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Quando l'innovazione genera sbadigli qualcosa non sta funzionando...
L'accelerazione tecnologica richiede uno sviluppo che deve essere eccitante, entusiasmante, capace di stupire. Quando invece le innovazioni sono tiepide e troppo lente... si rischia la noia
Photo by Shelley Kim on Unsplash
Guardare al futuro impone una grande fatica, specialmente per le aziende che devono il loro successo al fatto di essere riuscite a garantire coerenza nella loro proposta nel tempo: anni e anni per guadagnare il rispetto e l’attenzione di un gran numero di utenti porta poi a pensare alle loro esigenze, alle loro aspettative, si finisce con il pensare al come pensano questi clienti e, di conseguenza, si cerca di prevedere quelli che potrebbero essere i punti da toccare per guadagnare nuovi consensi e motivare i successivi acquisti. Si sa: il migliore cliente è quello che ha già comprato, e a lui si guarda con maggiore attenzione.
Questa strategia funziona fino a quando non arrivano gli tsunami, fino a quando un’onda d’urto modifica l’assetto del mercato, fino a quando quelli che erano “i clienti” non diventano secondari, irrilevanti, non più interessanti al fine dei numeri. E allora, le aziende cominciano ad annaspare, come cani nell’acqua: grandi schizzi, rumore, ma percorsi non sempre lineari. Da osservatori ormai “datati”, ne abbiamo visti tanti di percorsi fatti di paura e di incertezze, e ci fa sorridere quanto le sicurezze apparenti nelle presentazioni ufficiali e stampa dei responsabili marketing, messi alla guida di questi difficili periodi storici, siano inversamente proporzionali al successo di queste iniziative.
Per esempio, in questi giorni sono stati fatti diversi annunci di nuove fotocamere… parliamo di queste, il discorso potrebbe essere adattato a tanti altri settori che seguiamo (ne seguiamo tanti), ma è evidente che la fotografia si sta arrotolando su se stessa e non sa come innovarsi. Beninteso: da amanti delle fotocamere, troviamo tutti questi nuovi apparecchi assolutamente meravigliosi, avessimo più che soldi tempo per fare fotografie le compreremmo tutte. Ma sappiamo che questo mercato rischia di non poter vivere e sopravvivere se si vuole puntare al solo pubblico di veri appassionati, a meno che non si faccia come fa Leica che addirittura - con grande intelligenza - ha fatto “rinascere” la Leica M6 a pellicola [LINK] e continua sulla strada del lusso, del prodotto ad altissimo costo per un pubblico di super nicchia e che ha dichiarato di non riuscire a star dietro agli ordini del mercato, per il troppo successo.
Quali sono le chiavi usate dal marketing (che ovviamente influenza la produzione e ancor prima la ricerca e sviluppo) per trascinare le vendite? Sempre le stesse: la migliore qualità, ancora più qualità… come se servisse. O meglio: certo che la qualità serve, ma quando ogni due o tre anni si dice che “la nuova fotocamera ha ora una qualità più alta”… chi ci crede più? Di sicuro è migliore, ci mancherebbe anche che la qualità del nuovo sia inferiore al modello precedente, ma quando la qualità del modello “precedente” era già superiore alle aspettative del mercato e degli utenti, a cosa serve questa rincorsa? Si parla, per parlare di qualità, di passaggio dal 4k all’ 8K, come la nuova ovvia ed evidente evoluzione tecnologica (che si riassume con il concetto: compra il nuovo modello, perché ha l’8k video), e in questo momento si sta discutendo la possibile messa al bando dei televisori 8k perché consumano il doppio di quelli 4k e in questo clima di austerity potrebbe non essere tollerato [LINK], cosa ce ne faremo, quindi? Altra voce di “crescita qualitativa” è ovviamente l’aumento del numero di pixel, su cui nemmeno ci dilunghiamo perché sappiamo bene che abbiamo superato da tanti anni le reali esigenze di risoluzione, per di più è evidente dai fatti che l’evoluzione della qualità passa dalle tecniche computazionali e non dall’aumento del numero di pixel, lo dimostra la crescita qualitativa che si è ottenuta sugli smartphone in questi ultimi cinque anni; quindi, con l’aumento dei pixel stiamo solo facendo contenti i produttori di schede di memorie, hard disk e computer che devono essere sempre più potenti per poter gestire questi dati in perenne crescita. Altro esempio di “crescita di qualità”, che fa un po’ sorridere, è l’enfasi e il tentativo di comunicare l’affiancamento dell’intelligenza artificiale, a supporto per esempio della messa a fuoco automatica; fa sorridere perché è chiaro che si tratta di un importante punto di evoluzione, ma in questo periodo stiamo vedendo la velocità con cui si sta sviluppando la generazione di immagini usando le piattaforme di intelligenza artificiale che leggere che ora i sistemi “intelligenti” siano in grado di distinguere e ottimizzare il tracking distinguendo una persona da un aereo da un cagnolino… beh, sembra un po’ una conquista non così eccitante.
Poi si parla, come miglioria, dell’aumento della potenza dei processori… Una delle domande che mi piacerebbe approfondire (dubito che le aziende del settore, attraverso i reparti che davvero sanno come funzionano gli apparecchi che vendono, sappiano o vogliano risponderci… ma siamo qui ad ascoltare e stupirci, nel caso) è: quando si parla di processori super potenti, sempre più potenti, sempre più potenti… che potenza hanno rispetto ai processori che per esempio fanno “funzionare” gli smartphone di ultima generazione, oppure i computer più moderni? Un processore tanto decantato nelle presentazioni delle ultime mirrorless super PRO, quando producono in termini di capacità di calcolo, rispetto ad un processore di tipo M1 Pro Max (e prossimi M2 della stessa fascia) dell’ultima generazione Apple ospitato sui suoi computer più potenti (faccio questo riferimento perché sono tecnologie che conosco meglio, ma ci siamo capiti: è solo un esempio)? Questo non è un dettaglio, serve per capire se questi processori potranno svolgere attività di un computer (ovviamente specialistiche nel campo della cattura delle immagini), quando si parla di intelligenza artificiale questo confronto non è per nulla banale.
Chi produce immagini, sul serio, per lavoro, per professione, ha problemi diversi da quelli che sembrano essere messi in evidenza dal marketing dei nuovi prodotti: la prima esigenza è quella di eliminare il concetto di apparecchio-centrico: le immagini funzionano se possono viaggiare veloci, se sono condivisibili, elaborabili, pubblicabili in tempo reale, e questo richiede connessioni che le fotocamere e videocamere che semplicemente NON hanno, e le soluzioni semplici, del tipo connessioni Bluetooth e WiFi tanto decantate negli annunci, permettono nella realtà una goffa connessione ad uno smartphone e semplicemente non sono una risposta concreta. Un merito va a Fujifilm che dovrebbe proporre le prime foto/videocamere (H2S / X-H2) compatibili con il sistema Frame.io (se non lo conoscete, vi consigliamo di darci un’occhiata, è davvero una soluzione interessante), ancor di più da quando è stata acquisita da Adobe che quindi la sta integrando ai propri flussi di lavoro video [LINK]. Sebbene sia un merito per Fujifilm, va detto che la procedura di trasferimento richiede un accessorio aggiuntivo, dal costo superiore a 1000 euro, il FT-XH File Transmitter [LINK] richiede un collegamento LAN (cavo) che ovviamente ha bisogno di una connessione internet: se volete approfondire, il processo viene spiegato qui [LINK]. Ripetiamo: bella idea, bella soluzione… ma la stessa soluzione di integrazione di Frame.io si trova ad esempio in un’app, FilmicPro [LINK], disponibile a pochi euro per gli smartphone, e probabilmente la migliore app al mondo per fare video con questi apparecchi, con funzionalità che pochi apparecchi professionali possono offrire.
Un’altra caratteristica di cui sentiamo una grande esigenza, da professionisti che lavorano sull’immagine, specialmente sui canali digitali, è l’adattamento delle immagini in termini di inquadratura ai formati più richiesti per ogni esigenza: quanto sarebbe interessante che ci fosse un automatismo (non diciamo obbligatorio, ma usabile all’occorrenza) per produrre in un solo scatto poi - grazie alla famosa intelligenza artificiale - inquadrature ottimizzate per l’orizzontale, il verticale, il quadrato, i formati già impostati come risoluzione e rapporto tra i lati per tutti i social, versioni foto e video, per creare dei pacchetti pronti agli usi. Questo coinvolge la fase di ripresa (sarebbe “top”) ma anche la post produzione: sorridiamo quando vediamo come gli strumenti più tradizionali ed usati per la post produzione di immagini non tenga ancora conto di questa esigenza, che invece troviamo in software considerati “amatoriali” (e sottostimati), come per esempio permette di fare Canva [LINK], oppure la comodissima applicazione Powersize [LINK] sviluppata (per Mac) dal nostro amico Alex Raccuglia che fa esattamente questo molto bene, provatela e date un’occhiata anche a quest’altra che si chiama Ulti Media Converter che fa magie in un click (per foto, video, audio e molto altro) [LINK], ma abbiamo appena scoperto anche in un nuovo e rivoluzionario sistema di creazione di presentazioni, dei geni della società IA [LINK] e che si chiama IAPresenter [LINK], che permette (tra le altre cose) appunto di fare slide responsive: ne parlavo all’interno del nostro team, qualche settimana fa, pensando al fatto che il mondo della comunicazione, ma anche quello della formazione, del come si presentano progetti e idee, richiederebbe un adattamento agli schermi che li visualizzeranno: è così con i siti, è così con le app, è così per i libri di testo… sarà così per tutto, comprese le immagini. E chi progetta sistemi evoluti per creare, distribuire, condividere immagini deve pensarci. Oggi, non tra dieci anni, e nemmeno tra dieci mesi.
Non imboniteci con la bellezza e con la qualità: dateci innovazione vera, altrimenti non ci sarà un domani
Notizie della settimana, a cura della redazione di Jumper
Impugnare uno smartphone per scattare fotografie e video come se avessimo tra le mani una fotocamera “vera”? Lo abbiamo scovato su Kickstarter e proprio un paio di giorni fa ci è arrivato, molto comodo, ora viene venduto qui direttamente [LINK]
Stampante per smartphone a sviluppo immediato? Eccola, da Fujifilm, carinissima [LINK]
Vi capita di dover navigare in incognito su Chrome… ehm… forse non ci state riuscendo poi così bene [LINK]
Ok, immaginiamo che lo sappiate tutti, ma ora per usare le librerie dei colori Pantone all’interno dei pacchetti Adobe, bisogna pagare. Detto questo, il plug in per gestirli, che richiede come detto un abbonamento (ma 7 giorni Free, per provarlo), merita di essere approfondito (se il tema vi serve per lavoro e non solo per fare polemica) [LINK]
Stiamo testando LUMA AI, una app in beta, interessante per creare immagini 3D partendo da pochi scatti di un soggetto reale. Vi faremo sapere, se volete ;-) [LINK]
Moda e mondo digitale: un articolo che fa il punto della situazione [LINK]
Animazioni anche per effetti di scroll con Figma, un plug in bellissimo, si paga, ma è davvero cool… già, anche le cose a pagamento possono essere cool ;-) [LINK]
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