Smettiamola di alimentare l’algoritmo
Chi vuole controllarci (per guadagnare sempre di più) ci dice che dobbiamo essere pecore che in gregge si muovono belando tutte allo stesso modo. Cambiamo prospettiva: è il momento di farlo.
Stiamo per chiudere quest’anno, che non sappiamo come sia stato (da settembre 2023 ad agosto 2024), per come lo abbiamo visto noi è stato pesantissimo, anche se ha portato una quantità immensa di evoluzioni: tecnologiche, culturali, filosofiche. Chissà se è questa la “verità percepita” da chi ci legge, da chi vive nella nostra stessa “fetta di mondo”, ma sul concetto di verità avremo molto da dire, e stiamo scrivendo molto: lo leggerete presto.
Una delle cose che, però, come verità quasi assoluta, è evidente, è che deve esistere un momento in cui si inizia ad avere la coscienza che stiamo dedicando troppe energie a quella che è l’economia degli algoritmi, allo sfamare un orco che abbiamo creato e che sembra essere diventato “il mondo stesso”.
Si cerca, in ogni momento, di aggradare un tiranno che ci impone di produrre (gratis, anzi spesso pagando noi) contenuti e pensieri con l’unico obiettivo di dimostrare di essere vivi. Ci si concentra non su quello che vogliamo o dobbiamo fare, ma su quello che deve contribuire alla nostra sopravvivenza (apparire, essere visibili, essere ricercabili e trovabili). Siamo circondati (si è... noi tendiamo a circondarci di persone che pensano in modo più trasversale, lo consigliamo anche a voi) da consiglieri che ci dicono quello che dobbiamo dire, come lo dobbiamo dire... e dicono le stesse cose a tutti, come se ci fosse spazio per tutti che dovrebbero fare le stesse cose per essere TUTTI visibili.
Chiunque abbia un cervello ancora connesso capisce bene che non è possibile che tutti, andando in gregge verso la stessa destinazione e belando allo stesso modo, possano sperare di primeggiare sul gregge stesso, eppure ormai sembra che non ci sia alternativa. Quindi seguiamo le regole della SEO, facciamo tutti le stesse cose che sono “in trend”, seguiamo i passi di quelli che ci convincono con le parole, gli atteggiamenti, le “false verità” (quelle di cui, come detto, ci stiamo occupando) ci dicono che se facciamo quello che ci dicono (e paghiamo per quello che ci dicono, sotto forma di soldi o anche solo di tempo) diventeremo come loro... e questa è l’unica verità: diventeremo come LORO, i Fuffa-Guru, quelli che poi una tardiva azione dell’Antitrust ha messo in luce, e sui quali sta indagando.
Alimentare gli algoritmi non ha mai funzionato realmente, se non per quelle 3-4 aziende al mondo che su questo hanno creato fatturati e un potere quasi inattaccabile nemmeno dai governi (figuriamoci dai semplici singoli utenti), ma ora è davvero la strada perdente in assoluto. Proprio perché prevedibili e statisticamente analizzabili, ormai questo approccio è in mano all’intelligenza artificiale che può creare miliardi di contenuti (testi, titoli, immagini, video, dati che generano dati artificiali), azzerando la possibilità di avere, come singoli (persone o aziende) un risultato anche solo decente. Abbiamo perso, e forse questa è una buona notizia.
Andare su Instagram o su Facebook o su Tiktok, ma anche “sui motori di ricerca” e sperare - usando le regole degli algoritmi, creando contenuti per alimentarlo - di guadagnare visibilità non ci renderà più nulla, e allora: che fare?
Per fortuna, ci sono realtà che questa coscienza l’hanno maturata, per esempio il mensile inglese GQ che ha deciso, con coraggio, di cambiare strada, lavorando su meccanismi che avrebbero inevitabilmente ridotto il traffico di lettori sul sito, ma ottenendo un prezioso aumento del 47% nell'engagement degli utenti britannici, con un totale di 71 milioni di minuti coinvolti nell'ultimo anno. Prima erano più persone ad arrivare sul sito - catturate dagli algoritmi con contenuti brevi e di facile attrazione - ma andavano via subito, erano solo una massa temporanea: ora sono di meno come quantità, ma è un pubblico più impegnato e fedele.
Tradurre questo concetto nel mondo reale, nel piccolo mondo, quello che ci avvolge e (si spera) ci fa vivere, porta a fare valutazioni pratiche molto evidenti. Qualche consiglio arriva da questo articolo che parla di sei competenze che potranno garantire il futuro nella nostra carriera nell’ambito del design, ve le riassumiamo qui:
Avere una forma a blob: essere flessibili e adattabili, pronti a fare ciò che è necessario per raggiungere l'obiettivo, piuttosto che concentrarsi solo su una specializzazione specifica.
Creare l'inaspettato: offrire soluzioni uniche, innovative e straordinarie che superino le aspettative.
Costruire connessioni e relazioni: la connessione umana è fondamentale nel design, poiché i designer creano esperienze che coinvolgono le persone a livello emotivo.
Comprendere il contesto: avere la capacità di leggere la situazione e adattare il design al contesto specifico, comprendendo le sfumature e il significato culturale.
Pensiero sistemico: applicare soluzioni su larga scala utilizzando schemi prevedibili che portano ordine al caos.
Visione: combinare gusto e pensiero sistemico per presentare il futuro in modo comprensibile e accattivante, una capacità che rimane unica agli esseri umani.
Nella pratica, quello che pensiamo serva è evitare gli algoritmi anche nella nostra progettazione creativa. Troppi contenuti vengono realizzati sulla base di “cose già viste”, di “quello che funziona”, e invece come scritto nell’articolo che abbiamo sintetizzato qui sopra, proviamo a creare ciò che è inaspettato. L’inaspettato esce dagli algoritmi, ma anche dalla logica statistica dell’AI. Per farlo abbiamo due strade: un’immensa ricerca tradizionale, che ci porta ad una crescita della cultura persona, della capacità di percepire quello che altri non “vedono”. La seconda, e sappiamo che sembra in contrasto con quello che stiamo dicendo, è usare la forza dell’AI come strumento di ricerca, che velocizza, che ci permette di ottimizzare molti sforzi per concentrarsi sull’unica cosa che davvero conta, e che conterà sempre di più: scegliere... Scegliere e selezionare richiede grande esperienza, perché avremo di fronte milioni, miliardi di opzioni, e solo la nostra grande sensibilità (che si alimenta, appunto, attraverso la ricerca e l’impegno, e dove l’AI ci può aiutare moltissimo) ci permetterà di raggiungere obiettivi importanti.
Una volta che avremo trovato questo modo di creare l’inaspettato, allora riusciremo ad attrarre non tutti, ma quelli che volevamo raggiungere, e quelli che sapranno e capiranno perché hanno bisogno di noi.
Siate inaspettati, siate esploratori di nuove idee, di nuova creatività, catturate e scegliete le strade che nessuno sta scegliendo. E lasciate gli altri a seguire la strada del gregge, lasciateli belare, lasciateli camminare verso il nulla. Scegliete strade luminose, coraggiose, alternative: smettete di cercare di trovare l’attenzione di milioni di persone (vuote, inutili, ignoranti) e cercate quelli che invece aspettavano solo di incontrare qualcuno come voi.
Buona domenica, ci vediamo settimana prossima con l’ultimo SundayJumper prima della pausa estiva.