Sappiamo distinguere una fotografia vera da una generata con l'AI?
Non è una gara, e nemmeno un orgoglio da esporre come una medaglia. La sfida non è "capire" la presenza dell'AI in un'immagine, ma acquisire una coscienza di quello che si può fare (e perché farlo)
Quanto siamo capaci di comprendere se un'immagine è stata generata dall'AI o è "reale"? Questa domanda include moltissime considerazioni e pensieri, spesso li trattiamo all'interno dei nostri spazi di informazione dedicati nello specifico a questo tema (la nostra rivista, i nostri laboratori, i nostri corsi), e quello che notiamo è che l'opinione anche di professionisti che lavorano sull'immagine è che le immagini AI, anche se "provano" ad essere fotorealistiche, poi si capisce che sono fatte con l'AI per la loro "falsità", per l'effetto plastica, per la mancanza di dettagli davvero credibili.
La verità è che questa valutazione è troppo superficiale, e figlia di una debole conoscenza (a volte nessuna) e ancor di più, la debole (a volte nessuna) conoscenza e cultura visiva di chi produce immagini AI, ricordandosi che sono centinaia di milioni di persone che lo fanno, ogni giorno. Vediamo qualche dato relativo al 2024. In totale, sono state scattate 1,94 trilioni di fotografie, una percentuale schiacciante, il 94% proviene da smartphone, relegando la fotografia professionale a una nicchia del 5%. Le immagini realizzate con sistemi AI sono invece 34 milioni al giorno, quindi sono state oltre 15 miliardi dal 2022 al 2024. Il mercato dell’AI imaging sta registrando una crescita vertiginosa, e le proiezioni per il 2030 suggeriscono che il numero di fotografie tradizionali raggiungerà i 3 trilioni annui. E, se è vero che questo aumento quantitativo (così come quello delle fotografie scattate con gli smartphone) non necessariamente si tradurrà in opportunità per i professionisti, insistiamo col dire che queste opportunità ci sono, e sono tantissime. Il mercato più ampio dell'AI generativa, incluso il settore delle immagini, è valutato $66,66 miliardi nel 2024 e raggiungerà $207 miliardi entro il 2030. Difficile credere che un valore economico come questo possa consentire a chiunque ci stia leggendo (e chiunque, in generale) di rimanerne fuori, o di rimanere esente dalle conseguenze.
Tanti (tanti) anni fa abbiamo visto lo stesso disinteresse nei confronti "dei computer" quando la fotografia stava affacciandosi dentro questo mondo così diverso dalla creatività, non solo l'abbiamo visto, ma lo abbiamo anticipato, lo abbiamo spiegato, lo abbiamo fatto comprendere. Oggi, anche se qualcuno è tornato o è rimasto alla pellicola e agli sviluppi in camera oscura (che sono una nicchia interessante, beninteso, ma per pochissimi), chi potrebbe permettersi di non lavorare con il digitale? Nessuno (e le eccezioni che potrebbero esserci sono la conferma). Sono serviti 10 anni per questa conversione totale, 15 forse? Il problema (o l'occasione, specialmente per chi ha fretta, per età, per necessità, per ansia) è che i processi si sono velocizzati. Dal 2022, quando di fatto i primi esempi di immagini AI sono stati generati con le intenzioni di creare un nuovo modo di affiancarsi alla fotografia a oggi, febbraio del 2025, la qualità è migliorata di 100, 1000 volte, e siamo solo agli inizi: questi sono mesi che ci stanno portando ad un altro step importante di evoluzione della qualità, oltre che all'integrazione tra fotografia, video, audio, musica, 3D, animazioni. Tutto, per realizzare tutto. Non ci saranno occasioni che si aprono, che si stanno aprendo? A cosa serve rimanerne fuori? A cosa serve guardare da fuori e dire... tanto non funziona. Dove porta il "tanto io produco qualità", senza capire che la qualità non si fa con le parole, ma con i fatti, e l'AI oggi permette di ottenere risultati di altissima qualità, in moltissimi casi superiori a quelli tradizionali?
E poi c'è il mercato: siamo artisti che fanno "quello che sentiamo", o professionisti che rispondiamo alle esigenze del mercato, e guadagniamo (sopravviviamo, oppure viviamo bene) grazie alle sue richieste?
Le sfide dei prossimi mesi ci portano ad analizzare le evoluzioni della tecnologia, le integrazioni possibili tra vari linguaggi visivi e audiovisivi finora rimasti troppo distanti tra di loro e che ora si uniscono grazie alla nostra capacità immaginativa, che diventa sempre più importante rispetto alle capacità tecniche (chi sa immaginare vale di più di chi sa eseguire). Ma ovviamente ci sono altre sfide, di carattere etico, delle regolamentazioni (che in Europa siamo molto bravi a imporre, e dobbiamo capire se questo ci porta dei vantaggi o degli svantaggi, ne ha parlato proprio Mario Draghi), ne hanno parlato molto all'evento Artificial Intelligence (AI) Action Summit che si è tenuto il 10 e l'11 Febbraio a Parigi, quando la Francia ha dichiarato l'impegno di investire 109 miliardi di euro nel settore dell'AI (e noi in Italia ci domandavamo se doveva vincere Giorgia oppure Olly a Sanremo...). E poi c'è l'aggiornamento continuo, perenne che richiede quindi tempo, sforzo e investimento. L'altro giorno abbiamo letto un articolo sulla rivista Linkiesta Magazine 04/24 – Scenari 2025 che aveva il titolo "L'AI può aiutarci a ravvivare la passione per l'apprendimento permanente" ed è la traduzione di un articolo uscito a dicembre del 2024, quindi un paio di mesi fa, sul New York Times (titolo originale: How A.I. Can Revive a Love of Learning - Modern technology offers new possibilities for transforming teaching.).
Capire che siamo in un’era di apprendimento permanente possiamo viverlo come un motivo di ansia, ma anche (e speriamo sia così, per noi lo è) un bel modo di guardare al futuro, dove siamo portati a crescere, a capire costantemente, a metterci sempre di dubbio ma anche a trovare nuovi equilibri.
Questo articolo mette in evidenza come l'AI può essere uno strumento per "rivoluzionare l'istruzione migliorando i percorsi individuali degli studenti in modi prima impensabili", chiarendo che l'intelligenza artificiale non sostituirà mai il tocco umano nella formazione, ma potrà amplificare le qualità degli insegnanti, fungendo da co-pilota per migliorare l'efficacia dell'insegnamento. Ma in altri articoli dello stesso Professor Anant Agarwal si parla moltissimo di potenziamento individuale, non solo di sostituzione del lavoro umano, che permette di analizzare i comportamenti digitali per fornire insight personali significativi, aiutare le persone a comprendere meglio i propri modelli comportamentali e decisionali e quindi essere un importante strumento per il nostro futuro "umano".
Ma torniamo alla domanda iniziale: come facciamo a distinguere un'immagine reale (fotografica) da una generata dall'AI? Su questa discussione c'è molto da dire, anche perché in modo molto confuso le aziende tecnologiche provano a dare una risposta più orientata all'assopire le preoccupazioni delle persone che non a creare cultura reale. È il caso di Samsung che di recente ha introdotto la serie Galaxy S25 con miglioramenti nell'autenticità dei contenuti tramite lo standard C2PA, ma solo per immagini generate da AI. Questa scelta è considerata incompleta e controproducente, poiché si concentra troppo su immagini generate da AI invece che su quelle reali. La soluzione ideale sarebbe giustamente (secondo noi) semmai etichettare tutte le foto reali con metadati C2PA, rendendo superfluo identificare quelle generate da AI.
Dobbiamo pensare davvero che il problema sia solo etichettare, solo avere strumenti di AI che controllano l'AI? È davvero importante distinguere e separare le immagini vere da quelle "false"? Sempre, in tutti i casi? Secondo noi, prima di tutto, dovrebbe esserci la capacità dei professionisti del settore dell'immagine di capire cosa si può ottenere, come si possono plasmare, interpretare e personalizzare le immagini generate dall'AI, esattamente come, da sempre, è stato necessario per creare immagini di valore, poco importa con quale tecnica (fotografia, pittura, AI...).
Esempi di immagini generate con l’AI, con utilizzo di profili personalizzati. Vi possono piacere, oppure no (essendo “personalizzate” indicano un gusto, e non l’assoluto), ma vi mostrano come l’AI non ha una unica interpretazione visiva, ma molteplici, pressochè infinite.
Vi mostriamo un esempio che non vuole essere assoluto, ma solo un momento di riflessione: qui sopra e qui sotto trovate delle immagini tutte generate con l'AI. Al netto del gusto, e anche del dettaglio, vi facciamo riflettere tra quello che viene percepito come "il sapore delle immagini AI" e quelle che invece, a parità di prompt quindi della stessa medesima richiesta, senza aggiunta di alcun dettaglio descrittivo o interpretativo, risulta come risultato. Vi possono piacere o non piacere, potete analizzarle nel dettaglio quasi scientifico e "individuare tracce di AI" magari anche nelle immagini che sono più "personalizzate" e meno "fredde", quello che vogliamo mettere a fuoco è che NON esiste uno stile AI, ma solo una mancanza di stile (e quindi si lascia "la macchina" a prendere il sopravvento) o uno stile personale, dove il gusto dell'autore appare evidente, e ovviamente varierà da autore ad autore, come è giusto che sia.
A sinistra, due immagini generate con AI che usano dei profili personalizzati, a destra le “classiche” facce di plastica dell’AI generate senza cura e senza interventi di personalizzazione. Il prompt è lo stesso, ma il risultato decisamente no, giusto? ;-)
Il futuro dell'immagine AI è solo agli inizi; come detto ci aspettiamo a giorni una nuova generazione di qualità superiore, ma è evidente che bisogna metterci la testa in questo mondo, per trovare le PROPRIE risposte e non solo banalmente quelle che "arrivano in automatico" dalle macchine; vale per l'AI, vale per le fotocamere e smartphone (con tutti gli automatismi che decidono che stile applicare), vale per i pennelli.
Se volete pensare al vostro futuro, vi consigliamo di iniziare a venire ad ascoltarci alla LIVE del nostro Aiway LAB il 25 febbraio 2025 dove parleremo di parecchie cose sull'evoluzione del mercato dell'AI, e in particolare mostreremo qualche flusso di lavoro a confronto nella produzione di video generati con l'AI, approfittando che in questi giorni diverse aziende hanno presentato delle soluzioni e... spoiler, non è detto che le aziende alle quali siamo più vicini sono quelle che si dimostrano più vicine a noi. La Live è gratuita (anche il video che viene pubblicato il giorno successivo per recuperare, approfondire, integrare quanto “vissuto” online) per tutti gli abbonati ad Aiway LAB ma è acquistabile da tutti voi (se non siete abbonati) a questo link.
Ci vediamo, nel frattempo buona settimana da parte di tutti noi.