Benvenuti nell'Era digitale (quella vera)
Un mondo parallelo, ma molto concreto, si sta disegnando attorno a noi, cambierà la nostra vita e le nostre abitudini, ma è anche la grande occasione di essere protagonisti, contribuendo al crearlo...
Qualche giorno fa il British Museum ha annunciato un progetto che prevede la digitalizzazione di tutte le sue collezioni, un’azione che è finalizzata primariamente alla sicurezza delle opere dal rischio di furti interni, e successivamente/secondariamente come strumento per aumentare e migliorare l’accesso alle opere verso l’esterno. Più che un rischio, si è trattato di un’evidenza e di un’esigenza: negli anni, sono spariti oltre 2.000 manufatti, alcuni di questi - solo una piccola percentuale - sono stati ritrovati persino su eBay, venduti anche a cifre irrisorie.
È notizia dei giorni scorsi che un hangar raccoglie gli oltre 24 mila quadri (quasi tutti di scarso valore, ma il valore è sempre relativo) acquistati - sembra - in modo compulsivo da Silvio Berlusconi, e che, attaccato dai tarli e costosissimo da affittare (abbiamo sentito parlare/letto di 800 mila euro l’anno) sia diventato un problema per gli eredi: la soluzione sembra quella di fare “un bel falò” che possa essere contemporaneamente risolutivo nella pratica e metaforicamente di impatto.
Il 29 settembre si è tenuto il primo concerto, protagonisti gli U2, nella struttura The Sphere a Las Vegas, dotata di uno schermo LED avvolgente con risoluzione 16K, che misura 15.000 m2 e che è lo schermo LED più grande e ad alta risoluzione al mondo, ma anche l'esterno della sede (54.000 m2) è avvolto da LED, per visualizzare immagini, video, pubblicità. All’interno, c’è anche un sistema unico al mondo di audio spaziale che (possiamo solo ipotizzarlo) può garantire un’esperienza sonora incredibile (se vi interessa, qui un articolo che, nello specifico, parla di questo). Praticamente, The Sphere - un progetto realizzato da Populous - rappresenta il più chiaro esempio “fisico” di metaverso, con un risultato che impone un costo allucinante (alla fine, la costruzione è costata più di 2 miliardi di dollari, ben superiore al previsto e ovviamente condizionato dal periodo del Covid che ha bloccato e reso molto complicato un progetto nato per aggregare decine di migliaia di persone “fisicamente”), ma che ovviamente ora comincerà a macinare fatturato e già si parla di una seconda installazione a Londra per il prossimo futuro. Il Metaverso di Zuckerberg ha portato ad una perdita di oltre 13 miliardi nel 2022 che si aggiungono ai 10 e oltre miliardi per la divisione Reality Lab nel 2021 e altri nel 2022, mentre le entrate sono state di poco superiori a 2 miliardi di dollari nel 2022…
Tutto questo dove ci porta? Secondo noi, a capire che pur nella lentezza dell’evoluzione umana, che più che guardare alla potenziale tecnologia deve lottare contro le frizioni causate dalla lentezza dell’approccio culturale e alla difficoltà di molti nei confronti dell’accettazione del "nuovo”, siamo sempre più immersi in una realtà totalmente digitale che, progressivamente e a grande velocità, ci porterà a considerare in modo più profondo il nostro rapporto tra “reale” e “virtuale”, tra digitale e fisico. Molte esperienze di fusione - quello che viene definito Phigital - tra queste due sfaccettature della nostra vita, stanno dominando progetti e visioni che condizionano e condizioneranno sempre più il mercato, le abitudini, i consumi e, non ultima, la società. I tarli dei quadri di Berlusconi e i costi di affitto, il valore rubato al British Museum, la creazione di nuove realtà digitali in grado, come per The Sphere, di creare emozioni “fisiche” molto forti che influenzeranno il nostro modo di intendere l’intrattenimento e la “realtà”, sono connessioni che ci portano a capire che sempre meno dovremmo dare valore a quello che pensiamo sia importante perché possiamo “toccarlo”, e sempre più ad analizzare cosa effettivamente ha un vero valore per l’umanità (e per il mercato).
In questi giorni siamo molto “in giro” a parlare in convegni e incontri, seminari e workshop, oltre che introdurre e rafforzare questi concetti in tutte le aule e lezioni universitarie che ci vedono impegnati come docenti, in relazione a questa sempre più presente immersione e di passaggio verso una “realtà digitale”. Il tutto è stato ulteriormente e violentemente velocizzato dall’esplosione dell’intelligenza artificiale, che traina e anche fa capire l’esigenza di un cambiamento e di un’adozione delle innovazioni digitali, ma ancor di più fa capire che proprio le evoluzioni digitali sono sempre più connesse tra di loro, anche quelle che sembrano avere perso l’appeal, quando invece hanno solo perso (per fortuna) il sapore speculativo mantenendo invece tutto il valore di rafforzamento dei processi, del valore globale e delle opportunità del digitale. Sono i già tanto citati NFT, piuttosto che della Blockchain, gli NFC, e così via: una notizia appena letta ci segnala di una delle abitudini “analogiche” più comuni, il codice a barre, che è destinato (presto, vedremo quanto presto ovviamente) ad essere sostituito da dei microchip che comunicheranno a livello globale e che consentiranno, in teoria, grazie al loro formato digitale a 96 bit, di poter generare un codice unico per ogni chicco di riso sul pianeta, e tutto questo potrebbe essere integrato ad un registro di Blockchain per controllare, seguire, certificare ogni passaggio e ogni dettaglio della catena produttiva di ogni singolo prodotto, di ogni singola lattina, di ogni singola molecola (volendo).
Se tutto questo vi/ci porta a pensare che si sta parlando di futuro, magari un futuro così lontano che non vedremo mai o che sarà irrilevante per la nostra vita quando effettivamente diventerà realtà, torniamo a puntare sul discorso del fenomeno dell’AI, che in pochi mesi ha letteralmente rivoluzionato ogni comparto (produttivo, comunicativo, formativo, professionale). Quando le rivoluzioni arrivano, non si fermano e non si possono fermare, e se non si è abbastanza preparati rischiano di fare del male.
Dal punto di vista di chi si occupa di immagine e di comunicazione, crediamo che l’aspetto più interessante di tutti questi tasselli, messi insieme, è che si stia costruendo un mondo parallelo, tecnicamente viene definito “gemello”, dove la rappresentazione digitale non è vista solo come un surrogato a bassa qualità, non una banale rappresentazione di un oggetto o di un personaggio virtuale (tema comunque importante, nell’ambito del fenomeno dei Virtual Influencer, personaggi inventati e totalmente digitali, oltre 3 milioni di persone in Italia - molti giovani, principalmente - seguono almeno un Influencer digitale, come indicato da questo studio), ma parliamo di molto di più, ovvero di repliche identiche all’originale “reale”, create per studiare ed ottimizzare processi di produzione prima di metterli in pratica sui sistemi “fisici” ma anche per creare un’integrazione tra fisico e virtuale proprio per questioni legate alla sicurezza di cui si parlava all’inizio. Non sappiamo se il British Museum intenda “semplicemente digitalizzare” le proprie collezioni, investendo oltre 10 milioni di sterline (e ci domandiamo… ma come è possibile che non sia stato ancora fatto in tutti questi anni?), ma creare proprio dei digital Twins che possono creare processi di reciproca certificazione. E poi non siamo distanti dalla creazione di gemelli di esseri umani, il che potrebbe portare da un lato ad una rivoluzione in campo medico (sperimentare le cure sulla copia digitale prima di applicarla a quella “carne e ossa”) e non solo, dall’altro ad un pericolo etico e sociale di confini difficili da valutare oggi e che legislazione e apparati governativi sono ben lontani dal poter controllare.
Per tutto questo, vediamo un gran lavoro che prevederà, in questo disegnare un mondo parallelo virtuale, di una qualità di resa eccezionale, che non può arrivare solo dalla generazione di immagini di sintesi di altissima qualità (risoluzione, ma anche capacità di emozionare), ma anche dalla riproduzione della realtà, usando mezzi fotografici e video ad altissime prestazioni. In questo, come detto, c’è un grande lavoro da fare.
Per comprenderne la tecnica, per comprenderne i nuovi media (strumenti come i tanto “poco considerati” al momento VisionPro di Apple che, al contrario, rappresentano l’avamposto più evidente di quello che sarà la fruizione delle realtà immersive nei prossimi 5 anni), le nuove forme di comunicazione, come per esempio il citato The Sphere ma anche i contenuti per concerti e spettacoli che già oggi sono richiesti nel mondo della comunicazione, i cartelloni pubblicitari 3D che sempre più emozionano milioni di persone nelle piazze delle metropoli di tutto il mondo, creando un effetto potentissimo nell’attrazione verso un messaggio ed un prodotto (a questo link un video che ne mostra alcuni), e molto molto altro. È un mondo da approfondire, da comprendere, da cavalcare, da dominare.
Domani, lunedì 23 ottobre a partire dalle ore 21.00, in diretta (e per chi non riuscisse ad esserci, ci sarà il video), faremo la seconda LIVE dedicata esclusivamente agli abbonati ad AIWAY LAB (il nostro spazio per parlare, discutere, sperimentare, insegnare le tecniche e gli approcci alle immagini generate con l’AI) dove parleremo di come ottenere le immagini a più alta risoluzione con l’intelligenza artificiale, spiegando limiti ed opportunità, anche con un occhio attento verso tutto quello che abbiamo scritto qui, in questo SundayJumper. E poi approfondiremo il come “parlare” alle macchine in modo più naturale, comprensibile ed efficace, per fare in modo di avere, da parte delle macchine, la più precisa risposta sotto forma di immagini sempre più perfette e sempre più adeguate alle nostre esigenze. Se siete già abbonati, segnatevi/ricordatevi l’evento, se non lo siete (o se siete solo abbonati ad Aiway come rivista e Newsletter ma non come LAB), approfittate perché sono momenti preziosi per la vostra crescita (professionale ma anche di business) che vi consigliamo di non perdere.
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