Dopo l'oscurità dei social, una nuova luce di ottimismo nel nostro futuro.
Abbiamo raggiunto il livello più basso nella caduta nel buco nero dei social, specialmente per i giovanissimi, ma proprio la coscienza di ciò ci aiuterà scoprire l'ottimismo delle soluzioni
L’urgenza nell’analizzare i rischi dei mondi paralleli a quelli “reali” è sempre crescente. Siamo di fronte a rivoluzioni che la nostra mente ha difficoltà a comprendere, a gestire, ad includere con naturalezza nella vita quotidiana che si aggiungono alle rivoluzioni che si sono impossessate di molto del tempo della nostra vita, creando un costante confronto tra quello che si vive e quello che vogliamo venga percepito della nostra vita. È stato difficile, finora, e per tutti, ma lo sarà sempre di più e in particolare lo sarà per le nuove generazioni. Per quelle che dicono, oggi... se devo pensare al mondo prima dei social media, sarebbe come pensare come era era la vita prima di respirare.
Mettiamoci il cuore in pace: il mondo digitale, quello parallelo (quelli) non possiamo evitarlo, e ancor di più non lo vogliamo evitare. Per le nuove generazioni, questo non è proprio neanche possibile immaginarlo. Semmai, quindi, il problema - con l’incalzare dei nuovi device in arrivo (per esempio questo, oppure questo, per non parlare di VisionPro e altri) e alla costante presenza attorno a noi dell’AI che ci accompagnerà in tutto, in ogni istante della vita - è quello di comprendere come questa immersione totale nel mondo digitale influenza le menti più fragili.
Un sondaggio del Pew Research Center del 2022 rivela che quasi la metà degli adolescenti statunitensi tra i 13 e i 17 anni è online "quasi costantemente". Nonostante i social offrano intrattenimento, poco si sa sull'impatto a lungo termine sulla loro salute mentale.
In questo contesto, è molto interessante raccontare il progetto Laika 13, un esperimento svedese che ha creato il primo chatbot AI al mondo con le sembianze di una ragazzina, influenzata al 100% dai social media. In pratica, si tratta della prima adolescente AI al mondo completamente modellata dall'esposizione ai social media, evidenziando gli effetti negativi di questi ultimi sui giovani.
Lisa Thorell, Professoressa di Psicologia dell’Istituto Karolinska, ha valutato in sessioni “dirette” Laika, trovando che soffre di problemi di salute mentale come depressione, ansia, solitudine e narcisismo a causa della sua grande esposizione ai social media. La sua situazione è considerata molto critica.
Questo progetto, voluto dalla compagnia di assicurazioni svedese Länsförsäkringar (interessante la connessione tra rischi “etici” e sociali e rischi economici, fondamentali da prevedere da una compagnia assicuratrice), viene utilizzato per educare gli studenti svedesi al benessere mentale, una modalità interattiva per enfatizzare e esporre i pericoli dei social media in modo coinvolgente. Più di 120 scuole hanno richiesto di incontrare Laika (si può fare una richiesta di “intervista” all’organizzazione, Laika non è accessibile a tutti, per ovvie e corrette motivazioni, ma è previsto un modulo per poter fare questa richiesta in qualità di ricercatori, media selezionati e, appunto, istituti di formazione, accedendo direttamente al sito laika13.com).
Guardate il video che pubblichiamo qui sopra e cominciamo insieme a capire che l’urgenza non è tanto quella della fuga (non si può e non si vuole fuggire) ma della coscienza, dell’educazione (da trasmettere ai più giovani, ma per primi dobbiamo educarci noi, più adulti, che pensiamo di essere non solo quelli “che capiscono” e che “non cadono” in questi tranelli che sono invece trappole per le nuove generazioni: non è così, e più ci si sente al riparo, più se ne subiranno le conseguenze).
Siamo ad un passo da un cambiamento epocale del come interagiremo con “le macchine”, l’eccesso di uso dello smartphone non è molto diverso dall’eccesso di uso della televisione delle generazioni precedenti. L’AI, l’AR, il VR, le tecnologie indossabili che si interfacciano con noi “umani” in modo sempre più apparentemente naturale, ci porteranno in un’altra dimensione, e non basterà usare azioni che bloccano l’accesso o potranno penalizzare chi eccederà in questo tempo vissuto nel mondo digitale e virtuale, anzi: darà ancora più motivi per abbandonare il mondo fisico repressivo, noioso, incapace di comprendere le esigenze che si sono create e crescono giorno dopo giorno, per rifugiarsi in quel mondo dal qualche molti dovrebbero, almeno in parte, disintossicarsi.
Trasformare il “mondo vero” in qualcosa che è desiderabile (e non da abbandonare, perché privo di stimoli, noioso, lento, senza emozioni ed eccitazione), invece, porterà a ritrovare e recuperare un equilibrio necessario. E lavorare sul creare percorsi inversi, dal digitale/virtuale al reale è un mestiere che creerà davvero fortissime occasioni stimolanti, concrete, sulle quali lavorare già ora. Potrebbe essere anche il mestiere dei fotografi, che sembrano però così spaventati da non vedere il proprio ruolo nel futuro, e ancor meno nel presente.
Cosa state facendo per comprendere questo mondo e di conseguenza trovare una soluzione? Non è ora di distopie, ma di ottimismo, perché proprio grazie alla tecnologia e all’innovazione che (ci) spaventa, si può trovare invece un nuovo modo per recuperare l’umanità. Uno spoiler: il prossimo numero di Aiway Magazine è dedicato all’Era dell’Ottimismo, se volete guardare al mondo e al futuro attraverso una lente più consapevole, vi consigliamo di abbonarvi, approfittando di una grande occasione per prendere coscienza dei ruoli che possiamo fare nostri, sia nel lavoro che nella vita. Usando l’innovazione e la tecnologia in modo responsabile.