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Non una nuova era della creatività, solo un'altra vittoria dei soldi
Adobe e l'acquisizione Figma, l'azienda che è riuscita a rivoluzionare il software grafico dimostrando che ci possono essere delle utili alternative in questo mondo. Ora ci sentiamo tutti più poveri
Il mondo riesce a fare degli incredibili passi in avanti quando si rompono gli schemi, quando qualcosa (o, più spesso, qualcuno) irrompe in un ambito, in uno spazio che ha regole consolidate, e lo stravolge: con idee nuove, fresche, che letteralmente se ne frega dello status quo, che non è influenzato dal vissuto, che non ha paura di “rompere nulla” perché non ha ancora nulla da rompere e “da mantenere”. A volte sono quelli che sono definiti i ribelli, ma spesso non hanno alcuna intenzione di avere questo ruolo, semplicemente e con naturalezza pensano, e agiscono in modo diverso perché è quello il loro modo di affrontare le cose.
Le grandi “forze” (economiche, politiche, sociali) più avvedute e sagge tengono sempre in grande considerazione i pericoli che queste “schegge fuori schema” possono creare, perché più che i soldi, più che il potere può la forza dell’entusiasmo, la miccia della passione, e spesso queste nuove idee e nuove persone hanno quella forza: oggettivamente, nemmeno potrebbero pensare di competere con i grandi, con quelli che hanno il controllo di un mercato, ma è incredibile ed imprevedibile la forza che arriva dal basso, dal consenso di coloro che sono i fruitori di queste idee, diventando una valanga, visto che le valanghe partono proprio da un piccolo cristallo che inizia a scendere portandosi dietro progressivamente una massa sempre più ampia. Altre aziende grandi (anche gigantesche), invece, sedute sul proprio trono che giudicano inattaccabile, guardano sorridendo a queste realtà, così piccole da non poterli nemmeno infastidire, e poi a volte è troppo tardi per accorgersene. Se i grandi sono però realmente molto grandi, quando la valanga diventa immensa, incontrollabile, e il pericolo diventa davvero urgente, possono fare sempre uso dell’arma più potente che l’uomo abbia mai inventato: non le idee, non la visione, ma… il portafoglio.
Questa storia non tutti l’hanno vissuta, ma quando il mondo digitale, del web, poi dei social ed infine delle app è esploso, è stato evidente, almeno a molti, che la produzione di contenuti grafici e interattivi avesse bisogno di nuovi strumenti. Nel 2010 è nato un software fantastico e rivoluzionario, per questo mondo: Sketch, che ha rapidamente trovato utilizzatori che avevano bisogno di una soluzione snella ma di altissima qualità per disegnare e gestire contenuti vettoriali e raster destinati non alla stampa, ma agli schermi. Questo software, sin dall’inizio, ha avuto un grande limite, che ha tutt’ora: è nato esclusivamente per la piattaforma Apple, quindi non solo per il design, unicamente su Mac, e anche per visualizzare i contenuti sui device (che sono la destinazione di questo design, che appunto nasce per gli schermi), è stato preso in considerazione solo iOS (ci sono soluzioni alternative e di terze parti per visualizzare i contenuti su Android). Ma Sketch ha aperto la strada, come filosofia, come approccio, come futuro: un’applicazione leggera, essenziale, veloce, che è diventata fondamentale per tutti.
Ci vogliono 5 anni per svegliare “il can che dorme”, ovvero Adobe, che solo cinque anni dopo presenta un prodotto, Adobe XD, che - specialmente considerando la potenza dell’azienda - era all’epoca della sua uscita poco più di un semino privo ancora di un fusto, di foglie e ancor di più di fiori. Non aveva nulla di più di Sketch in termini di prestazioni e funzionalità, al contrario gli mancava tantissimo, e aveva come strategia delle armi però poderose:
Era disponibile anche per Windows
Era integrato al sistema Adobe, quindi facile da integrare per chi era troppo pigro per guardare oltre il proprio giardinetto
Era gratuito
Un po’ poco, per la società leader nel mondo della grafica: non solo non aveva “inventato” (o compresa l’esigenza sul nascere) un nuovo modo di lavorare, come ha fatto Sketch, ma ci ha messo 5 anni per fare una brutta e limitata copia di quello che era già diventato il leader incontrastato di questo sotto-settore che prendeva sempre più spazio e impegnava sempre più professionisti. Poi ha deciso comunque che non sarebbe nemmeno stato più gratuito (parola proibita in casa Adobe), integrandolo all’interno della Creative Cloud o permettendone l’acquisto stand alone a 12,19 euro/mese.
Voi direte: succede perdere un treno, fare una sbagliata valutazione (l’hanno fatto Blackberry e Nokia con l’iPhone, oppure Kodak con il digitale… tutte cose che sono finite davvero molto male), ma la visione molto poco concentrata di Adobe in questo campo viene confermata dalla seconda rivoluzione, nello stesso campo. Nel 2016, quando Adobe XD ancora aveva ancora bisogno di essere allattato e aveva bisogno di farsi cambiare i pannolini, arriva Figma, un’altra idea, ancora più forte: uno Sketch ancora più promettente, che aveva davvero una marcia in più, ed era pericolosissimo:
Funzionava sul web, sul browser, quindi accessibile non solo da qualsiasi sistema operativo, ma era anche nella pratica quello che solo si ipotizzava e si sognava: quello di trasferire i software, anche quelli potenti, sul cloud (Adobe, ancora in fase sperimentale, lo sta timidamente testando da un annetto o poco più)
Gratuito per tutti per uso personale
Nasceva per essere collaborativo, come Google Docs per capirci: di colpo i designer potevano lavorare insieme, anche a distanza, sullo stesso file
Tutta l’infrastruttura di documenti è sul cloud e gratuito, non si salva nulla, non ci sono più “versioni di files” che invecchiano, eccetera.
Sebbene ancora giovane, era già superiore a tutto il panorama del settore.
E Adobe cosa fa, nel 2015? Lo compra?… ovvio, diremmo noi: era ovvio, legittimo, necessario. Senza nulla togliere ai ragazzi che in Adobe hanno lavorato duramente e con passione sul progetto XD, Figma il suo giorno 1 era molto molto più promettente come visione, rispetto alla filosofia progettuale e promettente di XD. Ma no, Adobe non ha aperto il portafoglio tirando fuori qualche decina o un centinaio di milioni di dollari che all’epoca probabilmente gli avrebbe permesso di comprare questa grande idea, e di portare a casa i suo due fondatori, Dylan Field e Evan Wallace.
La storia arriva al 2020, perché come ben sappiamo tutti, arriva la pandemia e l’idea del lavorare a distanza in un’ottica totalmente collaborativa diventa la chiave per vedere esplodere l’uso di Figma, unico nel suo genere, e anche così fluido nel suo funzionamento che ha portato tutti - una volta provata ed usata - a chiedersi come fosse possibile tornare indietro. Anche altri, compresa Adobe e anche Sketch, hanno capito questa importante funzione, ma le soluzioni applicate sono così indietro da far sorridere, perché erano delle “toppe” e non una visione su cui era stata costruita l’idea di base. Qui sotto, mostriamo il grafico dell’utilizzo dei software di questo settore, e vedete cosa è successo in questi pochi anni:
Nel frattempo, uno degli ulteriori elementi vincenti di Figma è stata quello della sua community, che ama questo software, ma ancor di più ama l’approccio filosofico: chiaro che anche Figma è una azienda che non solo deve e vuole fare reddito, e che è riuscita da sempre ad attrarre investitori di quelli che “pesano”, ma l’approccio sia creativo, sia di capacità reattiva e di costante evoluzione del prodotto, ma anche del modello di business ha creato un entusiasmo incredibile in milioni e milioni di utenti: gli studenti non pagano, gli utenti singoli non pagano, chi paga sono i team che usano e sfruttano al meglio il lato collaborativo, e quindi sono anche quelle strutture che non hanno problemi ad investire nel software.
Figma è proprio quel tipo di “alternativo” che rompe gli schemi: ancora piccolo, ma assoluto leader di un mondo sempre più importante, con una base di installato che cresce tantissimo, giorno dopo giorno, con una visione che si può permettere di osare addirittura di entrare in altre aree (come per esempio inventare Figjam un sistema per creare mappe visuali che aggiungono interazione tra i componenti di un team progettuale che lavora anche a distanza, e che - rispetto ad altre soluzioni simili, come per esempio Miro - è integrata nel tool di disegno, e non esterno. Ed è chiaro che tutto questo è solo l’inizio: una delle cose che emoziona di Figma è che da loro ci si aspetta tutto, sempre con nuove idee innovative, e che ci portano un futuro in settimane, mesi, non in decenni.
Cosa succede, a questo punto? Che Figma ora spaventa tanto, la valanga è diventata enorme, e torniamo a dire… in un settore che cresce ogni giorno perché questo che era un settore marginale, ora è diventato il protagonista assoluto. E Adobe, da una parte spaventata, dall’altra sempre più vorace di fatturato, decide di usare l’arma assoluta: il portafoglio, e lo fa sconvolgendo il mercato con una offerta di 20 miliardi di dollari.
Però succede anche un’altra cosa, assolutamente prevedibile: la rete si ribella, si sente tradita, non tanto da Adobe, ma da Figma. Figma ha rappresentato l’alternativa, la possibilità di creare finalmente una vera competizione basata non sullo stesso modo di pensare (come per esempio ha fatto Affinity che ha proposto una terna di software per competere con Photoshop, Illustrator e Indesign, ma lo ha fatto seguendo gli schemi di Adobe e innovando solo nella sua facciata esterna), ma su un diverso paradigma, che non fa parte in nessun modo del DNA di Adobe. Figma rappresenta quella possibilità di imporre una rivoluzione basata sulle idee, sul modo di pensare questa professione; per certi versi, Figma sta ad Adobe come TikTok sta a Facebook e Instagram, e la differenza è che TikTok non può essere comprata dai competitors per motivi legati al fatto che questa è una azienda cinese che è praticamente offlimits per i vari giganti americani.
Perché vi raccontiamo tutto questo? Molti dei nostri lettori sono fotografi e videomaker, che quindi non hanno affinità con Figma, con il web e l’app design, e quindi sappiamo che molti hanno già abbandonato la lettura (speriamo di no). Perché non avere una forte competizione sul mercato, chiudere le strade dell’alternativa, è qualcosa di dannoso: lo sono i monopoli, lo sono la stagnazione, lo sono le dittature. Adobe non è il “male”, ma il suo modo di pensare, di fare business, di correre verso l’innovazione è tradizionale ed è totalmente “money oriented”. Le auto elettriche sarebbero così forti sul mercato se non ci fosse stata Tesla a “cambiare la scena”, non con le parole ma con i fatti, con le vendite? Sicuramente no: serve avere qualcuno/qualcosa che da’ un immenso fastidio per smuovere e cambiare le cose.
Vedere che tanto le cose non cambiano, che tanto il grande mangia ancora e sempre di più il piccolo (anche se siamo in un’era in cui i valori sembrano invece avere qualche speranza), che tutto poi alla fine porta al far vincere non chi ha le idee ma chi ha la forza di schiacciarle, fa credere che non abbia senso cercare una strada alternativa, ed è davvero triste.
Ci sentiamo stupidi a polemizzare sul fatto che, ancora, valgono più 20 miliardi dal voler cambiare il mondo, ma lo sappiamo bene tutti che nella storia i soldi non valgono nulla, non generano il futuro, i soldi, e in questo momento così difficile di evoluzione abbiamo bisogno di credere che ci sia una forza che lotta per migliorare un po’ anche il mondo, altrimenti inutile sperare che il Pianeta si possa salvare, visto che si fanno più soldi continuando ad inquinare e a distruggere le risorse naturali, che non cercare nuove ed impegnative alternative.
Forse la visione di Figma potrà far crescere i prodotti di Adobe (che potrebbero, tra un paio di anni, non certo tra pochi mesi, diventare più collaborativi, più web oriented, più coerenti con il mondo che corre in avanti), ma quando succederà ci si domanderà…. cosa avremmo potuto vedere se Figma fosse rimasta concentrata sul futuro del settore e non su svecchiare Adobe e contribuire alla crescita del suo fatturato? Sappiamo quello che perdiamo, non quello che avremmo potuto conquistare. Il video (tradotto in italiano, quindi facilmente fruibile da tutti) pubblicato su MilanoFinanza mette in evidenza il pensiero del CEO di Adobe, Shantanu Narayen: soldi soldi soldi. Non siamo, non vogliamo essere, non ci interessa essere azionisti di Adobe, e stare seduti a contare i soldi con avidità (e ben poco interesse all’evoluzione dell’era della creatività). Ovvio che quello che viene detto in una intervista “finanziaria” va contestualizzata in quel settore, ma fotografa perfettamente il concetto: per Adobe è opportunismo per recuperare terreno, per svecchiare una visione tecnologica, per fermare un concorrente (lo ha fatto in passato con Aldus, con Macromedia, con Substance 3D… l’unica che non ha acquisito come concorrente davvero pericoloso è stato Quark Xpress, ma i motivi erano legati alla struttura societaria di questa azienda, forse l’unica che Adobe ha combattuto e vinto sul campo di battaglia e non col il portafoglio), non per usare uno spirito da start-up che vuol far vincere le idee e creare sempre più una community di utenti che hanno voce in capitolo, come finora è stato.
Oggi pochi hanno guadagnato tanto, ma tutti hanno perso (sempre che questa acquisizione venga completata): è stato ribadito, nei comunicati stampa (e lo abbiamo citato molte volte in questo articolo), che si apre una nuova era della creatività, ma non sembra così: sembra rimanere e vincere la stessa non creatività che contraddistingue tutte le aziende troppo grandi da avere bisogno della vera creatività per vincere sul mercato.
Forse il mondo noi lo abbiamo visto sempre troppo da “Calimero” (ve lo ricordate il personaggino delle reclame degli anni 60/70? Che diceva: “è una ingiustizia, però…”), siamo sempre stati piccoli e neri e quindi per essere ascoltati abbiamo sempre (lo abbiamo fatto volentieri) dovuto “rompere le scatole”, ma vorremmo vedere che ci può essere spazio per trovare soddisfazione di poter cambiare il mondo da fuori e non da dentro i centri del potere. Figma, fuori da Adobe, avrebbe potuto proporre un nuovo modo di pensare a Photoshop, dentro Adobe può solo proporre tiepidi aggiustamenti, avrebbe potuto pensare ad un modo nuovo di pensare al 3D, alla produzione video, ci sono menti geniali dentro Figma, ma forse oltre al fatto che non ci sarà spazio per queste idee in una struttura così grande e strutturata, forse si perderà anche quell’entusiasmo e quel pensiero da “rivoluzionari”: è difficile essere “arrabbiati” quando si hanno 20 miliardi di dollari in tasca.
Questa settimana abbiamo fatto un SundayJumper lunghissimo, quindi niente notizie, che torneranno puntualmente settimana prossima. Venerdì ci vediamo invece con chi partecipa al nostro evento Futur(e)scape. Se volete, c’è ancora un posticino live, e potete comunque prenotare il video, a questo [LINK]