Una nuova laguna, per evitare una cascata
Il futuro non vi da sufficienti sicurezze, ed anzi lo vedete molto diverso rispetto a voi e al vostro modo di pensare? Forse la strada è quella di integrare l'innovazione in un ambiente a voi consono.
Sembra che oggi, che siamo nel 2024 e alle porte del 2025, rischiamo di tornare indietro agli inizi degli anni '90, e forse non ci stiamo accorgendo che la storia si ripete e si tende a non trarre esperienza dal passato. In quel periodo, attorno al 1991/92 la tecnologia della fotografia stava affacciandosi al digitale: le prime fotocamere con sensori dalla risoluzione oggi ridicola, basta pensare alla Kodak DCS-100, con unità esterna per memorizzare i dati/immagine e in grado di scattare fotografie da soli 1.3 milioni di pixel. A questo proposito, abbiamo realizzato una pagina su Perplexity - che è un meraviglioso tool di intelligenza artificiale unito ad un motore di ricerca che consente di approfondire, organizzare, studiare, correlare informazioni con un livello davvero inimmaginabile con l'approccio finora "standard" della ricerca di google: dateci un'occhiata, la pagina dedicata a questa fotocamera storica, curata da noi, la trovate qui.
In quegli anni, ovviamente, oltre alle fotocamere, è esploso il mondo della post-produzione che ha avuto in Photoshop la sua stella più luminosa e trainante, e anche su questo pezzo di storia abbiamo creato per voi una pagina celebrativa ed informativa dedicata su Perplexity, la trovate invece qui.
Perché facciamo questo viaggio all'indietro di 34 anni? Perché è evidente che quel periodo era caratterizzato da dubbi ed incertezze, e anche da un gran numero di persone contrarie, che parlavano di una perdita di valori per il mondo della fotografia, un pericolo di perdita del lavoro, la quasi certezza di essere eliminati dal mercato e, di conseguenza, c’era all’epoca un atteggiamento critico molto forte. Cosa ha raccontato la storia? Che la fotografia ha certamente subito dei cambiamenti, che a "pagare" questa rivoluzione è stato specialmente il comparto delle fotocamere che però non hanno subito il crollo delle vendite a causa del "digitale", tutt'altro, ma all'integrazione delle fotocamere negli smartphone; e poi il mercato della stampa, e ancora una volta non tanto per le innovazioni criticate all'epoca della nascita delle prime fotocamere e dei software di manipolazione dell'immagine, ma con la rivoluzione derivata dall'ingresso delle immagini nella vita quotidiana di tutti, attraverso i canali social. Di fatto, lo smartphone e Facebook (e poi Instagram, gli altri sono arrivati a ruota), hanno distrutto un mercato e, al tempo stesso, ne hanno creato uno ancora più grande.
Non è la tecnologia che deve spaventare, ma le evoluzioni culturali. Non si invecchia se sul mercato arriva una nuova invenzione, ma si invecchia quando le persone cambiano gli atteggiamenti e quando chi propone prodotti e servizi che iniziano ad uscire dal radar del proprio pubblico, invece che cercare evoluzioni che possano traghettarci verso questi nuovi approcci, esigenze, mercati, si tira indietro, decide di non volerne far parte, si ferma perché "l'evoluzione va da una parte diversa". E, specialmente, si smette di parlare ed ascoltare e si rimane arroccati sulla stessa posizione.
In questi mesi, abbiamo sentito molte persone che ci hanno espresso dubbi, critiche, paure nei confronti delle immagini generate con l’intelligenza artificiale, e con tutte queste persone abbiamo avuto modo di confrontarci, di parlare, di allargare la visione reciproca, e grazie a questo dialogo siamo cresciuti insieme a loro, abbiamo trovato strade per camminare insieme. Anche quando le opinioni erano e sono rimaste differenti e contrastanti. Se non si parla, se non ci si confronta sulle visioni del futuro, allora si accetta di non far più parte di questo futuro, si accetta di smettere di crescere. Spesso diciamo ai nostri studenti che non c'è maggiore tristezza di vedere/ascoltare (o non sentire, vale per quelli che non parlano...) giovani che diventano vecchi prima del tempo, e al tempo stesso ci rattristano coloro che, con tanti anni di esperienza, non hanno ancora capito come uscire dal proprio guscio e non solo accettare i cambiamenti, ma provare soddisfazione da queste evoluzioni. Perché chiunque si occupi di creatività, di arte, di comunicazione (ancor di più: di formazione) non dovrebbe, secondo noi, vivere il terreno che calpesta (la vita, il mestiere, il mercato) come qualcosa di fisso, duro, definito, non modificabile, anzi: dovrebbe considerarlo di fatto materia liquida che quindi non sappiamo bene dove ci porterà. Questo non significa che sia giusto lasciarsi andare e seguire l'onda, non essere critici, non provare a guidare le proprie scelte e il proprio futuro, ma solo accettare che il futuro viene definito mentre viviamo il presente, ed è bello reinventarsi, riscoprirsi utili e capaci di interpretare le evoluzioni in modo attivo.
Un trucco che forse potrebbe aiutare chi non si sente pronto, chi non condivide al momento alcune aree di evoluzione (e ovviamente ne ha tutti i diritti), come per esempio non accetta o non apprezza la generazione di immagini in sostituzione al realizzarle come fotografie o video, potrebbe iniziare il proprio percorso evolutivo parziale integrando l'AI nella propria produzione quotidiana, per realizzare nuovi prodotti, che possono creare nuove aree di interesse del pubblico e del mercato.
In questo periodo stiamo raccogliendo una serie di queste aree, settori e soluzioni che possono consentire un booster per entrare in questo futuro dalla porta che forse preferite: quella che lascia più spazio possibile al vostro modo di interpretare il vostro mestiere, più vicino alla vostra zona di comfort ma anche alla vostra passione, e al tempo stesso dimostrando tutta la voglia di trovare uno spazio nel mondo che - malgrado tutto e per fortuna - cambia. Invece che pensare ad una cascata (termine che contiene, nella parola stessa, la paura del cadere), ma una laguna che offre serenità, ma anche nuove possibili scoperte e territori da esplorare senza un eccesso di violenza della natura.
Se siete interessati, mandate una mail a: newsletter@jumper.it indicando nel titolo della mail: Voglio uno spazio MIO nel futuro. Vi informeremo sul progetto che stiamo sviluppando proprio per voi ;-)
Ci vediamo settimana prossima: anche se siamo entrati formalmente nel dicembre che ci porta al Natale e alle feste, c’è ancora molto di cui parlare. Buona settimana!