Un copilota AI per i fotografi? Abbiamo tutti bisogno della nostra “Emily”.
Vorremmo tutti avere il supporto competente, attento, preciso di un assistente che ci risolve in tempo reale qualsiasi problema per lasciarci concentrati su quello che conta. Lo abbiamo... con l'AI.
Se preferite, questo è l’audio del SundayJumper di oggi, potete “ascoltare” invece che “leggere”.
Ormai è evidente: qualsiasi mestiere avrà bisogno di avere accanto un co-pilota che potrà dargli supporto in tempo reale, un consigliere, un'aggiunta di consapevolezza e di elaborazione di possibili varianti.
Ci ricorda il film "Il Diavolo veste Prada" che abbiamo avuto l'onore di vedere in prima visione alla Biennale di Venezia, con alle spalle tutto il cast del film (grazie @Alberto...). In una scena famosa, la protagonista, Miranda Priestly, direttrice della rivista di moda interpretata dalla meravigliosa Meryl Streep, riceve le "dritte" dalla sua segretaria, Andy (Andrea) Sachs, ovvero Anne Hathaway, che per quasi tutto il film Miranda chiama "Emily", perché questo era il nome dell'adorata precedente segretaria che Andrea aveva sostituito, per ricordare i nomi di tutte le persone che stavano incontrando al party.
Quante volte ci manca la nostra "Emily", in tutte le situazioni? Viviamo in un'era in cui tutto è veloce, in cui siamo continuamente bombardati dall'esigenza di risultati in tempo reale. E non siamo pronti, come esseri umani, a questa continua pressione, che per di più cresce ogni giorno di più. E, forse, non vogliamo essere pronti, perché lo stress non ci fa vivere bene, anche se la società, il lavoro, il business ce lo impongono.
Allora torniamo alla domanda: come possiamo non avere una nostra "Emily" a disposizione? Non "ogni tanto"... sempre. In ogni momento, in ogni occasione. A questo stanno pensando in molti, e si stanno disegnando nuovi device che cercano di proporre questo tipo di soluzione, ne abbiamo anche parlato: come l'Aipin, oppure il Rabbit R1, o altri ancora. Sebbene siano ancora molto primitivi e abbiano bisogno di crescere molto per essere davvero utili, mostrano quella che potrebbe essere la strada giusta e auspicabile: quella di avere, appunto, una "Emily" sempre a disposizione, in ogni istante, addirittura senza che sia necessario chiamarla, come avviene con Alexa o Siri. Semplicemente, un'assistente che funziona, che c'è, sulla quale contare.
Interpretazione AI della scena del film Il Diavolo veste Prada che mostra “Emily” che ricorda a Miranda chi sono le persone che si stanno avvicinando a lei per salutarla - Immagine generata con il supporto dell’AI
Qualcuno potrebbe dire che questo porta a ridurre la nostra capacità umana, come è successo quando la calcolatrice ci ha portato a non fare più i conti a mente, oppure quando Google che ci aiuta sempre di più nel supportare la nostra memoria. Visto che la memoria si rafforza grazie all'utilizzo, siamo forse diventati tutti incapaci di memorizzare? Al tempo stesso, possiamo dire che l'essere umano è diventato, negli anni, più stupido, meno capace? No, non lo crediamo. Il senso è che l'essere umano si è dedicato invece ad altro, forse non tutto bello, non tutto giusto, ma di sicuro ha ampliato la sua visione e le sue aspettative.
E allora, mentre guardiamo agli sviluppi tiepidi delle tecnologie delle fotocamere (quelle vere, gli smartphone si evolvono più velocemente), che ci propongono ad ogni update nuova potenza muscolare, numeri maggiori di pixel di cui probabilmente non sentiamo l'esigenza, risoluzioni video sempre più elevate e superiori ai device che li visualizzeranno, raffiche di scatti sempre più veloci che ci permettono di "sparare sempre più a caso", invece di meditare e riflettere... allora ci domandiamo se le nuove Canon (tanto si attende una R1, giusto?), le nuove Nikon, le nuove Sony dovranno continuare su questa strada o dovranno invece pensare di essere dei co-piloti per chi realizza immagini. Forse sognamo un device/fotocamera che consiglia, che propone, che suggerisce alternative, che elabora pensiero alla velocità della luce e che ci propone scelte? In tempo reale, mentre il nostro occhio sta inquadrando una scena, oppure prima, mentre meditiamo cosa (e specialmente perché) fotografare. Non sarà necessario sempre, non sarà utile sempre... ma sarà una rivoluzione che ci permetterà di concentrarci su aspetti più evoluti, anche portandoci a decidere a volte di andare contro alle proposte dell'AI. Perché il dettaglio che, da fuori, è difficile capire è che l'AI impara anche dai suoi errori, diventa sempre meno scontata, può essere allenata da umani sensibili e attenti per essere meno banale degli umani, meno scontata degli umani, meno stereotipata rispetto agli umani. E rimanendo fuori da questa evoluzione, si rischia di essere sostituiti o messi in disparte non certo perché sostituiti dalle macchine, ma perché saremo diventati - senza aiuto, senza copiloti che ci evitano di cadere nelle buche della banalità - meno efficaci, meno efficienti e, per finire, anche meno creativi.
Mercoledì prossimo usciremo con una newsletter di Aieay dove parleremo di un esperimento molto interessante legato all’aspetto dell’usare l’AI per superare gli stereotipi nella creazione di immagini e ritratti. Arriva, come pensiero interessante, da una azienda importante, ed è solo uno dei tasselli che tratteremo in questa prossima newsletter per capire che solo entrare in profondità in queste tematiche ci darà spazio per crescere come coscienza in questo mondo di fotografia e di immagine che corre veloce. Se volete, potete ricevere questo numero della newsletter facendo una donazione libera (a partire da 1 euro), cliccando su questo link.
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