Quando la forma semplifica l'adozione al cambiamento (ma non la sostanza)
Hanno presentato delle nuove ammiraglie tra le fotocamere professionali, ricche di tecnologia AI. In questo modo, questa rivoluzione sembra più semplice da accettare, ma sarà così?
In questo ultimo Sunday Jumper prima delle vacanze, facciamo un piccolo viaggio di coscienza su quello che si sta verificando nel mondo della fotografia e delle sue “regine”, ovvero delle fotocamere che spingono verso i nuovi orizzonti della produzione di immagini fotografiche. Qualche giorno fa, sono state presentate nel mondo le nuove fotocamere destinate ai professionisti da parte di Canon, nello specifico la rinnovata R5 (versione Mark II) e la tanto attesa R1, ovvero la fotocamera di punta, destinata in particolare ai professionisti che si occupano di immagini di sport; abbastanza ovvio, considerando che tra qualche giorno saranno di scena le Olimpiadi di Parigi 2024.
Ecco, in queste presentazioni, al di là della potenza, della velocità dei nuovi processori, delle caratteristiche evolute che contraddistinguono questi apparecchi, ci siamo soffermati su alcuni elementi che per noi sono importanti. E, non a caso, sono legati all’intelligenza artificiale. Sappiamo bene che c’è una porzione di professionisti che sta approfondendo, studiando, analizzando le potenzialità di questa innovazione/rivoluzione, e una parte che invece sembra quasi contraria e contrariata, e che vuole starne distante. Ovviamente, come in tutto, vale la regola che dice che qualsiasi opinione e presa di posizione merita rispetto, quello che però non possiamo non notare è che - lo abbiamo detto mille volte - non è possibile tenere al di fuori uno tsunami come l’AI, perché non può essere circoscritta, non può essere evitata. Tant’è, secondo noi, meglio accettarla, comprenderla, approfondirla, farla diventare parte del nostro processo di creazione e produzione professionale, e anche nel quotidiano della nostra vita.
La dimostrazione di questo è che dentro queste nuove fotocamere, che rappresentano il vertice della produzione mondiale (insieme agli altri brand leader, rimasti pochi ma ovviamente di grande pregio, non è certo questo il momento di fare classifiche, semmai elogiare lo sforzo collettivo di quelle aziende che investono e inventano meraviglie in un mondo sempre più ristretto), ci sono moltissime e sempre crescenti tecnologie AI. Qualche esempio?
L’AF più evoluto presentato da Canon permette non solo di ottimizzare la sua resa grazie a potenti soluzioni come quella di individuare dove l’occhio sta concentrando la sua attenzione e mettendo quindi a fuoco quel dettaglio, ma sfrutta il potenziale del deep learning per identificare i soggetti, mentre il processore DIGIC Accelerator li segue e li cattura con una precisione superiore. La modalità Action Priority è anche in grado di identificare il soggetto in base all'azione, aiutandoti a prevedere gli sviluppi successivi. Cosa significa? Che in pratica, degli algoritmi di deep learning (leggete: AI) prevedono cosa mettere a fuoco perché per esempio capiscono chi farà goal, spostando la messa a fuoco su di lui. Impressionante, ovviamente, potenzialmente pericoloso (ma si vedrà nella pratica, ce lo diranno i professionisti una volta che useranno queste tecnologie), ma di sicuro si tratta di una integrazione dell’AI molto forte.
C’è poi sempre l’AI che migliora e riduce, anche in camera, il rumore causato dalla scarsa luminosità e poi è stato incluso un sistema basato su AI di “upscaling” per aumentare la risoluzione delle immagini che vengono realizzate: anche in questo caso, una tecnologia che ben conosciamo nell’ambito della post produzione con strumenti dell’AI: abbiamo parlato a lungo e abbiamo testato, oltre che usato quotidianamente nel nostro lavoro, il meraviglioso tool chiamato Magnific che fa esattamente questo, anche se con risultati che dovrebbero essere comunque ancora nettamente superiori: Magnific permette di aumentare la risoluzione di 10x (il sistema interno di Canon lavora su un 4x), ha mille settaggi per calibrare la resa e - qui dovete valutare se è un vantaggio o uno svantaggio - Magnific aumenta anche il dettaglio delle immagini, mentre la soluzione di Canon dichiara di aumentare solo la quantità di pixel.
Vedremo in futuro, per ora è impossibile fare dei test (le macchine sono ancora in uno stadio di sviluppo, la disponibilità sarà in autunno e per giustissima regola non è possibile pubblicare risultati e ancor meno test in questa fase). Quello che vogliamo dire è che a volte la strada migliore per accettare le innovazioni è quella delle costanti che apparentemente ci sembrano garantire continuità: per esempio, fin quando la rivoluzione dell’AI avrà la forma di una fotocamera, tutto sarà più facilmente accettabile, quando questo “assistente” prenderà le sembianze di un robot (siamo vicini a questo... e non solo in ambito fotografico ovviamente), allora sarà più difficile. Se continuiamo ad usare Photoshop e vediamo integrate delle soluzioni AI, finiamo con il credere che sia solo una “nuova funzione” (e Adobe su questo ovviamente sta facendo un eccellente lavoro di marketing), ma se di colpo gli strumenti sono diversi, se invece che usarli offline ci dobbiamo connettere ad un server Discord di cui forse non sappiamo nulla, allora ci sembra che sia un mondo alieno e che non sia quindi vicino a noi.
L’AI nella fotografia è già dentro - pesantemente - gli smartphone, ma non percepiamo questo come qualcosa di cui dovremmo occuparci, se sarà dentro (e anche un po’ nascosto) dentro ad una reflex o ad una mirrorless (le reflex sono ormai un ricordo del passato...), allora tutto ci sembrerà non solo più accettabile, ma anche piacevole, utile, positivo.
Le “macchine”, qualunque sia la loro forma e il loro ambito specialistico, sono macchine, funzionano con software e firmware, si evolvono (o possono evolversi) con grande velocità, tendono a sostituirsi in molte funzioni al nostro operato e al nostro lavoro. Non ci sono differenze, le macchine che conosciamo non necessariamente tutelano di più o di meno il nostro futuro. Se clicchiamo il bottone “Parla con noi” sul sito di Canon Italia, ci viene chiesto prima di tutto se siamo “consumatori” o aziende (tra parentesi, “consumatore” è colui che consuma, e parlare di qualcuno che “consuma una fotocamera” forse richiederebbe una valutazione linguistica un po’ più profonda della semplice traduzione dall’inglese “consumer”).
Forse qualcuno noterà che non c’è la voce “professionisti” eppure quel bottone è un modulo di contatto per approfondire il dialogo su un prodotto dichiaratamente “professionale”. Direte (e lo diremmo anche noi) che “azienda” è qualsiasi realtà che si muove con un approccio “d’impresa” e quindi sarebbe giusto definire “azienda” anche un professionista che realizza per lavoro “fotografie”. Peccato che alla voce che richiede di descrivere la propria attività “aziendale” ci sono mille competenze/specializzazioni, ma non c’è quella di fotografo/a. C’è “Professionista del settore video” ma non “professionista del settore foto”. Al limite “Libero professionista/Freelance”, che però non definisce certo nel dettaglio un fotografo o una “azienda che produce fotografie”.
C’è da fare un grande lavoro, un grande dialogo, una grande presa di coscienza: da parte di tutti, aziende, produttori, professionisti. La sintesi di tutto questo è: troviamo il nostro spazio, il nostro vantaggio, i nostri strumenti (tradizionali o innovativi) e specialmente cerchiamo di non rimanere indietro. Questa rivoluzione ha bisogno di grande e profonda attenzione: magari in queste settimane di “vacanze” fate tesoro di questo consiglio e muovete i vostri passi (primi, o più approfonditi) verso il mondo dell’immagine AI.
Buone vacanze da tutti noi, ci ritroviamo a settembre!