L'AI arriva per generare un futuro mostruoso?
Adobe ha appena lanciato una beta di Photoshop per integrare l'intelligenza artificiale della sua piattaforma Firefly. Ci abbiamo lavorato parecchio, belle prospettive ma anche preoccupazioni...
Gli entusiasmi per la generazione delle immagini con l’AI si allargano sempre di più, è un fenomeno dalla potenza che non abbiamo mai visto prima (e di fenomeni ed evoluzioni ne abbiamo davvero visti tanti). Firefly è stata in assoluto la beta di maggiore successo per Adobe [FONTE], e sono stati prodotti oltre 70 milioni di immagini solo nel primo mese (considerando che la beta era ad invito, quindi ci sono state persone che hanno potuto accedervi solo dopo molti giorni dal lancio), e tutti hanno fatto prove, sperimentato, scritto, decretato sentenze senza soluzione di continuità.
Chi ci legge sa bene che sono tantissimi mesi che siamo impegnati in questa evoluzione, con un approccio spesso molto diverso rispetto a quello che vediamo in giro, e non è una novità: ci capita quasi sempre di seguire una strada meno consueta. Parliamo prima degli altri, ci preoccupiamo quando tutti sono invece super sicuri. E, in questo momento, siamo preoccupati: non tanto della veloce evoluzione dell’AI generativa (anzi… ne siamo una bandiera avanzata), e nemmeno del futuro per chi finora ha lavorato nei campi della creatività (anzi, siamo sicuri che ci saranno sempre più spazi per chi userà davvero la creatività), ancor meno delle questioni legate al diritto d’autore (ne abbiamo parlato più volte, la nostra visione è molto nitida in questo campo). Quello che invece che ci preoccupa è l’ondata di mostri che stanno arrivando, e che sempre più popoleranno il nostro mondo.
Una premessa d’obbligo:
Lo sappiamo che quando arriva un nuovo linguaggio, una nuova forma di comunicazione, si deve imparare ad usarla in modo corretto. E all’inizio di creano mostri. È successo con il DTP (desktop publishing) che ha prodotto titoli e grafiche orribili, dove lo strumento e i suoi effetti vincevano sul messaggio e sull’estetica; è successo con la manipolazione dell’immagine, prima ancora di Photoshop, e poi ovviamente “a causa di Photoshop” che ha creato mostri indecenti; è successo con lo spiattellamento della pelle delle modelle nelle fotografie (dalla moda al matrimonio) e agli interventi che hanno uniformato le facce con calcoli matematici di posizionamento di zigomi, delle mascelle, del distanziamento degli occhi, di lunghezza e larghezza del naso, del seno, dei fianchi, delle gambe, delle pance e dei sederi. Sono stati creati mostri, distrutte fragili menti che sono crollate psicologicamente non ritrovando negli specchi le immagini di “mostruosa perfezione” alimentata dagli strumenti di falsità che via via si potenziavano.
Non siamo affatto del “team” (popolato da vecchi, come noi…) che portano a dire che i “giovani” fanno mostruosità perché per fare “bene” serve esperienza. No, conosciamo e vediamo ogni giorni “vecchi esperti” che fanno errori ancora peggiori di tanti giovani, o comunque non è certo l’eta che porta alla creazione di mostri: sono tutti ugualmente colpevoli (o innocenti), ma di sicuro se siamo disposti ad accettare errori dagli “inesperti”, siamo meno tolleranti nei confronti di quelli che invece si dichiarano esperti, che mostrano mostruosità e le spacciamo per “visione figlia di cultura visiva”, quando invece sono solamente affetti da una sbronza causata dalle potenzialità dei mezzi più innovativi, e quindi la usano per poter sbronzarsi ancora di più. Cari amici, cari tutti: ci accorgiamo che questa sbronza sta portando ad un abbassamento di livello qualitativo impressionante?
Tutto questo porta alle tesi, di alcuni, di parlare di “tecnologia negativa”, di una perdita di qualità a causa “dei computer”, una perdita di valori perché si mette davanti l’innovazione e non la cultura. NO, non è così, semplicemente si usa MALE l’innovazione. Siamo sicuri che quella che stiamo vivendo è una era nuova per tutti, dove la creatività non è mai stata così florida, un vero rinascimento dopo un’era di buio, di assenza di stimoli, di perdita di prospettive. Siamo forse nell’era della più ampia creatività, aperta a tutti, accessibile, democratica, basata più sulla meritocrazia delle idee e meno sulla capacità tecnica di realizzare tali idee. E, in questo meraviglioso momento storico, per la crescita dell’umanità e della sua capacità di comunicare, di trasmettere idee, sogni, speranze, vediamo:
Immagini brutte, che diventano ancora più brutte usando quelle innovazioni tecnologiche che invece potrebbero far volare le idee verso spazi ancora migliori.
sistemi che portano ad usare l’intelligenza artificiale per automatizzare i processi e quindi “ad essere più competitivi” senza capire che se non si usano per andare più “in alto”, si finirà solo con una schiavitù che porterà chi non vede il lato giusto di questa innovazione a produrre sempre di più, a veder ridursi il suo valore facendo vincere invece solo la quantità.
persone che “si credono furbe” che stanno decidendo di far fare tutto alle macchine, affrontando temi che non conoscono con leggerezza, con comprendendo che le “macchine” possono fare meraviglie SOLO se controllate da chi conosce bene quello che sta chiedendo alle macchine, per poter intervenire quando le macchine, inevitabilmente, faranno anche errori grossolani.
L’intelligenza artificiale, come tutta l’innovazione, permette di portare avanti il nostro pensiero, il nostro essere umani, portarci in avanti come specie, darci occasione di guadagnare in sensibilità e in capacità di elevazione. Più esploriamo il mondo dell’AI generativa, più ci accorgiamo del suo potenziale, e ancor di più del quanto sia necessario domandarsi prima cosa vogliamo ottenere, quali spazi vogliamo delegare, che risultati ci porteranno davvero a migliorare: noi, il nostro lavoro, la nostra vita, il mondo attorno a noi. Se, come noi, volete un futuro con meno mostri e più bellezza, con meno “furbizia” e più valore, con meno rincorsa alla quantità e, invece, verso la qualità, allora siamo lieti di annunciarvi che c’è una strada che possiamo seguire insieme. A brevissimo vi inviteremo, per farvi vedere quello che stiamo realizzando mentre lo stiamo realizzando, ad entrare dalla porta del backstage, della nostra rivista digitale, che uscirà tra breve e che rappresenta quello che pensiamo sia la “nostra strada” per approfondire il mondo dell’AI a “modo nostro”. Avete mai visto nascere una rivista, da dentro la redazione? Dove le idee sono in fase di evoluzione, di costruzione, di sviluppo, e dove avrete l’occasione di sentirvi parte di questa evoluzione e potrete dire, un giorno: prima ancora della sua uscita… io c’ero. Bello essere parte di una rivoluzione da dentro, no?
Primo spoiler… questa nuova strada dedicata all’AI che mette al primo posto (anche al secondo, al terzo, al … decimo) la qualità dell’immagine e delle idee e come ottenerle, ha un nome: AiWay LAB. AiWay si legge come “strada dell’AI” ma si pronuncia come highway, che in inglese significa autostrada… perché sarà una strada da percorrere velocemente per arrivare all’obiettivo, comoda, piacevole, intensa, lunga. E LAB perché sarà anche un laboratorio, dove saremo insieme a sviluppare progetti, nella pratica, come in un laboratorio creativo aperto per chi vorrà partecipare.
Seguiteci, a prestissimo apriamo queste porte del backstage, e speriamo sarete in tantissimi!