

Scopra di più da Sunday Jumper
Sulla carta non c'è futuro, ma ci sono ancora delle carte da giocare
Segnali sempre più drammatici arrivano dalle chiusure di edicole, riviste, giornali, sembrano portare all'inevitabile chiusura di un settore di cui si sente già la mancanza. Ma forse non è tutto perso
Foto: Jumper
Le notizie, quotidianamente, lo confermano: la carta sembra sempre più confinata in un angolo… (purtroppo) nel macroscopico mondo che corre veloce verso il digitale. Qui alcune segnalazioni: ne parla Paolo Iabichino su Linkedin [LINK], il tema della della chiusura delle edicole è triste e lo viviamo con grande dolore, qui sopra una foto che abbiamo fatto qualche giorno fa, che è proprio un simbolo della distruzione di una cultura che è stata così importante per la nostra vita.
Ma il problema è che sono cambiate le abitudini nei consumi dell’informazione, lo dimostrano le notizie di questo periodo. Anche i giganti come il Washington Post che elimina il suo inserto domenicale, il Sunday Magazine [LINK], passa alla sola versione digitale anche uno dei più storici giornali austriaci, che ha dietro alle spalle una storia incredibile [LINK], John Elkann, amministratore delegato di Exor, si dichiara soddisfatto dell’evoluzione di GEDI (che Exor controlla e che comprende testate del calibro de la Repubblica, La Stampa e molte altre) e che in questo articolo [LINK] dichiara:
“GEDI sta procedendo con la trasformazione, nonostante i venti contrari, in particolare quest’anno con l’aumento del costo dell’energia. Questo, soprattutto in Italia, ha un impatto su Gedi per quanto riguarda il costo della carta”.
L’amministratore delegato di Exor ha sottolineato che “negli ultimi due anni, da quando la controlliamo e non è più quotata, Gedi ha fatto due cose: la prima è stato un cambio di dimensione, ha venduto attività che crescevano meno o erano in calo e ha acquisito attività digitali che stanno crescendo e sono profittevoli. Questo è stato un cambiamento significativo. La seconda è stata accelerare sul fronte dell’efficienza e della digitalizzazione” e, grazie a questo, “ha visto accelerare i ricavi che arrivano dalle interfacce digitali in cui è presente”.
Insomma: via la carta e strada aperta al digitale, secondo questa visione di uno dei gruppi editoriali italiani più importanti (e la questione costi energia e costo della carta ovviamente sono temi che sono sul tavolo di questa evoluzione che sembra inarrestabile).
Anche i tentativi di dare nuova vita alle edicole in Italia, per esempio con il progetto Quotidiana [LINK] che in questi giorni pubblicizza per le strade di Milano (forse non solo, l’abbiamo vista sugli autobus che sfrecciano in città) i servizi di consegna della spesa a domicilio. Facciamo gli auguri al progetto di “Nuove edicole” di Civic [LINK] che sembra voler proprio seguire la strada giusta.
La riduzione, in certi casi sparizione delle edicole, direte voi, è un segno dei tempi che sembrano proporre sempre meno progetti cartacei, ma invece sta di fatto che alcuni dei progetti editoriali più interessanti stanno comunque spingendo proprio sulla carta, dove il prezzo di copertina cresce per riuscire a coprire le spese, e rivolgendosi ad un pubblico di nicchia, che riconosce il valore dell’informazione e della qualità editoriale, e che meriterebbe spazi e luoghi che hanno maggiore peso, nelle città e nella vita delle persone. Tra questi progetti, da segnalare Retrospective, un giornale che ripropone il formato broadsheet, da noi in Italia volgarizzato con il nome di formato lenzuolo, che parla "del mondo dell'informazione e della divulgazione cartacea artistica e intellettuale": quando abbiamo comprato il primo numero in stazione lo stesso edicolante si è stupito del prezzo: un “giornale” che costa 8 euro. Se volete saperne di più, ecco un articolo che ne parla [LINK]
Altro progetto bellissimo, dal costo importante ma che lo vale tutto, è il progetto Eccetera [LINK] de Linkiesta che, come si definisce, è dedicato alla moda, al design, ai viaggi, alla cultura e racconta di «altre cose, leggere e vaganti». Per inciso, tutti i progetti di questa casa editrice sono davvero di altissima qualità e diventano - quando finiscono in edicola - dei veri eventi, imperdibili. Le edicole dovrebbero sposare quello che è un concetto di boutique, dove si parla di cultura, di visioni più preziose, integrandosi - se proprio di sole riviste non si può vivere - magari ad altri prodotti che hanno uno spessore e valore superiore, più delle bevande fredde, più delle fotocopie, più dei servizi sostitutivi dell’anagrafe. Dove fisico e digitale si possono unire e non competere, dove si diventa punti di riferimento e luogo di incontro.
Non è una utopia, è una visione concreta, l’altro giorno c’era a Milano Sprint [LINK], evento dedicato all’editoria indipendente e artistica, ed era pieno, gremito, specialmente di giovani, con gli occhi che brillavano sfogliando progetti ed emozioni sulla carta, come per esempio quello del nostro amico e collega docente Gregorio Poggetti che potete apprezzare qui [LINK].
E se qualcuno pensa che queste occasioni si limitino a poche città più grandi, come Milano, Roma e Firenze, la risposta è che non è così, vero che è forse una eccezione che conferma le regole, ma a Perugia (Perugia!) c’è l’edicola più cool di tutta Italia, un vero e proprio punto di riferimento che si apre a tutta Italia vendendo per corrispondenza e sviluppando mille iniziative di successo [LINK].
Quello che è necessario è non far vincere i luoghi comuni, quello di cui siamo convinti e che ci porta non solo a seguire sempre le stesse strade, ma anche a non considerare il fatto che le strade alternative sono spesso più promettenti, rispetto a quelle battute da tutti. Un articolo davvero da leggere è quello scritto da Pier Luca Santoro (uno dei maggiori esperti di media, informazione ed editoria in Italia) su Repubblica dove si parla di Filter Bubble, ovvero del fenomeno che porta ad essere chiusi in una bolla che ci permette di vedere solo i fatti e opinioni che corrispondono al nostro pensiero e alla nostra visione, complici - si dice - gli algoritmi che alimentano tutta l’informazione accessibile, specialmente sui canali social. In realtà, come dice Santoro:
…la filter bubble siano noi. Lo vediamo ogni qualvolta avvengono delle discussioni online su temi di attualità, con gli opposti schieramenti che si affrontano a colpi di informazioni parziali, e di parte.
Leggete l’articolo nella sua interezza: fa riflettere, secondo noi, anche sull’esigenza di credere a qualcosa che non è magari logico, vicino a noi, coerente con “la visione del mondo”. Oggi il mondo offre molte più opportunità di quelle che anche solo possiamo immaginare [LINK].
Ovviamente, per i più attenti, non stiamo parlando solo di carta, non solo di editoria: vogliamo dire che se vogliamo davvero garantire spazi alle cose che amiamo, in questo mondo, in questa società, nella nostra vita, allora non serve solo rattristarci e dare per scontato che tutto sia inevitabile: più utile domandarci “come” possiamo trovare questo spazio, come possiamo trasformare l’inevitabile in un qualcos’altro di possibile. È un bell’esercizio, noi lo facciamo spesso, e le cose più belle che abbiamo realizzato sono partite proprio da questo approccio ;-)