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Un'era dove il futuro arriva senza bussare, e dobbiamo essere pronti
Abbiamo scoperto in questi due anni quanto siamo impreparati al futuro, che arriva e ci cambia la vita in un istante. Eppure, spesso, il futuro si manifesta in anticipo, ci avvisa, ma siamo distratti.
Da sempre proviamo a guardare al futuro per anticiparlo. È fretta, fame di sapere, curiosità, voglia di vivere qualcosa che sta davanti a noi, ma che vogliamo vivere oggi.
Ieri, guardando i mille link che portano poi a scegliere (chissà se correttamente) il tema della settimana di questo Sunday Jumper, ci siamo imbattuti in un articolo di uno dei migliori siti (nati come rivista cartacea alla quale ci si può abbonare e alla quale siamo abbonati) che affrontano le innovazioni con maggiore profondità e qualità, e che quindi fa parte della nostra dieta di informazione, che inizia così:
Move fast and break things”, il detto digitale degli imprenditori di oggi della Silicon Valley, avrebbe potuto essere scritto da Filippo Tommaso Marinetti e dai suoi colleghi futuristi italiani. Il loro famoso manifesto nel 1909 glorificava la velocità di tutte le cose industrialmente muscolose, dalle auto agli aerei, che sconvolsero il tempo e lo spazio delle vecchie società tradizionali. Come i tecnologi radicali di oggi, anche loro immaginavano un nuovo transumanesimo che fondesse uomo e macchina.
L’articolo, si intitola: “The Perils Of Smashing The Past”, ovvero: I pericoli di distruggere il passato, è scritto da Nathan Gardels, che è il direttore di Noema Magazine, ed è anche cofondatore e consulente senior dell'Istituto Berggruen, nato nel 2010 per sviluppare - come dicono loro - idee fondamentali su come rimodellare le istituzioni politiche e sociali di fronte alle grandi trasformazioni per lavorare sulle culture, sulle discipline e sui confini politici, coinvolgendo grandi pensatori per sviluppare e promuovere risposte a lungo termine alle più grandi sfide del 21° secolo. Insomma, è uno spazio che merita attenzione.
Proseguendo con l’articolo, che ovviamente vi consigliamo di andare a leggere, recuperiamo un’altra frase utile per cercare di mettere a fuoco i concetti ai quali vogliamo arrivare:
Questo mondo emergente ci appare come una rottura del tutto sconosciuta dai modelli del passato che potrebbero inquadrare una narrazione rassicurante in futuro. Piuttosto, il nuovo territorio del futuro è descritto dai filosofi come "plastico" o "liquido", che si sposta in modo informe mentre ogni innovazione dirompente o certezza abbandonata lava via qualsiasi fugace senso di significato che è stato appena abbracciato. Si fa largo una sorta di presagio dei tempi che non sono ancora arrivati, una diffidenza su ciò che verrà dopo. Romanzieri come Jonathan Franzen vedono una "ansia perpetua" che attanaglia la società. Allo stesso modo, lo scrittore turco Orhan Pamuk, citando William Wordsworth, parla di "una stranezza nella mia mente", la sensazione che "non sono di quest'ora né di questo luogo".
Siamo in tanti a vivere questa sensazione, è un periodo difficile, dove ci viene chiesto (apparentemente imposto) di fare molte scelte complesse, che riguardano non solo qualche lato specifico della nostra vita o delle nostre scelte, ma addirittura di andare oltre, di cambiare tutto il mondo attorno a noi, di compiere passi verso un “altro mondo”, di cui nemmeno conosciamo i confini, non sappiamo da quale parte andare o dove proteggerci da queste evoluzioni perché non sappiamo da dove arrivano. E ci sentiamo spesso fragili, in altri casi arrabbiati, di sicuro preoccupati.
Eppure, non possiamo fare a meno di affrontarli, è persino inutile farlo. Lo abbiamo imparato in questi due anni… per quanto possiamo provare a rimanerne fuori, le evoluzioni ci arrivano addosso, ci circondano, influenzano la nostra vita, come comunità e come singoli. Lo abbiamo visto con la Pandemia, lo stiamo vedendo con la guerra in Ucraina, con il crollo delle borse e delle criptovalute, con gli aumenti folli delle materie prime e dell’energia. Non siamo più qui a dire SE, siamo qui a chiederci QUANDO.
Il senso è che non ci sono treni che possiamo fermare, non ci sono luoghi per andare a isolarci, ma questo non è detto che sia un male. Siamo in un mondo globale, dove quello che succede lontano poi arriva, arriva anche accanto a noi. Ci possono volere giorni, mesi, forse un anno o due… ma non decenni, non secoli.
E allora abbiamo bisogno, come società, della creatività del trasformare qualcosa di difficile in possibile, di lontano in vicino, di trasformare un rischio in un’opportunità. Non saranno tutti a vedere come queste evoluzioni potranno influenzare la nostra vita, servono menti creative, pensieri puri e positivi, visioni che cercano la bellezza. E non fa niente se capiterà magari di arrivare in anticipo, a noi è capitato tante volte di parlare di qualcosa che ancora non stava avvenendo, ma sempre, davvero sempre, quello che abbiamo anticipato è arrivato. Non è una particolare capacità che arriva dalla nascita, è solo l’allenamento costante al guardare oltre. Quindi fidatevi: il prossimo step dell’essere digitali sta arrivando, non è ancora tra noi come alcuni dicono, ma manca davvero poco.
Se prima abbiamo citato una fonte colta ed autorevole, ora ne citiamo un’altra che sembra più da “cultura di massa”, è uno youtuber molto bravo che parla di innovazione, di prodotti tecnologici, è un po’ nerd, ma lavora con grande qualità: anche questo è un punto importante, le nostre fonti dobbiamo imparare a crearcele e a scoprirle, non solo negli ambiti più “snob” ma anche nei territori dove passano tutti. Parliamo di Marques Brownlee che, dall’alto dei suoi oltre 15 milioni di iscritti al suo canale YouTube, parla di tre innovazioni che sono “arrivate troppo presto”, non a caso tutte e tre le abbiamo raccontate anche noi, in anticipo (l’archivio di oltre 15 anni di Sunday Jumper al momento non è accessibile quindi non possiamo linkarvele, ma tornerà presto):
Vine, l’applicazione video di Twitter che assomigliava tanto a TikTok
Gli smart glasses di Google
Le fotocamere con installato Android
Questi tre “anticipi” sono stati dei veri fallimenti? No sono state delle intuizioni, che hanno avuto in certi casi un solo difetto: la mancanza di perseveranza. Google sarà leader del mondo degli smart Glasses? Si vedrà. Twitter se non avesse “ucciso” Vine troppo presto oggi potrebbe essere TikTok? Forse si… Samsung che ha prodotto la prima fotocamera Android ha tratto vantaggio da questa idea per sviluppare il suo business globale? Probabilmente si.
Siamo comunque in un’era dove si cercano risultati immediati, in pochi mesi, e se non funziona si fa il “pivot”, ovvero lo spostamento. Il valore delle intuizioni, dell’arrivare per primi, del fare tanta esperienza, dell’essere i migliori, del comprendere le cose quando non le comprende nessuno è un valore assoluto sempre. Quello che bisogna intuire è come calarlo nella realtà, come riuscire a renderlo sostenibile, come scalarlo rispetto agli obiettivi in evoluzione, che quelli sì possono cambiare. Ci fanno sorridere (o arrabbiare) i progetti che puntano ad avere milioni di utenti e però cercano di trasmettere concetti di nicchia. Così come idee rivoluzionarie si fermano solo perché, in quanto rivoluzionarie, riescono a raccogliere solo poche persone, pochi adepti.
Gli step dell’evoluzione
Le evoluzioni, come lo storytelling, hanno degli step. Il primo step è quello degli “early adopters”, quelli che vogliono vedere il futuro prima degli altri, e sono disposti in questo a mettere in dubbio certezze, investire tempo e risorse economiche per poter arrivare a dominare, capire, possedere, qualcosa che per loro ha un grande valore prima degli altri. Queste persone amano trovarsi, incontrarsi, scoprirsi, fare comunità per poter condividere pensieri, idee e visioni. A queste persone piacciono i progetti se non sono ancora sulla bocca di tutti, e sono un punto di partenza per il viaggio.
Il secondo step è quando qualcosa esplode, una coincidenza, la sommatoria di vari fattori, la maturazione che di colpo diventa percepibile, non da tutti, ma da molti, e allora diventa tendenza. In questa seconda fase, si inizia a raccogliere i frutti di una ricerca, di uno sforzo, di uno studio, di notti passate senza dormire per trovare la strada giusta. Non accade subito, ma quello che succede è che ci accorgiamo di non essere più i “soli che ne parlano”, ma arrivano altri, che in parte possono rafforzare il nostro messaggio, e in parte possono diventare concorrenti. Si richiede una nuova abilità: cavalcare la crescita, imparare a dividere gli spazi con i migliori, non farci condizionare dagli attacchi di altri che, a volte malintenzionati o semplicemente stupidi, pensano che la loro fortuna arriverà solo dal crollo degli altri.
Il terzo step è quello dell’ovvio, dove tutti pensano allo stesso modo, danno per scontato che quello che era una “follia” poco tempo prima ora diventa normale, ovvio, naturale. Ed è il momento, di solito, per gli innovatori di uscire dalla mischia, lasciando lo spazio a chi vuole - per vincere - urlare di più degli altri.
La fase attuale
Oggi siamo alla fase due dell’essere digitali, tra l’altro questo concetto è quello di un libro che, per chi scrive, è stato fondamentale per comprendere tante, tantissime cose. Si chiamava Being Digital, di Nicholas Negroponte, all’epoca direttore del MediaLab dell’MIT (quanto sarebbe stato bello studiarci, all’epoca…) ed era il 1995. In italiano appunto si intitolava “Essere digitali” e ci piace pensare che, come detto all’inizio di questo articolo, il passato non va distrutto, ma anzi ripreso. Siamo tra i primi che hanno previsto questo mondo che cambia, che si digitalizza, che si affaccia ad una umanità, ma anche ad una socializzazione, ad una economia, ad una creatività e ad una vita vissuta in modo virtuale o quantomeno digitale, ma ora è il momento che sentiamo con urgenza per condividere questo mondo insieme a voi, perché le iniziative per comprendere a fondo queste evoluzioni sono necessarie, ma specialmente pensiamo che serva l’approccio che abbiamo sempre sviluppato, in tutti questi anni:
Non ci piace parlare solo di “Innovazione”, ma di contesto
Non mettiamo a fuoco solo gli aspetti operativi (ma sì, lo facciamo), ma vogliamo anche parlare di opportunità
Ci piace mettere insieme i puntini, unire i tasselli che se rimangono separati non ci portano da nessuna parte
Vogliamo fare qualcosa per una crescita sana per le persone che ci seguono, da poco o da tanto, ma che hanno dimostrato di credere in noi almeno quanto noi abbiamo dimostrato di credere in loro
Perché, come diceva Steve Jobs:
Non vogliamo dare alle persone quello che vogliono, ma quello che non sanno (ancora) di volere
Perché ci piace pensare che le cose vanno raccontate quando ancora sono “imperfette”, visto che solo insieme, e con l’esperienza, e con la passione e l’impegno possono diventare perfette. Come è stato scritto qui:
“I difetti del personaggio sono ciò che fa funzionare le storie.
Sono i difetti che si rivelano in ogni personaggio all'inizio di una storia che ti dà un mezzo per realizzare la loro trasformazione".
Ah, segnatevi questa data: 13 settembre 2022, è il giorno in cui, insieme, “diventeremo digitali". Segnatevela sull’agenda, è davvero una data importante. Vi spieghiamo tutto meglio, nelle prossime settimane ;-)
Qui sotto, il “Weekly Jumper”, una raccolta di link interessanti che abbiamo scovato e che condividiamo con voi, commentandoli ed enfatizzando il lato interessante di quanto segnaliamo.
Sull’immagine (oggi tutti dedicati ad Adobe)
Adobe accelera VERSO il… metaVERSO: ci sono molte manovre che fanno capire che il gigante di Photoshop sta lavorando intensamente sugli strumenti per creare contenuti visuali ed interattivi per il metaverso, qui se ne parla.
Sempre Adobe ha fatto “capire” che presto sarà disponibile la tanto chiacchierata versione Web di Photoshop e anche fatto “intuire” che sarà gratuita. Questo scuoterà parecchie acque, in questo settore. Qui un articolo che ne parla e ne anticipa qualcosa.
Un nuovo filtro neurale per Adobe Photoshop è arrivato per lavorare sul restauro delle immagini fotografiche vintage. Date un’occhiata qui per saperne di più.
Dopo due anni, finalmente Adobe Photoshop ha risolto un bug che impediva nella versione nativa per processori Apple Silicon (M1 e ora anche M2) di aprire e lavorare con i video (si poteva solo attivando la versione Rosetta). Niente link, basta aggiornare Photoshop all’ultima versione!
Sull’innovazione
Volete creare un vostro store di “beni digitali”, con grande semplicità e con molte funzionalità moderne? Spremete questo limone :-)
Siete interessati alla Creators Economy? Sappiate che su oltre 4 miliardi di persone che “abitano” i social nel mondo, sono oltre 200 milioni quelli che si occupano del “creare" contenuti”, 88 milioni di questi lo fanno a tempo pieno e il 12% di questi ultimi guadagna più di 50 mila dollari all’anno da questa attività. Ci sono luci e ombre, comunque: se volete saperne di più scaricate questo report.
È uscito il report 2022 del Reuters Institute sullo stato dell’informazione nel mondo, un documento davvero importante per capire come vanno le cose nel settore delle news, anche questo è un bel malloppo (utile) da scaricare, questo il link.
Mentre stavamo scrivendo ascoltavamo il nuovo disco di Alanis Morissette, solo audio, per meditazione. Se volete scoprirlo, qui il link che vi permette di raggiungere il vostro “spacciatore” di streaming musicale preferito.