgono immensi dati su di noi. Ma anche questo, per un secondo, possiamo metterlo da parte. Il senso è… a cosa serve questo blocco, se basta un “click” per superarlo? Se usate Chrome, basta scaricare questa estensione [LINK], iscriversi anche all’opzione gratuita, entrare in un sito bloccato dalla geolocalizzazione e andare a richiamare questa estensione (v. sotto):
Un click, un solo click e il problema è risolto, tutto torna alla “normalità”.
Viviamo ancora “tutelati” e “gestiti” da persone che pensano che, alla fine, le masse siano ignoranti, e forse è anche così, ma è ovvio che oggi siamo in una società dove, basta volerlo, le informazioni si trovano, le soluzioni sono a portata di tastiera. Basta scrivere la domanda in un motore di ricerca gratuito, ma nemmeno serve quello: basta “Informarsi” su Instagram o anche su TikTok, e senza nemmeno porre domande, la risposta arriverà spontaneamente nel feed. Una volta i “trucchi” erano per pochi, si poteva contare sul fatto che una disposizione di questo tipo poteva bloccare il 90, il 95% degli utenti e veniva considerata “sufficiente”, poco importa infatti se qualche “esperto” scappa e si infiltra senza autorizzazione. Ora non è più così e per di più la disposizione non riguarda l’acquisto di mele per fare una torta, gli utenti che hanno interesse per l’intelligenza artificiale e che vogliono usare questi strumenti, magari, qualcosina sull’uso dei computer e delle tecnologie digitali la sanno, no? E allora, invece che agire da censori, ruvidi e implacabili, sbattendo i pugni sul tavolo, pensando di avere un qualche potere, perché il Garante della Privacy, se ha davvero l’interesse per i cittadini che deve tutelare (che magari, al contrario di quello che dice la cara Zia Laura) perché non fa informazione per creare coscienza collettiva, mettere di fronte alle persone, agli utenti, i possibili rilevabili rischi, sempre che ci siano? Invece che trovare soluzioni che fanno certo rumore sui giornali, ma che poi, di fatto, non hanno alcuna influenza, se non “rendere tutto più fastidioso”, anche perché fondamentalmente stupido?
È ovvio che quella che abbiamo mostrato, come soluzione per accedere a ChatGPT dall’Italia, è solo la più banale, altre sono altrettanto semplici, ve ne segnaliamo alcune:
Usate Bing, il motore di ricerca di Microsoft, usando il browser Edge (si scarica gratuitamente da questo link, disponibile sia per Windows che per Mac). Questa soluzione permette di accedere direttamente a Chat GPT, integrato nella ricerca. Microsoft ha investito oltre 10 miliardi in OpenAI e sta integrando le sue tecnologie in tutti i suoi software. Il garante bloccherà Office su tutti i computer italiani? Compresi quelli che, immaginiamo, hanno usato per redigere la disposizione in questione?
Si possono usare altre soluzioni che fanno uso della stessa tecnologia (o derivata) di ChatGPT, come per esempio Writesonic oppure Character.AI
Di sicuro, ce ne saranno altre, di soluzioni, ma questo non è un tutorial per usare Chat GPT malgrado il blocco italiano, per questo, come detto, basta fare una ricerca veloce e ne troverete di ben più esaustivi. Anche perché le occasioni che ci hanno fatto pensare che le decisioni che si prendono senza senso “sopra le nostre teste” sono il tema che ci preme. In settimana, il Governo ha trattato il tema della carne sintetica (sarebbe meglio parlare di carne “coltivata”), con un disegno di legge “urgente”, che intende garantire (riportiamo):
«Nel rispetto del principio di precauzione, le norme intendono tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare attraverso il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti sintetici»
Senza entrare nelle opinioni (ciascuno, per fortuna, ha il diritto di pensare quello che pensa giusto, in merito a questo argomento), appare evidente che ci sono delle incongruenze davvero palesi:
Non ha senso “vietare” la carne sintetica (in vitro) perché di fatto non è stata ancora autorizzata la sua commercializzazione (quindi che fretta c’è?);
L’Italia può (e vuole, con questo disegno di legge) proibire la produzione in Italia di questa carne sintetica, ma non può avere voce sulla sua commercializzazione se l’Europa l’autorizzerà. Questo significa che gli italiani potranno in futuro, a prescindere, consumare questa carne, ma le aziende italiane non potranno produrla. Questo dimostra che il disegno di legge, scritto probabilmente perché insegue il linguaggio populista (così come sono solo frutto di populismo alcune dichiarazioni che sono state fatte dai politici in questi giorni su questo argomento), pur avendo ottenuto ovviamente il consenso dei responsabili delle filiere di produzione della carne, non riesce a tutelare queste realtà perché oggi queste realtà industriali non devono temere una concorrenza che nemmeno è in dirittura di arrivo nella sua approvazione per la commercializzazione di questa carne, ma in futuro - nel caso probabile che verrà autorizzata - non li proteggerà perché i consumatori potranno comunque comprarla e mangiarla;
Al di là delle questioni e opinioni etiche, va detto che questa soluzione permette di ridurre in modo significativo le emissioni di CO2 e comunque l’impatto ambientale. In un interessante articolo [LINK] di Valigia Blu (una delle realtà editoriali più serie che abbiamo in Italia, se non li conoscete… approfondite e magari supportate il loro lavoro indipendente), si parla proprio di questo, vi riportiamo un piccolo inciso che lo chiarisce bene:
Per soddisfare una popolazione di oltre nove miliardi di abitanti, si stima che la produzione di carne aumenterà del 73% entro il 2050. Per sostenere questo livello di crescita, l’utilizzo di terreni dovrà aumentare tra il 30% e il 50%. La biodiversità del nostro pianeta, di conseguenza, è messa a rischio, anche a causa della deforestazione necessaria per l’espansione dell’agricoltura animale che potrebbe portare, secondo le Nazioni Unite, a trasformare l’Amazzonia in un deserto non più in grado di assorbire anidride carbonica. Per questi motivi l’IPBES, la piattaforma intergovernativa sulla biodiversità, ha stimato che un milione di specie animali potrebbero estinguersi nell’arco dei prossimi tre decenni.
Una buona sintesi della situazione la trovate, anche in questo secondo caso, su un altro articolo di Valigia Blu pubblicato ieri, dal titolo: Il disegno di legge sulla carne sintetica non ha alcun senso né ora né in futuro [LINK], e ci conferma qualcosa che quindi si collega a quanto finora detto: ma a cosa ci serve essere “tutelati” e “orientati” da qualcuno che, di fatto, fa disegni di legge che - così come sono stati redatti, non servono, non sono utili, non sono coerenti con la realtà dei fatti e, ancor meno, con le esigenze delle persone?
Non diteci cosa dobbiamo fare, siamo bravissimi a sbagliare da soli (e anche a spiegare perché magari una bistecca, o una foglia di insalata coltivata in modo naturalepuò o meno essere la scelta migliore per la mia alimentazione e per il futuro del Pianeta)
Non è finita qui, una decina di giorni fa c’è stato il mancato accordo tra SIAE e META per l’uso dei brani musicali “protetti” da SIAE sulle piattaforme dell’universo Facebook (quindi incluso Instagram e Whatsapp), questo ha portato alla rimozione di tali contenuti non solo d’ora in avanti, ma anche su quei contenuti video già realizzati in passato, che tra l’altro sono stati resi incomprensibili perché in molti casi la rimozione ha riguardato anche il contenuto audio, comprese le parole del video stesso che si sovrapponeva alla musica, perché tecnicamente non si poteva fare altrimenti. Questo mancato accordo, che non conosciamo, quindi non sappiamo se fosse così iniquo e privo di senso, di fatto ha nella pratica delle ripercussioni significative per gli utenti (che vengono limitati), per gli artisti (che perdono un ritorno economico derivato da questo utilizzo) e per le piattaforme coinvolte che rischiano di perdere appeal (TikTok e YouTube come la vedono, questa situazione?). Non entriamo nelle scelte/decisioni di Meta, che è una società privata che si muove come desidera pur rientrando nel rispetto delle leggi, ma SIAE è - come scrivono - un organismo di gestione collettiva, cioè una società senza scopo di lucro che si occupa della tutela del diritto d’autore. Sul loro sito scrivono, rivolgendosi ai creativi ai quali propongono di iscriversi:
Tu crei le tue opere, noi le proteggiamo dovunque, in Italia e nel mondo! Unisciti ad oltre 100.000 autori ed editori che hanno scelto di tutelare i loro diritti d’autore con SIAE e inizia a guadagnare con la tua creatività!
Come detto, non vogliamo prendere le parti, ancor meno di Meta che non rientra certo nelle aziende per le quali nutriamo il maggiore rispetto, siamo sicuri che gli errori sono stati nel mezzo, ma rimane un fatto: che possiamo (dovremmo, forse) fare a meno delle piattaforme di Meta, ma SIAE è/dovrebbe essere quella realtà che “lavora per noi”, che ci “difende”, che ci “tutela”… siamo sicuri che questo sia il modo giusto per essere tutelati? Questa chiusura, poco importa da chi sia stata provocata, porta vantaggi o svantaggi agli autori? A noi sembra che sia più una sconfitta che non una vittoria, e allora ci domandiamo: ma siamo sicuri che alla SIAE stanno lavorando per aiutarci, o stanno - come direbbe Zia Laura - impedendoci di sbagliare noi, facendolo loro? Magari ci viene in mente che ci possono essere delle alternative, per esempio (dateci un’occhiata):
Oppure, se, ancora una volta, possiamo decidere di sbagliare tutto da soli, gestendo la nostra vita, il nostro “sbagliare comunque” che, almeno, ci porterà a criticarci davanti allo specchio, ma a liberarci degli “aiuti esterni” che ci portano a sbagliare comunque.
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