Il Greenwashing di Adobe all'attacco della fotografia
Adesso, per Adobe, la fotografia va eliminata perché "inquina", e si inventa anche un sistema per misurarne il danno, solo per spingere i suoi nuovi tools per il 3D. Una brutta mossa di marketing...
Photo by Marcel Strauß on Unsplash
Il greenwashing è un neologismo che identifica tutte quelle azioni e dichiarazioni di marketing che fanno leva sulla sensibilità delle persone nei confronti delle tematiche ambientalistiche, cercando di guadagnare il consenso del mercato che così si affida con maggiore piacere ai prodotti e servizi dell’azienda stessa, quando invece sono solo “belle parole, confezionate da sapienti pubblicitari” appunto solo a vantaggio della azienda stessa. È un’attività che si smonta facilmente con semplici verifiche di quanto viene dichiarato, che per fortuna spesso vengono fatte online e che talvolta si trasformano in danni in immagine anche significativi, difficili da “pulire”.
Il tema della sostenibilità è stato la bandiera di questi ultimi anni, a dirla tutta non crediamo di essere gli unici a percepire che negli ultimi sei/otto mesi questa bandiera si sia un po’ sgonfiata di aria, non sembra essere sventolata con vento forte, lo conferma per esempio questo articolo pubblicato su Vogue UK [LINK], che dice, parlando delle ultime sfilate, in passerella solo qualche settimana fa:
Cosa è successo a tutti gli impegni per ridurre le emissioni di carbonio? Quanti dei materiali utilizzati sono effettivamente di provenienza sostenibile? La risposta è difficile da trovare, ad eccezione dei rari marchi che in realtà forniscono schede informative ecologiche insieme alle loro note informative dello show che presentano in passerella? Se davvero ci sono veri progressi dietro le quinte, il mese della moda non sarebbe il momento perfetto per gridarli ai quattro venti?
Il problema è che la crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, ha - di colpo - messo in disparte tutti i discorsi sulla riduzione o eliminazione delle fonti più inquinanti. Se andiamo a guardare ai passi indietro fatti in questi mesi (siamo tornati ad “accettare” fonti ormai abbandonate perché troppo inquinanti), possiamo capire bene che le parole valgono zero, quando gli scontri si fanno “duri”, e l’immagine che percepiamo è che, di colpo, il principale simbolo della lotta ecologica, Greta Thunberg, sia stata relegata in un angolo come si fa con i ragazzini, con una frase che potrebbe essere:
Dai, ragazzina, ora vai a giocare nella tua cameretta, che i grandi devono parlare di cose serie.
Proprio in questo momento, invece, la politica e l’economia dovrebbe - più che mai - prendere in mano con grande determinazione la questione ecologica, per fare una rivoluzione che diventa proprio più urgente non solo per salvare il pianeta, ma per rompere gli equilibri economici che invece hanno tutti gli interessi nel lasciare “tutto come sta”, o addirittura come “stava”. E la strada non dovrebbe essere (secondo noi) quella di “ridurre i consumi”, ma di spostare la produzione di energia verso fonti che non inquinano, o che inquinano molto meno. In questo periodo è uscita una discussione (che non linkiamo, perché non abbiamo sufficienti fonti autorevoli che effettivamente possano confermare questi costi) secondo la quale fare oggi il “pieno” di una Tesla elettrica costi quanto quello della benzina, a causa dell’aumento dei costi dell’energia elettrica, e poi bisogna capire questa energia elettrica da dove viene generata… perché capita che possa derivare da barili di petrolio, rendendo “verde” questa scelta solo nelle apparenze.
Ma torniamo al tema che ci riguarda: qualche giorno fa c’è stato Adobe Max, ve lo avevamo segnalato nelle notizie della scorsa settimana, consigliandovi di seguire le sessioni di vostro interesse. Tra i tanti annunci, ci sono stati quelli relativi all’area che sembra più interessante per Adobe in questo periodo, al punto da creare un’altra piattaforma di abbonamento dedicata, quella relativa al mondo del 3D. Ovviamente, sono molti gli sforzi in questo campo, ed è comprensibile vista la crescita di importanza di questo settore, specialmente riguardo tutti i nuovi panorami digitali (Metaverso, Realtà Virtuale, eccetera), sui quali siamo molto concentrati come ricercatori e sviluppatori di progetti creativi e di business. La nostra attenzione, però, non si è concentrata sulle nuove funzionalità, ma su un elemento che davvero troviamo “raccontato” con una eccessiva dose di greenwashing: si tratta di un nuovo “tool” che è stato definito Adobe Substance Sustainability Calculator, che potete scoprire nel dettaglio a questo [LINK] e che sostanzialmente vuole dimostrare quanto si risparmia, in termini di emissioni di CO2 se si sostituisce la fotografia tradizionale con la 3D Virtual Photography. Si tratta di una vera e propria calcolatrice (che usa calcoli che non sono conosciuti e non dichiarati, ma solo sventolati come “bandiere” utili alla causa del “comprate i nostri software nuovi e luccicanti”). Quali sono le tesi, dichiarate in questa comunicazione? Che con la virtual photography si eliminano le emissioni legate a viaggi, set fisici, oggetti di scena, attrezzature delle riprese fotografiche “tradizionali”, che si ottiene un risparmio di tempo (dal 20 al 50%) e di costi (dal 70 al 90%), che la “creatività è illimitata”, si lavora “molto meglio in squadra e si eliminano gli sprechi”.
Potremmo, dati alla mano, contestare tutte queste ipotesi, che non tengono in considerazione che ci sono oggetti e scene che sono molto più complesse e costose da realizzare in 3D rispetto alla fotografia (e, ovviamente, l’opposto), che le competenze per realizzare immagini complesse possono richiedere professionalità e costi “orari” ben diversi, a vantaggio di una o dell’altra disciplina, che alla fine sono tutti dati vicini all’aria fritta se non valutati nello specifico di ogni produzione.
Non discutiamo, anzi difendiamo, che il 3D possa essere in molti casi una soluzione utile, interessante, stimolante, vantaggiosa… ma che ora ci venga detto che la fotografia inquina e il 3D è pulito è davvero un puro e un po’ patetico greenwashing, per di più dichiarato da una azienda che negli anni ha guadagnato una fetta significativa da questo mercato - la fotografia - che ora ha deciso di dichiarare “sporca, inquinante e da eliminare”. Verrebbe tanta voglia di prendere tutti i PHOTO-software della casa e rispedirli al mittente, facile visto che ora sono legati ad un “abbonamento” e non ad un “acquisto”, quindi nulla di più difficile da fare che “annullare l’abbonamento” e rivolgersi ad altre soluzioni, ormai altrettanto valide che magari hanno un briciolo di rispetto in più per i propri clienti.
Non è vero che la fotografia inquina più del 3D: ovvio che se prendiamo come esempio le produzioni che specialmente in passato facevano il giro del mondo per fare quattro foto in spiaggia, allora da sempre abbiamo detto che quasi sempre sono state operazioni prive di senso concreto, ma produrre immagini fotografiche può richiedere persino molte meno emissioni di CO2 di quelle consumate dai computer e dai server, dalle schede grafiche e dal consumo per i calcoli dei processori per fare i rendering, dalle connessioni richieste per inviare i files. Non è così che si costruisce una coscienza ecologica, puntando all’opportunismo del momento. Non si costruisce un futuro migliore quando si portano le aziende partner a dichiarare, come è successo con Hugo Boss [LINK]:
Il 3D riduce anche la produzione di contenuti, evitando scenari in cui i team devono recarsi in diverse località del mondo per fotografare nuove collezioni. Adobe ha scoperto che i servizi fotografici virtuali possono ridurre al 98% le emissioni di carbonio. Per supportare HUGO BOSS in questi sforzi, così come altri marchi, Adobe ha anche presentato l'Adobe Substance Sustainability Calculator, che fornisce dati e benchmark per le iniziative di sostenibilità legate al design 3D.
Nello stesso comunicato sopra linkato, da cui abbiamo estrapolato e tradotto questa citazione, ci sono mille idee ottime per una azienda come Hugo Boss per usare gli strumenti di produzione di immagini 3D, ma per esempio il mondo del cinema e delle serie TV ha ben dimostrato [LINK] che si possono creare ambienti virtuali in spazi reali, unendo “reale e virtuale” senza spostarsi dallo stesso studio, e in generale che si possono realizzare immagini fotografiche senza dover “inquinare”.
Siamo tutti d’accordo nel prendere con grande serietà le tematiche ecologiche, anzi… dovremmo fare ben di più. Ma vorremmo vedere maggiore serietà e meno opportunismo per indossare il costume dei super-eroi del pianeta. Ognuno che faccia il suo lavoro, e che abbia anche il coraggio di dire che oggi - con ogni probabilità - è più facile per Adobe abbracciare il promettente e ricco mondo del 3D, anche accettando di “sputare” nel piatto di un mercato che ha contribuito a portarla alla dimensione che oggi può vantare, solo perché si tratta di un mercato meno interessante, in contrazione, sul quale non è poi più così interessante investire.
Ripensaci, Adobe: dire che la fotografia va eliminata perché inquina sembra forse una bella idea di marketing… ma non lo è. Cambia i tuoi esperti di strategia e di comunicazione, fai un progetto per “insegnare” alla fotografia come usare i tuoi strumenti per ridurre le emissioni di CO2, dimostrati di essere dalla parte dei “giusti” e non “di quelli che ti fanno comodo”. Spenderesti poco e otterresti stima, rispetto e crescita del fatturato, contribuendo in modo serio e coscienzioso al miglioramento di questo mondo, senza usare stratagemmi e trucchetti di basso livello… te lo puoi permettere, considerando quanto sei grande. Saremo qui a premiare questi sforzi, esattamente come oggi siamo qui a criticarti e a tirarti le orecchie.
Notizie della settimana, segnalate dalla redazione di Jumper
Da Vinci, uno dei software più interessanti per la post produzione video prodotto da Blackmagic, arriva su iPad, in versione gratuita e con upgrade a pagamento per sfruttare alcune specifiche funzionalità [LINK]. Nel frattempo, lo saprete, hanno presentato i nuovi iPad, tra cui il nuovo Pro (11 e 12,9 pollici) con nuovo processore M2, comunque trovate qui le info [LINK]
Meta costretta a vendere la piattaforma Giphy, leader mondiale dell’universo delle Gif. La colpa è legata ad una sentenza inglese, il problema è che sembra che non sia facile da vendere… sembra che non ci sia grande interesse. [LINK] Del resto, la rivista americana The Atlantic ha definito ormai defunto il formato .gif (anche se noi non siamo pronti ad accettarlo… e ci crediamo poco) [LINK]
Miro, una delle società più vivaci nel settore digitale (propone una soluzione per creare mappe mentali per generare progetti e sviluppare idee anche a distanza, molto utilizzato in ambito creativo) ha acquisito una società che si chiama Around, che ha creato un bellissimo sistema di videochat, diciamo concorrente a Zoom e simili. L’annuncio è stato un po’ sottovoce, ma le nostre orecchie sono sempre molto sintonizzate con tutto quello che succede attorno a noi e visto che siamo utenti di Around (che vi consigliamo) non potevamo non segnalarvelo [LINK]
Se volete ottimizzare ed organizzare il vostro canale di YouTube, ecco un tool interessante [LINK]
Se lavorate nel video, probabilmente conoscete il marchio Zacuto, che fa accessori per la ripresa video, e che, in particolare, è famoso per un Finder per ottimizzare la visione degli schermi LCD, con lente di ingrandimento e sistema che oscura lo schermo per ottimizzare il controllo su tutta la scena. In questi giorni è nato un progetto su Kickstarter per la versione dello Zacuto Finder per smartphone, considerando il sempre crescente numero di professionisti che realizzano filmati con questo strumento. Se vi interessa, date un’occhiata qui [LINK]
Se siete in vena di argomenti ed articoli polemici riguardo lo strapotere dei “grandi del mondo digitale”, eccovi accontentati [LINK]
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