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Dalle prospettive che chiudono a quelle che si aprono...
Il mondo dell'editoria cartacea piange per la scomparsa di un famoso ed apprezzato inserto di informazione ed opinione. Ma al tempo stesso, si aprono nuove prospettive interessanti e vincenti.
Quando scompare qualcosa, c’è sempre uno strascico di commenti di chi cerca di enfatizzare la propria sensibilità e vuole dimostrarsi diverso e superiore rispetto alla massa delle persone che invece vengono considerate superficiali e che non si “accorgono” di quello che davvero vale. Non vogliamo fare la stessa fine noi, ma la notizia in questione, ovvero la chiusura della storica sezione Outlook del Washington Post, sostanzialmente un “magazine nel giornale” dell’edizione cartacea della domenica, ci permette di fare dei paralleli interessanti con quello che viviamo, nella realtà contemporanea del mondo dell’informazione. Nell’articolo (online, lo trovate a questo [LINK]) che racconta la chiusura di questo progetto, vengono segnalati dei dati che sono evidenti a tutti, ma solo come fenomeno e molto meno come numeri:
Vent’anni fa il Washington Post, alla domenica, veniva acquistato da più di 900 mila persone e dal 70% delle famiglie nell'area metropolitana di Washington;
Oggi L'edizione domenicale è acquistata da meno di 275mila persone;
Gli abbonati al Washington Post sono però 3 milioni (quindi quasi tutti fruiscono dei contenuti di questa testata in digitale);
La maggior parte dei lettori quindi si è di sicuro imbattuta nei post che erano estrapolati dall’inserto Outlook, ma di fatto non lo conoscono nella sua versione originale, non l’hanno neppure mai vista o letta;
Con un certo tono polemico (o triste) viene detto che […] le voci nuove e inedite che gli editor di Outlook scoprivano per primi oggi affollano Internet, dove i social media offrono visibilità immediata a tutti.
Insomma, la versione cartacea, e il format “inserto” di Outlook (che, tradotto, significa “prospettive”) era bellissima, ben confezionata, ricca di stimoli, ma oggi quella “forma” non ha più un mercato che può supportarla economicamente, ma ancor di più: le persone, anche quelle che sono ancora oggi interessate a simili contenuti e approcci, non sono sparite, sono solo da un’altra parte e allora dobbiamo capire se ci mancherà la forma, oppure la sostanza. Siamo i primi ad amare la carta, i progetti editoriali e di informazione nati per essere vissuti e gustati con calma, e ci accorgiamo che troppo spesso il fascino per questi prodotti ci porta ad acquistarli, a toccarli, ad assaporarli con tutti i sensi, e poi a lasciarli per fruirli quando “avremo tempo”. Molti, lo ammettiamo con grande dolore, non li abbiamo davvero letti, se non addentandone velocemente degli assaggi, sfogliando le pagine rapidamente, continuando a pensare… come vorrei avere tempo da dedicargli.
Guardando i dati Italia, elaborati dal Reuters Institute (grafico qui sotto)
appare evidente che la principale fonte delle notizie, è da ricercarsi nel binomio Online+Social Media, con il 75%, e che la carta rappresenta oggi solo il 15%, mentre 10 anni fa rappresentava il 60%; ma se guardiamo con attenzione quella della carta è l’unica curva in netta discesa, gli altri (online, social, tv) sono rimasti sostanzialmente stabili. E questi dati non ci parlano di “numeri assoluti”, ma solo di percentuali. Dobbiamo cercare di guardare all’orizzonte con un approccio più positivo: oggi abbiamo più persone che si informano, che leggono o che quantomeno “seguono” le evoluzioni del mondo, rispetto al passato. Quello che cambia è “come” informare, e come coinvolgere questo pubblico sempre più ampio, ma che non segue i percorsi e le prospettive del passato. Proprio nell’articolo dal quale abbiamo estrapolato quel grafico [LINK], Reuters intervista Francesco Zaffarano, capo redattore di WillMedia, social magazine rivolto al pubblico dei giovani e giovanissimi, che dichiara:
"Abbiamo una politica che parla a se stessa e giornali che parlano ancora di più a se stessi"
Vero, verissimo. Possiamo anche domandarci se la strada dell’informazione corretta per tutti sia quella di WillMedia, su Instagram o TikTok, possiamo storcere il naso perché sono (siamo?) abituati al fatto che l’informazione è più elegante, raffinata, più inavvicinabile. Personalmente, ho smesso da giornalista di partecipare alle conferenze stampa perché il tono dei giornalisti (non di tutti, ma di molti), più interessati a fare domande per dimostrare di essere “intelligenti” invece che per cercare di capire, mi aveva nauseato: era un parlarsi “addosso”, e “tra gli esperti” e non “verso tutti”. Fare informazione non significa creare muri che sono accessibili solo a pochi, ma dovrebbe avere come missione primaria quella di avvicinare, spiegare chiaramente, con un linguaggio che possa essere compreso da tutti, e per raggiungere tutti bisogna andare dove “tutti” ci sono. Se sono tutti online, dobbiamo solo riuscire a trovare il modo per farlo meglio, e la frase dell’articolo del Washington Post che abbiamo citato come ultimo punto e che riportiamo qui:
[…] le voci nuove e inedite che gli editor di Outlook scoprivano per primi oggi affollano internet, dove i social media offrono visibilità immediata a tutti.
ci porta a dire che se tutti possono avere visibilità, il mestiere di quelli “davvero bravi” è di trovare una formula migliore. Scendendo dal trono e usando creatività ed innovazione.
Chi ci riesce, ottiene risultati incredibili, come per esempio ha fatto Francesco Costa, di cui abbiamo già parlato, che è diventato una vera “star” dell’informazione con il suo podcast Morning all’interno dell’offerta informativa de ilPost. Se ne è accorto persino il New Yorker, uno dei pilastri storici del giornalismo, che ha dedicato al “nostro” Francesco un lungo articolo qualche giorno fa, con tanto di foto (qui sotto)
La forza di Francesco Costa è di avere trasformato un format giornalistico super tradizionale, la rassegna stampa che “legge” le notizie sui giornali, in un momento di informazione informale e di altissimo valore, ma accessibile a tutti coloro che sono interessati, ed è un fenomeno che tra l’altro dimostra che per essere “visibili” e di rilievo nel campo dell’informazione non è necessario solo cercare di combattere con gli algoritmi, ma che è “addirittura” possibile creando un contenuto a pagamento. Morning infatti è un podcast che è riservato agli abbonati de ilPost, quindi il suo accesso non è free… eppure tutti ne parlano, tutti lo ascoltano, tutti lo apprezzano.
In questi giorni di campagna elettorale, i “nostri” politici hanno cercato - consigliati da personaggi sinistri o quantomeno poco illuminati - di parlare “ai giovani” usando i “media dei giovani”, in particolare TikTok, ne abbiamo parlato anche noi ampiamente qui. Ci sono state scene grottesche (cringe, in gergo giovane) che hanno probabilmente fatto perdere voti, più che guadagnarli, e i giornali, quelli che dovevano aiutare a far capire proprio a questi target di giovani come votare, come avvicinarsi di più alla politica, hanno preferito commentare queste scarse performance, invece che fare autocritica, perché se i politici hanno fatto una brutta figura, anche i giornali tradizionali non hanno dimostrato di essere capaci di parlare per esempio a quelle generazioni che per la prima volta andavano a votare. E ancora una volta, proprio i “media alternativi”, hanno trovato chiavi diverse per riuscirci: sui social, sul web e nei podcast.
Quando leggeremo le notizie dei prossimi crolli dei media tradizionali, invece che guardare verso l’alto pensando o borbottando che “ormai il mondo è rovinato”, guardiamo a chi ha lavorato bene, chi ha fatto, con capacità, innovazione, ma anche passione, coraggio, visione, qualcosa per evitare questo crollo: molti lo fanno, e non a caso guadagnano spazi, e non certo li perdono. Se il mondo cambia, e noi non cambiamo, allora di chi è la colpa? Di chi è troppo attaccato al passato e non vuole cambiarlo, o di chi si evolve?
Visto che oggi è una giornata difficile, di pensieri che dovrebbero essere profondi, per sapere per chi votare, o di preoccupazione per quello “che voteranno gli altri”, abbiamo pensato di consigliarvi un altro podcast, questo gratuito quindi non avete scusanti, prodotto da Chora Media (che, tra l’altro, ha acquisito proprio la citata WillMedia), dal titolo “Non hanno un amico” e che parla proprio dei politici, con approccio davvero molto (molto) divertente. Voce e co-autore di questo podcast è Luca Bizzarri, famoso attore e comico che ci ha davvero fatto sorridere, e vogliamo sorridere insieme a voi. [LINK]
Notizie della settimana
Le app di “bellezza”, quelle usate dai giovanissimi (e non solo) per ritoccare pelle, per provare nuovi makeup, per migliorare i propri selfie, hanno un lato oscuro abbastanza angosciante: i dati biometrici sono infatti una minaccia per la privacy perché sono unici e possono essere raccolti senza il nostro permesso. [LINK]
L’intelligenza artificiale vi preoccupa? Pensate che nel futuro possano non servire più i creatori “originali” delle immagini, come per esempio i fotografi? Beh, non è detto che tutto sia un male, qui se ne parla [LINK]. Nel frattempo i tool di AI iniziano ad entrare nel mondo degli strumenti che vengono usati per fare progettazione grafica, integrandosi nei flussi quotidiani di Figma [LINK] e di Canva [LINK]
Avete un corredo Canon, ma vi piacciono le nuove mirroless di casa Nikon? Hanno fatto un adattatore davvero particolare che permette di usare le prime sui corpi della famiglia Nikon Z, costa anche poco [LINK]
Vi abbiamo parlato di recente di BeReal, e del come il mondo del beauty si stia interessando di questa nuova piattaforma che promette di essere più “reale” rispetto alla “falsità” dei social che mettono in evidenza solo “il bello rarefatto” (Instagram al primo posto), ed ecco già i cloni, come per esempio quello di TikTok [LINK]
Citazione
"Ho scoperto che potevo dire cose con colori e forme che non potevo dire in nessun altro modo, cose per cui non avevo parole". - Georgia O'Keeffe
Per finire: venerdì è stato il “giorno” del nostro evento Futur(e)scape, che ha avuto un grande successo, abbiamo avuto modo di incontrare molti amici, professionisti del mondo dell’immagine come voi che ci leggete, e hanno trovato interessante, entusiasmante e utile quanto abbiamo raccontato, spiegato, mostrato. Se pensi che “cambiare” significa anche guardare oltre il proprio scenario e la propria visione, vi consigliamo vivamente di prenotare il video della giornata, che stiamo montando e che sarà pronto tra pochissimo. Se volete, lo potete prenotare a questo [LINK]