Come l'AI cambierà il nostro modo di vivere le relazioni umane
Mentre guardiamo all'innovazione dell'intelligenza artificiale (e magari ci domandiamo - giustamente - quali saranno gli effetti nel mondo del lavoro), c'è chi pensa a cambiare il nostro futuro umano
Nel turbinio generato dall'intelligenza artificiale, in tutte le sue applicazioni, ci sono degli aspetti che ci dovrebbero creare dubbi e preoccupazioni e che sono - come spesso accade - legati a quel mondo attorno e dentro i social media che sta cercando (anche disperatamente) di reinventarsi dopo un quasi ventennio dalla loro nascita e da una decina di anni in cui il loro strapotere ha condizionato la vita di tutti noi (nell'ottobre del 2012 Facebook raggiungeva il suo primo miliardo di utenti in tutto il mondo).
Oggi, a causa di una progressiva (anche se non ancora sufficiente) crescita della coscienza delle persone, si sono iniziati a capire (finalmente) gli effetti tossici di queste piattaforme, si stanno comprendendo quelle situazioni che hanno generato veri e propri sconvolgimenti politici e sociali, sta nascendo una maggiore attenzione nei confronti della privacy, anche stimolata dal marketing di aziende come Apple che di questo approccio hanno fatto una loro bandiera, causando forti contraccolpi nel rapporto investimenti/resa per le aziende inserzioniste. Infine, sta crescendo una cultura collettiva che sta portando le persone a raccontare la propria vita non più sulle piattaforme social, ma nei gruppi privati della messaggistica.
Per questo e altro ancora, "i social" cercano disperatamente nuove strade per far rendere il loro principale patrimonio, ovvero il numero spropositato di utenti, che sebbene in gran parte delusi, continuano a rimanere come spettatori in questi universi paralleli. È la situazione della "merdificazione" di cui abbiamo parlato la settimana scorsa, sempre su questa newsletter.
Cosa hanno pensato, quindi, i grandi manipolatori che sono a capo dei social media? Di contattare degli influencer famosi (non è detto che li conosciate tutti, fanno parte della "cultura" USA, al momento, perché questa soluzione è per ora circoscritta a questo Paese, come test) e di "comprare a peso d’oro - si parla di diversi milioni di dollari per ciascuno - la loro anima". O meglio, dovremmo dire la loro "immagine", ma è più complesso di questo, perché quello che hanno chiesto ed ottenuto è di far accettare a questi personaggi di ottenere una loro copia virtuale (anche se verrà presentata con un altro nome, così per "garantire la correttezza e l’etica”… ehm…) , che potrà interagire con le persone, parlando con loro, muovendosi, scherzando e creando infinite situazioni attraverso WhatsApp o Instagram. Questo porterà, sostanzialmente, al far credere (o fingere di credere) di poter parlare effettivamente con delle persone conosciute, che però sono in realtà delle copie che assomigliano, nelle fattezze, a quei personaggi che li hanno generati con la loro voce, la loro faccia, le loro espressioni, ma di fatto non lo sono altro che un’invenzione virtuale.
Questa situazione ci porta ad ipotizzare che presto potranno esserci delle sostituzioni della vera interazione sociale con interazioni sostitutive, che via via diventeranno sempre più appaganti, perché saranno sempre più precise, sempre più perfette, e anche coerenti con le nostre esigenze, desideri, aspettative. Al punto tale di poterle forse addirittura preferire alle interazioni "reali", così imperfette, così imprevedibili, o quantomeno così impossibili?
Perché questa tecnologia, per ora rilasciata come gioco per poter "parlare" con Paris Hilton (chi lo vorrebbe...? Sinceramente ne facciamo a meno, LOL) e creare un momento di intrattenimento sui social, poi non potrebbe essere usata (sarà possibile) per generare gli alter ego virtuali della nostra fidanzata, di nostro marito, dei nostri amici, potremmo aggiungere delle personalità e degli argomenti da condividere e discutere che sono sempre più vicini? Quando la sostituzione di reale con virtuale rischia di sopraffarci come esseri umani? E poi, quando e quanto serve come lasso di tempo, per trasformare questa riproduzione virtuale su uno schermo in qualcosa di integrato nel nostro "spazio fisico"? Non è un caso che proprio Meta stia facendo questa evoluzione applicando i modelli dell'AI a questo scopo, e nemmeno troppo tra le righe, lo dicono, anzi, lo dicono apertamente: quando sarà il momento, questi personaggi potranno interagire con noi usando un Meta Quest 3, o gli occhiali RayBan Meta di nuova generazione appena presentati, e poi nel metaverso.
(cliccate l’immagine se volete vedere il video di presentazione, oppure QUI)
Andando poi oltre alle rappresentazioni virtuali AR e VR, quando - in termini temporali - ipotizzare l'arrivo di robot che potranno avere la forma e le fattezze, la voce e la conoscenza di una specifica "formula" che si potrà richiedere da un menù, come al ristorante? E va evidenziato che questi ingredienti saranno inseriti nella "pentola" usando i contributi catturati per esempio in anni di "vita reale", quindi ricostruendo il "nuovo" partendo dalla realtà e creando una realtà alternativa che ci soddisfi di più.
Pensateci, è IL SOGNO - oppure l'INCUBO - e questi due estremi saranno terribilmente vicini, quindi molto pericolosi da percepire in partenza.
Probabilmente ci viene da dire - più per tranquillizzarci che non per fiducia - che questo futuro non lo vedremo mai, che serviranno generazioni e generazioni perché possa davvero succedere, ma ne siamo davvero sicuri? Abbiamo notato tutti cosa sia successo in un solo anno di erogazione dell'AI a livello di massa, cosa può succedere in 5 anni? In dieci anni? In venti anni?
Chi lavora nella Silicon Valley e ha sufficienti porte aperte per osservare il futuro che si trasforma in realtà, dichiara e promette che questo futuro potrebbe arrivare attorno agli anni '30 (più 2035 che non 2031...), ma che di sicuro "tutti sanno che ci sono tantissimi progetti in fase operativa che puntano a questo".
E allora, al di là delle parole, specialmente di quelle di aziende da prendere con le pinze, come Meta/Facebook, vogliamo segnalare che c'è un libro uscito da pochi giorni che invece è scritto da una persona che, negli anni, ha dimostrato di essere un vero segugio nell'annusare e poi nel far uscire allo scoperto situazioni molto pressanti ma ancora latenti nella società e nell'economia mondiale. Parliamo di Naomi Klein, la stessa che ha nel 2000 ha scritto il saggio NoLogo (una lettura che consigliamo vivamente, ancora oggi, a 23 anni dalla sua scrittura, che ha scoperchiato le peggiori nefandezze operate dai marchi per produrre i propri prodotti tanto apprezzati dal mercato e ha creato un movimento che ha contestato ciò con efficacia, cambiando di fatto questo approccio negativo dei “brand”) e che appunto ha pubblicato, anche in Italia, Doppio: Il mio viaggio nel mondo specchio. Ve ne riportiamo qui la trama che centra alla perfezione questo pericolo, questa situazione, questa evoluzione:
Cosa succederebbe se una mattina ti svegliassi e scoprissi in rete l’esistenza di un doppio, una persona con la tua stessa identità ma con idee e comportamenti molto diversi dai tuoi? E se cominciassi a vederne gli effetti anche nella vita reale, ricevendo minacce e insulti da parte di chi ti scambia per il tuo doppio? Naomi Klein ha vissuto in prima persona questa esperienza, quando un suo alter ego, l’Altra Naomi, ha cominciato a diffondere opinioni e giudizi che lei trovava inaccettabili, ma che circolavano online confondendo i suoi lettori. Ben presto, quello che sembrava un semplice equivoco si è mostrato come l’inizio di una pericolosa deriva, difficile da definire ma con la quale molti di noi si trovano a convivere. Per capire meglio questo fenomeno, Naomi Klein si è tuffata nel Mondo Specchio, un presente confuso dove l’intelligenza artificiale ha ormai annullato ogni confine tra verità e finzione. Una vertigine collettiva che condiziona ogni forma di comunicazione, nella quale prosperano negazionisti, si perdono le vecchie distinzioni politiche e le stesse democrazie liberali si ritrovano sull’orlo di nuove forme di autoritarismo, mentre dai nostri account proiettiamo doppi digitali in un mondo di cui non controlliamo le regole. Dopo aver anticipato con i suoi best seller i più importanti cambiamenti politici e culturali degli ultimi anni, Naomi Klein torna a indicare una via di speranza per attraversare la crisi. Tra reportage politico e precisa analisi dei fenomeni sociali, questo libro attraversa lo specchio deformato del mondo in cui viviamo, e mentre insegue i nostri doppi svela molto di noi e del nostro modo di essere.
Non so voi, ma noi abbiamo deciso di ritagliarci un po’ del nostro tempo (difficile, proprio in questo periodo, ma è necessario farlo) per leggere questo libro, e abbiamo cominciato ad entrare con la mente in questa sfaccettatura della realtà, dell'intelligenza artificiale, di quello che ci fa interrogare sul nostro (e vostro) ruolo, come professionisti dell'immagine e della comunicazione, ma ancor più come persone.
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