Il futuro non scompare. Cambia pelle. E ci porta una nuova musica
Vision Pro, VR, AI, pagamenti autonomi: tutto ciò che sembrava hype sta tornando trasformato. Una riflessione partendo da un documentario sui nuovi linguaggi che ci circondano.
Sono passati esattamente due anni (5 giugno 2023), da quando Vision Pro ha fatto la sua comparsa sul mercato. Un ingresso accolto con le fanfare di Cupertino, seguito quasi subito da un silenzio diffuso, interrotto solo da qualche recensione stupita o qualche esperimento isolato. Oggi, la realtà virtuale – come gli NFT, le criptovalute, il metaverso – sembra un'eco lontana. Ma ciò che sparisce dal dibattito, non svanisce: sedimenta. Cambia forma. Torna altrove.
L'esplosione dell'intelligenza artificiale ha travolto ogni cosa: le parole si sono fatte flussi, le immagini si generano, le identità si costruiscono a partire da prompt. Ma nel frattempo, senza proclami, c'è chi lavora a progetti che legano fili sparsi in una trama nuova. Uno di questi è Bono: Stories of Surrender, documentario Apple Original girato in doppia versione: 2D cinematografico e 3D immersivo per Vision Pro. Un progetto che non ha cercato il clamore, ma ha incarnato qualcosa di più potente: un nuovo modo di pensare l'immagine. Fotografico, certamente. Cinematografico, anche. Ma soprattutto orientato a un linguaggio che non esiste ancora del tutto, ma che sta arrivando.
Per realizzarlo, il team ha dovuto filmare due volte la stessa storia. Una per lo schermo, l'altra per lo spazio. Non è solo questione di tecnica (anche se c'è, ed è impressionante: doppia cinepresa 8K, 180°, DaVinci Resolve con flussi parametrici non pre-renderizzati), ma di intenzione. Di consapevolezza. È un film che non si limita a mostrare, ma abbraccia. Che non guida lo sguardo, ma lo stimola. E che nel fare questo, si avvicina pericolosamente a ciò che potremmo chiamare ambient computing: uno spazio in cui contenuti, strumenti e percezione si integrano in un'esperienza totale.
Domani Apple presenterà le nuove versioni di Mac, iPhone e iPad. E tutti gli indizi portano verso un ritorno del linguaggio dell’interfaccia e dell’ambiente immersivo del Vision Pro: quello che molti avevano archiviato come irrilevante, si ripresenterà come base per un'idea più ampia di computing ambientale. Sarà una realtà estesa e diffusa, non solo immersiva. Non ci parleranno di immersione, non si accennerà a caschi e visori, si parlerà velatamente della visione di uno spazio che via via si sta disegnando per andare oltre gli schermi che conosciamo oggi. E su questo spazio ibrido - che non cambia oggi ma che guarda al futuro - si visualizzeranno (e poi si proietteranno) contenuti visivi, generati dall'AI, declinati in immagini fisse, video, forme tridimensionali. E tutto questo diventerà anche linguaggio per il marketing, per la pubblicità, per la comunicazione aziendale.
Nel frattempo, altre rivoluzioni si svolgono in parallelo. I pagamenti digitali si innestano su sistemi AI autonomi, agenti capaci di prendere decisioni, forse anche di gestire le nostre transazioni. La blockchain (un'altra parola dimenticata troppo in fretta) diventa sottostrato. Tutto si connette. E ciò che sembrava hype inconsistente si rivela parte di un disegno più grande.
La domanda è: dove stiamo noi in tutto questo? Cosa possono fare i fotografi, i registi, i narratori visivi? La risposta non è (solo) tecnica, è prima di tutto culturale. Serve una visione che tenga insieme questi tasselli. Serve qualcuno che sappia guardare il futuro senza essere sedotto dal nuovo, ma nemmeno immobilizzato dal presente.
E allora, per chi vuole approfondire, abbiamo preparato uno speciale dedicato proprio a questo mondo del “cinema immersivo”; che parte ed approfondisce il progetto Bono: Stories of Surrender, con tutti i dettagli tecnici, produttivi e creativi. Ma è ancor di più uno sguardo che parte da un palco illuminato e arriva fino alle interfacce del futuro. Se vi interessa, cliccate qui e richiedete la vostra copia: ve lo invieremo in automatico e gratuitamente nella vostra casella di posta elettronica.
Buona lettura, per capire anche chi è davvero interessato agli approfondimenti (che, secondo noi, sono la parola d’ordine in un momento in cui tutto il superficiale è accessibile senza problemi, e quindi i professionisti devono - vogliono - andare ben più in profondità).