Cercasi professionisti della verità (per la fotografia, ma non solo...)
Sempre più segnali indicano come primarie, nel presente e nel futuro, le competenze professionali in grado di conoscere, scoprire, anticipare il falso che arriva dagli umani, prima ancora che dall'AI.
Questa settimana sono accaduti diversi eventi che dimostrano quanto sia urgente acquisire conoscenza, cultura e competenze nell'ambito AI, se si lavora nel campo dell'immagine ed in particolare della fotografia, seguendo almeno una di queste strade (possibilmente entrambe): sfruttarne le qualità ed essere esperti per evitarne i rischi. Ci sono due mestieri dentro e attorno queste due competenze, che possono essere separate o trattate insieme, a seconda delle decisioni che ciascuno vorrà prendere.
Oggi vi segnaliamo alcuni esempi di come l'AI entra - in modalità rischio - nella cultura e nella vita di tutti che sono accaduti questa questa settimana.
Google ha recentemente introdotto, sui propri smartphone, una nuova funzionalità di watermark digitale, SynthID (abbiamo parlato molti mesi fa di questa tecnologia, era settembre del 2023, sulla prima newsletter di AiwayMagazine), per marchiare le immagini modificate con il suo Magic Editor, una tecnologia di intelligenza artificiale disponibile sugli smartphone Pixel, a partire dal Pixel 8. Consente agli utenti di apportare modifiche anche profonde alle foto, come per esempio la rimozione di oggetti/soggetti, il cambiamento delle condizioni di illuminazione o la manipolazione dello sfondo. Tuttavia, questo tipo di editing ha spesso sollevato preoccupazioni legate alla disinformazione e alla trasparenza. SynthID si propone, però, solo come una risposta parziale a questi timori: un watermark digitale invisibile incorporato direttamente nei pixel delle immagini, rilevabile solo tramite software compatibili, come Google Image Search. Questo sistema era stato inizialmente sviluppato per identificare immagini completamente generate dall'IA, ma ora viene applicato anche alle foto modificate con Magic Editor, e comunque Google ammette che modifiche minime, come cambiare il colore di un fiore in secondo piano, potrebbero non essere rilevate. Nonostante ciò, come si diceva, questa non è che una goccia nell'oceano: la capacità di rilevare watermark digitali dipende dall'ecosistema tecnologico in cui vengono visualizzate le immagini. Al di fuori di piattaforme compatibili, come quelle di Google, identificare contenuti alterati potrebbe risultare difficile e quindi serve un’attività in termini di ecosistema, che appare difficile da realizzare e rendere fluida nel breve periodo.
Inoltre, quello che sempre ci stupisce e ci porta a discutere i termini e i confini di questa discussione... perché la manipolazione con AI è da "codificare" e quella di Photoshop invece no? Non è sostanzialmente la stessa cosa? E, specialmente, non esiste da decenni? (perché, ovviamente, intendiamo qualsiasi manipolazione, da un inserimento, ad una modifica con il timbro clone: operazioni tradizionali e non implementazioni AI che si possono ovviamente ottenere con Photoshop da almeno un paio di anni).
In questa settimana, moltissimi giornali (anche tra quelli "autorevoli") hanno pubblicato una fotografia dove Trump, Musk e Netanyahu sorridono prima degli incontri che si sono svolti alla Casa Bianca per discutere della pace a Gaza. Il problema è che questa “fotografia” - e sarebbe maledettamente ovvio capirlo in una frazione di secondo, lo si vede anche senza prestare particolare attenzione... come fa la stampa "seria" a cadere in un errore così volgare e palese? - è stata generata con l'AI. Ad aver creato l’immagine in questione è stato un utente della piattaforma X (Twitter) chiamato «George Orwell» (ovviamente la citazione è quella dell'autore di 1984, che in un contesto come questo è azzeccatissima) , ovvero “@OrwellTruth1984”, che l’ha condivisa per la prima volta su questo social media il 3 febbraio 2025 con un breve testo in ebraico. L’utente aveva fin da subito specificato che si trattava di un’immagine creata con l’intelligenza artificiale. Ma non è servito per generare una corsa alla pubblicazione e poi... avere tutti fatto la figuraccia. L'AI non sarebbe un grande problema, se si usassero gli occhi, se ci si muovesse con attenzione, se si facesse "il proprio lavoro" di informazione, che prima di tutto dovrebbe essere quello di verificare le fonti. Altrimenti, i media "seri" potranno a breve anche smettere di esistere. Per fortuna, ce ne sono ancora, di mezzi di informazione, anche in Italia; forse conviene affidarci a questi, invece che leggere a caso quello che succede nel mondo.
È stata annunciata la tecnologia (ancora non disponibile, ma probabilmente non dovremo attendere molto) OmniHuman-1 di ByteDance (si, la casa madre di TikTok). Si tratta di un sistema AI capace di generare video deepfake altamente realistici utilizzando una singola immagine di riferimento e di aggiungere anche dell'audio. Il sistema può modificare video esistenti, regolare proporzioni del corpo e produrre video di lunghezza a scelta, anche se al momento presenta parecchi limiti con immagini di bassa qualità e pose complesse. Qui sotto un video che ne mostra le potenzialità (e i rischi):
Un sondaggio del 2024 ha rivelato che il 60% delle persone ha incontrato un deepfake nell'ultimo anno e il 72% teme di essere ingannato quotidianamente. E quindi torniamo al concetto iniziale: chi saranno i professionisti che potranno essere in grado di identificare senza dubbi fotografie e video "fake" se non i maggiori esperti di questi settori, ancor prima e meglio degli ingegneri e gli esperti di informatica? Pensateci…
E poi, come combattere la falsità che dilaga - proprio perché le maggiori piattaforme social, come TikTok, Instagram e Facebook, stanno investendo tantissimi miliardi per integrare queste "funzionalità" (che chiamano "Immaginazione”, “tool per content creators”...), per poterle rendere accessibili per creare video e post "divertenti"? Forse facendo un gran lavoro su come proporre foto e video che invece puntano, dichiarano, certificano la verità. Sarete i professionisti di questo mondo, queste sono occasioni per trovare il proprio spazio nel mondo della fotografia.
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Buona domenica, ci leggiamo settimana prossima.