La realtà virtuale, il Concorde e il fax: una storia che riguarda il futuro del lavoro
Nuovi prodotti, ma specialmente una nuova visione del prossimo futuro che ci aspetta: non ancora quel Metaverso per tutti, improbabile a breve e privo di appeal, ma un modo nuovo di lavorare.
In questa settimana, non c’è dubbio, un tema importante è stato - parlando di innovazione - la presentazione del Meta (non più “Oculus”) Quest Pro, il nuovo visore per la realtà virtuale proposto e presentato direttamente da Mark Zuckerberg, CEO e fondatore di Facebook (che - secondo noi - ancora non ha capito che la sua immagine non è propriamente il migliore biglietto da visita per “bucare lo schermo”: insomma, caro Mark, sappiamo che vorresti essere visto come Steve Jobs, ma non lo sei, e non lo sarai mai, e ne capiamo anche la frustrazione, per assurdo hai realizzato un progetto ancora più grande di Apple, ma non sono solo i numeri e neanche i soldi che rendono cool le persone).
L’evento comunque si è tenuto l’11 ottobre, si tratta del Meta Connect 2022 [LINK] che appunto ha svelato il nuovo visore, ma è evidente che quello che è cambiato è la visione, e chi è rimasto alla visione “precedente” (ovvero di uno strumento di intrattenimento per il VR e per una grande massa di utenti) si è trovato spiazzato, per esempio dal costo - discusso da tanti che lo hanno reputato “folle” - che in Italia parte da 1799 euro. Per capirci, un visore VR di qualità aveva raggiunto cifre abbordabili, come per esempio il Quest2, pur costoso, si propone ancora oggi sotto i 500 euro [LINK]. Il Meta Quest Pro, invece, presentato qualche giorno fa, non ha questo tipo di obiettivo di mercato, è nato - come dice il nome - per il mondo del lavoro, e proprio di questo dovremmo parlare. Non è un termine “Pro” a cui ci ha abituato Apple, che è semplicemente un sinonimo di “più costoso e più cool”. È che finalmente si dichiara, ufficialmente e con concretezza, che la realtà virtuale, ma ancora di più la Mixed Reality, che poi sono anticamera del Metaverso che verrà, sono e saranno il nuovo modo di lavorare. Per le grandi aziende, prima di tutto, ma anche per il mondo dei progettisti, dei creativi, che già ora devono iniziare a capire come disegnare il futuro del lavoro e delle aziende.
Tra le novità di questa versione non c’è solo la maggiore compattezza rispetto ai modelli precedenti, che sfrutta tra l’altro delle tecnologie che chi si occupa di fotografia conosce bene (farà piacere vedere che tutto si collega), come per esempio le costruzioni ottiche di tipo “pancake”, in grado di offrire risultati di alta qualità in pochissimo spessore delle lenti, di aumento della pixel densità e del contrasto, che nella pratica vuol dire maggiore nitidezza per visualizzare non solo immagini ma anche testi scritti (una grande esigenza per il mondo del lavoro), un’evoluzione dei “joystick” che diventano ben più che dei semplici strumenti per puntare e cliccare, ma arrivano a seguire con grande efficienza le gesture delle mani e addirittura ad avere dei terminali a forma di penna per riuscire a scrivere; fotocamere che catturano la realtà per poter interagire con questa in modo preciso e dettagliato, ma arriviamo addirittura al tracciamento delle espressioni del viso che possono essere trasferite all’avatar che ci rappresenterà negli spazi virtuali, visto che una delle esigenze per interagire tra “persone” richiede anche di avere questo tipo di linguaggio, del viso e del corpo.
Lo so, sappiamo di avervi perso, almeno in parte… so che state pensando che tutto questo è innaturale, lontano da noi, che non vogliamo vivere in mondi virtuali ed essere rappresentati da pupazzetti… ma fermatevi un attimo: non era quello che si diceva due anni fa quando facevamo per la prima volta videocall su Zoom e ora pensandoci ci domandiamo come possiamo farne a meno? Addirittura ci sono discussioni nel mondo del lavoro che dichiarano che la “normalità” è lavorare a distanza (come nel caso del Corriere della Sera, se volete guardate questo video [LINK]), e non era la stessa cosa che dicevamo quando sono arrivati gli smartphone, quando è arrivata la posta elettronica, quando pensare di vendere qualcosa online su un sito era giudicato una bazzecola priva di concretezza?
Le novità della visione “Pro” della realtà virtuale e della Mixed Reality ha già progetti grandissimi che ci riguardano da vicino: da aziende come Autocad che hanno dichiarato che a breve ci saranno tools di cooperazione per progettazione nell’ambito del 3D basate su Quest, come Adobe che rilascerà la suite Substance 3D per Quest per lo stesso motivo, fino a Microsoft che ha annunciato, dalla voce del CEO Satya Nadella proprio durante questo evento di Meta, il porting di Microsoft 365 (che ha abbandonato il nome “Office”) e di Teams - strumento di virtual meeting di Microsoft - su Quest. Sono assaggi, ma che smuoveranno le evoluzioni con investimenti, evoluzioni e sviluppi che per ora possiamo solo immaginare.
Ci sono due punti che vi consigliamo di prendere in considerazione: il primo è che tutto questo richiederà nuovi linguaggi di comunicazione, e siamo sempre più convinti che le idee, in questo campo, devono arrivare da chi lavora proprio sulla comunicazione, e non dai “tecnici”, dagli “esperti di tecnologia”, anzi: se non saranno i creativi a orientare la visione, rischiamo di trovarci tra le mani dei surrogati di futuro che non avranno un vero impatto e una vera qualità nelle interazioni e nello sviluppo delle idee.
La seconda cosa è una storia che abbiamo letto tanti anni fa e che ci ha fatto riflettere, e che riguarda il titolo usato oggi. Qualcuno si è domandato perché il mercato dell’aviazione abbia deciso di abbandonare i progetti degli aerei supersonici, come il leggendario Concorde [LINK], in grado di ridurre in modo considerevole il tempo di volo tra un continente e l’altro (quando abitavo, bei tempi, a Rio de Janeiro, si sentiva il suo passaggio anche se non si vedeva perché volava troppo in alto)? Qualcuno ricorderà che un Concorde era anche caduto e quindi si è spesso imputato a questo la sua fine servizio, altri hanno parlato del suo elevato consumo e costo, ma all’epoca la problematica ecologico-sostenibile non era poi così sentita, e il costo non è mai un problema se c’è un mercato disposto a pagarlo. Il vero motivo (non possiamo garantirlo, ma è credibile) è che i clienti principali di questo tipo di servizio, disposti a pagare la cifra esorbitante del suo costo, erano grandi manager che dovevano volare da una parte all’altra del mondo per firmare importanti documenti. Questa esigenza è stata sostituita non da altri aerei, non da treni o altri sistemi di movimentazione, ma dal fax, che ha permesso di risolvere il problema alla fonte.
Quello che vogliamo dire è che il metaverso come ci è stato disegnato, solo un anno fa dallo stesso Zuckerberg che nel frattempo ha speso miliardi per questa visione, con grande e totale disinteresse da parte di tutti gli investitori, ovvero di vederlo come lo spazio per sostituire i social media e incontrare gli amici nel mondo virtuale (stile Second Life nei primi anni ‘00) invece avrà un futuro più concreto nel mondo del lavoro, creando ambienti ibridi per lavorare insieme, per ottimizzare la produttività, l’integrazione. Sapete cos’è interessante vedere? Che molte delle cose su cui si sta puntando sono molto vicine ai “nostri mondi”:
Audio spaziale per far percepire da che lato arrivi il suono, le parole, le “presenze”;
Il fatto che nel mondo del lavoro e della comunicazione stia sempre più vincendo il fenomeno della “Gamification”, quindi di un linguaggio e di una interazione che si basa sul game, e ovviamente questi device sono particolarmente studiati per immergere le persone all’interno dei game;
La qualità delle immagini percepite come “realtà”, e questo spinge verso la cura di tutto quello che è visuale;
La sicurezza e anche la privacy: le aziende hanno bisogno di avere un profondo controllo di tutto quello che viene vissuto all’interno della propria azienda, in termini di protezione del valore del business, ma anche di protezione delle persone che ci lavorano;
L’ecologia, perché invece che costruire nuove aree di lavoro, invece che imporre gli spostamenti, si potrà lavorare tutti insieme ottimizzando tempo, risorse, spazi e costi, riduzione delle emissioni di CO2 e risparmio energetico.
Se il lavoro dei creativi è quello di “disegnare” un mondo migliore, ma anche più bello e anche più democratico e accessibile per rendere possibile la crescita a tutti e non solo ad un ridotto numero di aziende, se in questa missione è necessario capire per primi, trovare linguaggi corretti ed evoluti, individuare soluzioni che agli occhi della maggior parte delle persone non sono visibili, allora tutto questo dovrebbe portare ad approfondire, da subito, questa che diventa una reale esigenza, e una possibile scommessa che vale la pena affrontare.
Notizie della Settimana, a cura della redazione di Jumper
Le fotografie, i media (anche quelli grandi, che dovrebbero usare immagini pagandole, e alimentando il mercato di chi le immagini le produce per mestiere) cercano sempre più - specialmente in caso di eventi legati a delle catastrofi per cui si può trovare molto materiale scattato da passanti con gli smartphone - la strada del materiale gratuito, pagato in “visibilità" (spesso, solo una tiepida citazione nella didascalia). Di questo fenomeno ha scritto di recente il Washington Post, ma ilPost ha ripubblicato traducendolo in italiano, da leggere [LINK]
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Buona domenica a tutti, ci sentiamo settimana prossima!