L'esigenza urgente di una crescita dell'intelligenza umana
Riuscire a comprendere le evoluzioni dell'intelligenza artificiale permetterà agli esseri umani di comprendere il proprio ruolo nel presente e nel futuro. Usando la ragione e una corretta visione.
Giorno dopo giorno, la discussione sull’intelligenza artificiale, finalizzata al “creare” (siano queste immagini, video, testi, musica o qualsiasi altra cosa che vi possa venire in mente) si accende sempre di più. È sconvolgente vedere quanto rapidamente questa tecnologia si stia impossessando del mondo, seguendo quella che è una evidenza che abbiamo raccontato da tempo in queste “pagine”, ma che proviamo a far percepire anche in ambito accademico, nelle nostre classi dove si stanno e stiamo “preparando” i giovani creativi della prossima generazione, e dobbiamo capire cosa dirgli ed insegnargli.
Sembrano, probabilmente, gli stessi dubbi che si avevano quando sono diventate popolari ed accessibili le calcolatrici: a cosa sarebbe servito insegnare a “fare di conto”, quando bastava digitare su dei tasti, alla portata di tutti, per avere la corretta risposta? Mi sono tornati in mente quegli orologi, anni ‘70, che avevano una piccola tastiera per fare i conti, una minuscola calcolatrice da polso, e la si guardava con entusiasmo e si pensava… già, a cosa serve saper fare i calcoli a mente, se posso anche farlo di nascosto fingendo di guardare l’orologio? Ma ancor prima c’erano i bigini - piccoli libretti che contenevano la sintesi delle lezioni, si nascondevano nelle cartelle e si sbirciavano durante gli esami, la capacità non era quella quindi di ricordare tutto, ma di essere scaltri per non farsi scoprire dai professori.
Quello che vogliamo dire è che le scorciatoie le abbiamo sempre avute, e questo non ha impedito alle persone intelligenti e creative di guadagnare un successo superiore rispetto agli altri. I trucchi si chiamavano diversamente, ma ci sono stati sempre dei facilitatori che, usati in modo furbo e astuto, hanno fatto il loro compito (letteralmente). Oggi abbiamo solo sistemi di accesso e di aggregazione delle informazioni più potenti, ma visto che sono accessibili a tutti, questo significa che comunque per “essere migliori” bisogna comunque metterci del nostro. Lo stesso pennello, lo stesso software, la stessa formazione, lo stesso accesso a strumenti e fonti ha portato comunque - sempre - a risultati diversi: alcuni bassissimi, alcuni stellari.
L’intelligenza artificiale, che sembrerebbe richiedere solo “schiacciare dei bottoni”, o digitare delle semplici stringhe di poche parole per ottenere un risultato impressionante”, è solo agli inizi, e come detto ogni giorno si evolve, perché partendo dalla formula di base - una macchina che può confrontare e adattare miliardi di input per generare qualcosa sempre nuovo - ci saranno sempre più interpretazioni e sviluppi.
In questa sola settimana abbiamo visto come generare delle riprese di un drone… senza usare un drone, semplicemente riprendendo le varie aree attorno ad un soggetto e facendo “mangiare” questi dati visivi ad un sistema di intelligenza artificiale [LINK], come ricostruire lo stile di Kim Jung Gi un leggendario disegnatore coreano di manga, recentemente deceduto, per far “rivivere” (e ovviamente discutere i fan) la sua arte [LINK], la presentazione di una nuova fotocamera di Sony che propone un nuovo sistema di messa a fuoco automatica basata sull’intelligenza artificiale per ottimizzare la reazione e il tracking riconoscendo il tipo di soggetto (persona, animale, insetto), qualcosa che ovviamente abbiamo già visto ampiamente sugli smartphone di ultima e penultima generazione ma che ora entra anche nel mondo della fotografia “evoluta” (sempre che ci sia ancora una distinzione) [LINK], una serie di plug in per usare soluzioni di intelligenza artificiale su Figma [LINK], per creare design evoluto, un accordo tra Shutterstock e OpenAI (che sta dietro alla piattaforma Dall-e) per vendere immagini sul loro sito [LINK], un sistema per generare un nome di un brand e il relativo logo sempre usando l’intelligenza artificiale [LINK], e ci fermiamo solo perché ci sembra sufficiente, ma davvero possiamo creare (forse lo faremo) una vera e propria enciclopedia e una mappa di tutte queste tecnologie.
Sapete cosa ci preoccupa? Non tanto la tecnologia, non semplicemente la rapidità di sviluppo, non la mera potenzialità senza fine (e con tanti fini, anche malevoli) dell’intelligenza artificiale, ma la capacità del mondo di trovare delle metriche di valutazione di tutto, perché è sempre più evidente che chiunque può oggi e potrà ancora di più in futuro creare un prodotto di qualità, non solo nell’ambito della creatività come abbiamo segnalato e mostrato (che già, per il nostro mondo è importante e rivoluzionario), ma per qualsiasi cosa: grazie all’intelligenza artificiale si potrà realizzare qualsiasi prodotto o servizio che sarà, semplicemente, perfetto, perché terrà conto dei miliardi di dati che potranno essere aggregati e miscelati per ottenere la perfezione, in infiniti campi e in infinite variabili. E visto che questa sarà la normalità, dove sarà la differenziazione, la genialità, la capacità di uscire dagli schemi già prevedibili?
Ci ha fatto riflettere molto (molto) la lettura di un articolo [LINK] che purtroppo non potete leggere integralmente perché dietro paywall, e fa parte di una di quelle fonti alla quale siamo iscritti (investendoci parecchio) e che dimostra un elemento importante: quanto sia necessario oggi essere ben informati per approfondire il mondo che si evolve. Anche se non potete leggerlo integralmente, è sufficiente il titolo e il sommario per preoccuparsi
Gli studenti utilizzano i generatori di testo AI per scrivere i propri copmiti scolastici: stanno barando?
Gli studenti delle scuole superiori e dei college stanno aprendosi alle possibilità di miglioramento dei voti usando software per la generazione di testi. I loro insegnanti stanno lottando per recuperare.
Il motivo è ovviamente vicino al lavoro che svolgiamo in qualità di docenti, ma lo stesso vale per tutti gli ambiti della “crescita”: come facciamo e faremo a creare formatori in grado di distinguere la qualità degli studenti se i parametri finora adottati sono quelli del dimostrare qualcosa che oggi gli studenti, con l’intelligenza artificiale, potrebbero fornire in modo ineccepibile, senza sforzo e senza studio? Deve cambiare la scuola, devono cambiare i metodi, bisogna affinare gli strumenti e cambiare i processi formativi, altrimenti si finirà con il rendere inutili le scuole.
La seconda cosa che ci preoccupa è: chi insegnerà - ai giovani, ma anche ai professionisti, ai responsabili delle aziende, agli imprenditori - come usare questi strumenti di intelligenza artificiale per evitare che tutto venga fatto rendendo così uniforme il risultato possibile e così distante da tutto quello che finora ha permesso di fare cose “grandi”?
E come potremo evitare (perché inutili) le reazioni prive di senso, che arrivano di solito dall’orgoglio di chi vuole dimostrarsi superiore dicendo “io l’ho fatto senza l’ausilio della tecnologia”? Ancora oggi vediamo e sentiamo persone che con il petto gonfio dicono:
Per ottenere questa immagine non ho usato Photoshop
Io non uso il digitale, è tutto analogico
Qui non c’è un filo di trucco
La qualità non arriva da un atteggiamento che si distacca dall’innovazione, non dal desiderio di dimostrare di poterne fare a meno, come se questo fosse un metro per definire la qualità del risultato. Se il percorso per ottenere un determinato risultato non è effettivamente e oggettivamente condizionato dal metodo, per raggiungere un risultato superiore (in termini di qualità, di riduzione del tempo o del costo della produzione, se non è un approccio che può certificare oggettivamente una esclusività che si trasforma in valore percepito da parte del cliente), allora è solo un rinnegare un’evoluzione ed è solo un approccio snob.
Il futuro può fare uso e farà uso dell’intelligenza artificiale, in tutti i campi, e questa ci permetterà di raggiungere risultati migliori, in minore tempo, in modo più democratico e con maggiore efficienza. Conoscerla, capire come dominarla, come integrarla in ogni processo, è compito di tutti, trasmetterne i benefici e individuarne le criticità per non esserne sopraffatti è un dovere sociale, prima ancora che professionale; creare i presupposti per formare un nuovo approccio nel futuro del lavoro è una missione che dovrebbe passare dalle scuole, da quelle che ne sono istituzione a quelle che sono invece le “scuole della vita”, in ambito domestico, lavorativo e sociale.
Essere “umani intelligenti” richiede molto impegno, oggi più che mai, per non rimanere indietro ed essere le menti più stupide che avremo su questo pianeta.
Oggi abbiamo inserito fin troppi link da approfondire, quindi rimandiamo gli altri link alla prossima settimana ;-)
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