Nessuna mamma per i fotografi professionisti
Nel passato e anche nel recente presente, molte aziende si sono proposte posizionandosi accanto ai fotografi per offrire sicurezza, supporto, soluzioni, ma poi li hanno lasciati orfani...
C'è una cosa che, nell'evidenza dei fatti, i fotografi sembrano non poter avere: una mamma. Ovviamente, non parliamo di famiglia in senso letterale, ma metaforico: nella storia, si sono proposte varie "mamme" alle quali chiedere aiuto, protezione, difesa, conforto, indicazioni per il futuro. Sono state però matrigne, più che mamme, interessate al ricevere più che al dare, che poi hanno semplicemente ripudiato questi figli quando le situazioni hanno portato a non trarre più vantaggio da questa relazione.
Navigando nella storia, quella che abbiamo per lo meno vissuto noi, ne ricordiamo almeno tre, di queste "mamme". La prima è stata sicuramente Kodak, che per il suo peso, per la sua importanza e per il suo ruolo, è stata la "mamma dei fotografi" per eccellenza, e poi - se vogliamo seguire la mitologia, che non è poi mai una realtà concreta - ha creato il simbolo che ha portato prima alla distruzione di un intero mercato e poi, a valanga, l'ha condotta ad un'agonia e al suicidio: parliamo della prima fotocamera digitale, nata appunto nei laboratori Kodak negli anni '70 per mano di Steven Sasson.
La seconda mamma è stata Adobe che, con il suo Photoshop (e i successivi derivati), ha creato un nuovo universo e percorso per i fotografi ormai diventati digitali. Un amore meno assoluto, ma pur sempre una relazione mamma-figli molto profonda. Al punto che al centro del cuore di Mamma Adobe (la pagina per acquistare le licenze d'uso dei software, quindi il "cuore" dell'interesse di Adobe e il luogo dove "l'amore si deve consumare", di fatto un amore che si paga... arrivate pure voi alle conclusioni sulle metafore di questo amore erogato... a pagamento), l'unica area professionale specifica con un trattamento speciale è proprio quella dei "fotografi", che hanno un piano apposito solo per loro. Della fine di questo amore materno, ne parliamo tra breve, perché poi, cronologicamente, è arrivata una nuova mamma, che si è aggiunta.
La terza mamma dei fotografi è stata Instagram. Il luogo perfetto per comunicare con la fotografia, dove le parole non contano, ma solo le fotografie, nella loro perfetta rappresentazione quadrata, che per i fotografi è sempre stata la dimensione perfetta, da quando Hasselblad ha mostrato la strada di questo formato. Questa mamma è stata quella che ha tradito in minor tempo: in poco più di dieci anni dalla sua nascita, il 6 ottobre 2010, Instagram ha iniziato a dimostrare di non accettare più solo questo legame, ha iniziato a non accarezzare più i figli fotografi, e ha dedicato sempre più le proprie attenzioni ai figli che producevano video, fino a quando il 30 giugno del 2021, Adam Mosseri, CEO di Instagram, ha dichiarato in un celebre messaggio, ovviamente sulla sua piattaforma, che Instagram non era più un'app per la fotografia, per le foto quadrate, ma un'app focalizzata sull'ospitare e condividere video. Il motivo di questa dichiarazione era ovvio: la preoccupazione - molto realistica - di perdere terreno rispetto al fenomeno TikTok e il conseguente desiderio di "tiktokizzarsi" per combattere il nemico sullo stesso campo.
Ma torniamo alla "mamma 2": Adobe, nell'ultimo periodo, ha lanciato messaggi molto netti sul suo posizionamento che la porta ad abbandonare i fotografi, a non considerarli più come figli, con delle dichiarazioni che inneggiano al fatto che l'AI sia la "nuova fotocamera" e specialmente allo slogan "Skip the photoshoot" (salta lo shooting fotografico), ampiamente contestato dalla American Society of Media Photographers in una lettera aperta. D’altra parte, anche le opinioni del CEO di Adobe Shantanu Narayen, in un’intervista al Washington Post, non fanno che confermare che il numero uno di Adobe non ha propriamente nei suoi clienti creativi (e ancor meno i fotografi) il riferimento primario. Non è mai stato così, ma ora è ancora più evidente, e il motivo è chiaro (anche se non dichiarato): l’evoluzione dell’AI richiede un supporto economico immenso, per tutti ed in particolare questo è un peso significativo per Adobe che è in battaglia con giganti come Microsoft, Google, OpenAi, Meta e prossimamente anche Apple, per guadagnare terreno, o quantomeno per non perderne, e non è scontato il risultato. L’esigenza del “capitano di Adobe” non è tutelare certo i figli creativi, e ancor meno i figli fotografi, ma rivolgersi alle aziende, quelle dalle quali può spremere una quantità di soldi molto superiore. E allora, addio figli: è stato divertente giocare a mamma e figlioletti finora, ma ora la mamma deve pensare alle cose serie, tanto i conti dell’AI non li pagheranno certamente i fotografi.
Insomma, i fotografi sembrano essere orfani di madri. Nessuna delle tre mamme che si sono proposte nel tempo ha dimostrato di essere una vera madre amorevole, pronta a difendere e proteggere i propri figli. Tutte e tre hanno semplicemente cercato di trarre vantaggio da questa relazione, per poi abbandonare i fotografi quando non erano più utili ai propri scopi.
Forse è giunto il momento per i fotografi di crescere, di diventare adulti e di rendersi conto che non possono affidarsi a nessuna mamma. Devono imparare a camminare con le proprie gambe, a difendere i propri interessi e a trovare la propria strada in un mondo in continua evoluzione. Non sarà facile, ma è l'unica via per sopravvivere e prosperare in un'era in cui la fotografia sta subendo profondi cambiamenti.
I fotografi dovranno fare affidamento sulla propria creatività, sulla propria passione e sulla propria determinazione. Dovranno adattarsi ai cambiamenti, abbracciare le nuove tecnologie quando necessario, ma senza mai perdere di vista l'essenza della fotografia: catturare e raccontare storie attraverso le immagini.
In conclusione, i fotografi non hanno bisogno di una mamma. Hanno bisogno di credere in se stessi, di lottare per i propri diritti e di dimostrare al mondo il valore inestimabile della fotografia. Solo così potranno affrontare le sfide del futuro e continuare a creare immagini che ispirano, emozionano e cambiano il mondo.
Buona settimana a tutti e a prestissimo ;-)
Un corso per iniziare l’emancipazione dei fotografi nell’Era dell’AI (per rimanere fotografi)
Nell’ambito del nostro incontro LIVE del LAB di Aiway - lo spazio dedicato agli abbonati della nostra piattaforma di informazione, Aiway Magazine - terremo un corso introduttivo per sviluppare una tematica che pensiamo sia sempre più centrale per supportare i fotografi proprio in questo approccio di evoluzione del mercato di cui abbiamo parlato: la capacità di avere come supporto l’intelligenza artificiale non come “sostituta” della fotografia, ma come strumento per potenziare la fotografia stessa. Ma… in che modo? Ve lo sintetizziamo nei punti che tratteremo durante questo corso;
• ChatGPT-4o, la nuova versione appena presentata della più potente piattaforma di AI al mondo, ha sviluppato la sua capacità di “vedere”, e questo offre la possibilità di avere un alleato, un occhio attento che permette di analizzare il mondo attorno a noi, le immagini che vengono prodotte, e aiutarci a individuare molte strade che possiamo sfruttare.
• I sistemi di analisi dell’AI sono sempre più evoluti e ci consentono di decodificare dentro ogni immagine (vera o “generata”) una serie incredibile di dettagli. In pratica, è un approccio semiotico, che non solo permette di definire il contenuto visivo, ma anche di estrarre da ogni immagine il contenuto concettuale, e questo ci permette di avere un supporto per comprendere e dominare meglio la forza comunicativa ed espressiva e di messaggio di ogni immagine, velocizzando questo studio e rendendoci questa analisi al fine di progettare le nostre immagini future, anche quelle che scattaremo con una fotocamera (digitale, analogica, degherrotipo… LOL… insomma, proprio qualsiasi immagine che vorremo produrre d’ora in avanti).
• Altri strumenti ci permettono di dialogare con la “macchina” usando le immagini, per “spiegargli” cosa vogliamo generare di nuovo con gli strumenti AI, usando sempre meno “i prompt” (quindi codici e linguaggi macchina) e sempre più ingredienti visivi. Pensate ad una tavolozza infinita di colori, di forme, di sfumature, di contrasti che invece che descrivere a “parole” (quanto è difficile farlo, tanto vero?) che oggi potrete e possiamo usare per creare immagini che hanno esattamente il sapore che noi abbiamo immaginato.
• Altre strade sono quelle della creazione di vere e proprie librerie visuali di stili alle quali possiamo accedere (vi faremo accedere) per trovare il vostro (i vostri) stili personalizzati, miscelandoli e integrandoli alla vostra visione creativa e artistica.
Questo corso si terrà giovedì 30 maggio, a partire dalle ore 21.00 in diretta streaming e poi verrà inviato a tutti i partecipanti anche come registrazione video per seguirlo quando vorrete e per sempre, insieme alle slide e alla documentazione del corso. Il costo è di 40 euro + Iva e comprende anche 1 mese di abbonamento alla rivista Aiway Magazine e alla newsletter dedicata agli abbonati.
Per confermare la vostra prenotazione, potete iscrivervi pagando la somma totale di 48.80 euro che potrete saldare via PayPal andando a questo indirizzo: https://www.paypal.com/paypalme/AiwayMagazine
Se preferite invece pagare con un bonifico, contattateci e vi daremo i dati per effettuare il pagamento.
Buona domenica!