Visori AR: non si vedono ancora, ma sono già qui
Un grande assente alla WWDC2022 è stato il tanto atteso visore Apple AR/VR. In realtà, però, "lui" c'era eccome, per chi voleva vederlo. Il futuro è già qui, e ha bisogno di noi, creativi e sognatori.
Photo by Jakob Søby on Unsplash
Qualche giorno fa una grande quantità di annunci si sono susseguiti all’interno dell’appuntamento annuale WWDC2022, la conferenza dedicata agli sviluppatori dell’ecosistema Apple. Si tratta di un evento che è molto conosciuto, non solo dagli esperti, ma da tutti, perché il giorno di apertura è ormai scontata la presentazione dei nuovi sistemi operativi della Mela: iOS e iPadOS, rispettivamente per i device mobili iPhone e iPad, MacOs per i Macintosh, ma anche WatchOS per gli smartwatch, TvOS per l’Apple TV. Ma poi c’è stato spazio anche per CarOS (compatibile con oltre 600 automobili e anche il cuore dell’ipotizzata/vociferata Apple Car, che chissà quando e se vedremo mai nella realtà).
Queste innovazioni sono interessanti non solo per chi ha un device Apple, ma per tutti, perché in larga misura influenzano l’intera innovazione tecnologica mondiale, quindi guardare, seguire o quantomeno informarsi su questi annunci è utile per avere una visione del dove e del come verrà combattuta la grande guerra dell’adozione digitale. Proprio per questo, la grande notizia della serata (per noi in Italia, in California invece il “keynote” parte alle 10 di mattina) è stata di fatto un mancato annuncio. Chi si alimenta di rumors non è stato preso in contropiede, lo si sapeva che questo annuncio non ci sarebbe stato lo scorso lunedì, anche se i ben informati parlano di un cambio di programma all’ultimo momento, di problemi di temperatura interna nei prototipi ancora da controllare e risolvere: parliamo di quello che è il device più atteso da tanti anni, il visore per la realtà aumentata e mista che dovrebbe decretare una nuova fase di questa tecnologia ma anche dei media, della comunicazione, del nostro interagire tra i mondi “reali” e quelli virtuali.
Tutto il mondo digitale sta attendendo questo annuncio (si hanno poche speranze di avere delle indicazioni precise e realmente affidabili, prima di quel momento), e nel frattempo si preparano a scendere sul campo di battaglia. È così per il Project Cambria di Meta/Facebook (qui il video dove Mark Zuckerberg lo utilizza anche se l’oggetto viene mascherato nella ripresa) e che di recente ha dichiarato che le intenzioni sono quelle di sostituire i laptop con appunto dei visori come Cambria; in compenso Microsoft sta soffrendo non poco per quello che riguarda il suo Hololens, di cui si attendeva una versione 3 che non solo non sembra vicino, ma addirittura si vocifera che potrebbe non vedere mai la luce, e non solo per ripensamenti interni alla società, ma anche per il brutto colpo dell’uscita forzata del responsabile del progetto e del controller di movimento Kinect per Xbox, Alex Kipman, accusato di molestie verbali e sessuali. E nel frattempo, Google si impossessa del mondo intero, quello esterno, non quello della propria stanzetta dove fare piccole magie di realtà aumentata. Proponendo l'API ARCore Geospatial che utilizza i dati dei modelli 3D di Google Earth e i dati delle immagini Street View di Google Maps oggi consente agli sviluppatori di 87 paesi nel mondo di realizzare app per creare esperienze di realtà aumentata immersive, basate su località e su scala globale. Qual è la vera rivoluzione? Le soluzioni di ancoraggio spaziale finora usate, come l'API Cloud Anchors di Google, sono state accessibili per creare esperienze AR solo in luoghi piccoli come gli spazi interni, perché gli sviluppatori devono prevedere la pre-scansione di una posizione specifica. La localizzazione globale invece democratizza e amplia l’uso dell'AR su scala mondiale fornendo localizzazione onnipresente e ancoraggio remoto dei contenuti. Gli sviluppatori ora hanno un accesso 3D globale per iniziare a creare esperienze AR veramente immersive. La tecnologia di localizzazione globale di Google consente di creare un'AR basata sulla posizione che semplicemente “funziona”, senza preoccuparsi della mappatura, e possono ancorare facilmente i contenuti attorno a noi, anche all’esterno. Le mappe semantiche 3D di Google alimentano questa magia (qui sotto una simulazione animata).
Ma, dopo questa divagazione che era necessaria per aprire gli occhi (letteralmente) ai principali sforzi che tutti i grandi stanno facendo (senza dimenticare, in questi grandi - non fatelo mai - Amazon che sorniona si preoccupa più di trovare anche nell’AR nuove occasioni per vendere prodotti, come per esempio per previsualizzare le scarpe in AR prima di ordinarle, per ora solo negli USA), torniamo alla “non presentazione” del visore Apple. Di fatto non è stato annunciato nulla, proprio nulla, o almeno non lo è stato fatto “formalmente”; al contrario, tutti gli ingredienti del quanto sia vicina la presentazione di questa innovazione sul mercato erano ovunque, o almeno erano percepibili agli occhi di chi non si accontenta di guardare solo in superficie, e che presta attenzione solo a quello che luccica e quando luccica.
Gli appassionati di gadget non comprendono che, nella loro foga del voler “vedere gli oggetti”, non valutano che gli stessi “oggetti” digitali non sono come quelli fisici, e hanno bisogno di funzionare ed evolversi nelle loro funzionalità che stanno “dentro” e non fuori. Vogliamo dire che la nostra, anche forse noiosa, citazione di tutti i sistemi operativi che fanno funzionare i miliardi di device di Apple, perché è ovvio che anche questo visore avrà bisogno di un sistema operativo, e su questo sviluppatori di tutto il mondo potranno basare le loro app. Beh, proprio in questi giorni, è stato registrato un nome che già circolava nell’aria, RealityOS, e come scritto nel tweet che riportiamo qui sotto:
Non può essere un caso che il marchio “realityOS” di proprietà di un'azienda che apparentemente non esiste ed è specifico per “hardware per computer indossabile” sia stato depositato in tutto il mondo l'8 giugno 2022
Quindi prima che esca l’oggetto… uscirà il sistema operativo, le informazioni sul come funziona, mesi prima di poterlo vedere con i nostri occhi. Sinceramente, abbiamo anche ipotizzato che sarebbe uscita già lunedì qualche anticipazione sul sistema operativo, visto che quello di questa settimana è un evento dedicato agli sviluppatori, ma a pensarci bene non sarebbe stato il momento adatto, i riflettori erano sugli aggiornamenti dei sistemi operativi già conosciuti e al nuovo MacBook Air rinnovato nel design, nei colori e nel processore, e non va dimenticato che l’Air è il computer più venduto dell’azienda, quindi molto importante al fine dei numeri e del fatturato. Ora le prospettive indicano per gennaio questo annuncio della tecnologia e più avanti nell’anno 2023 l’uscita del device, a meno che evoluzioni, mancanza di componentistica, problemi tecnici o ripensamenti possano far cambiare le carte in tavola.
Però, ed è questo il punto, senza dichiarare nulla, Apple ha dichiarato in questi giorni moltissimo su questa innovazione. Per esempio, un passaggio davvero importante, rivolto proprio agli sviluppatori, è stato quello di avere reso disponibili all’interno di iOS16, la nuova release del sistema operativo dell’iPhone che sarà disponibile in autunno, delle nuove API (Application Programming Interface - sono dei “ponti” che uniscono e fanno comunicare componenti di software diversi tra di loro) per consentire di usare la piattaforma ARKit che è la base dell’ecosistema AR di Apple, con il sensore esclusivo Apple U1, che è presente in tutti gli iPhone a partire dal modello 11, ma anche sui “bottoni” AirTag che consentono di individuare la precisa posizione di un oggetto nello spazio con una precisione di pochi centimetri, e ancora negli Apple Watch a partire dal modello 6. Cosa significa tutto questo? Che sarà possibile preparare, già oggi - gli sviluppatori hanno già da lunedì accesso a questi tools per lavorarci, in vista dei prossimi aggiornamenti - delle app che possano interagire con questi sensori che, sicuramente, saranno al centro del visore AR/XR di Apple, e quindi il terreno è stato, di fatto, già aperto. Va infatti compreso che sebbene i sistemi operativi di Apple siano tanti, sono di fatto versioni più ampie o più ridotte dello stesso sistema operativo di base (OSX, a sua volta basato su Unix), e tutti dotati della stessa architettura di processore (Apple Silicon). Sviluppare per iPhone quindi corrisponderà, con poche modifiche, che probabilmente verranno semplificate da dei tools di adattamento/conversione, a preparare il campo alle app per il visore, che saranno quindi sostanzialmente pronte per il lancio del nuovo device. Dentro il visore ci sarà la stessa tecnologia dell’iPhone, dell’iPad, del Mac, gli stessi sensori, la stessa tecnologia di fotocamere e schermi… ovviamente con le opportune ottimizzazioni.
Ma veniamo al “cosa farsene” di tutto questo. Abbiamo uno scenario che sempre più appare chiaro, mancano solo gli annunci, e questi sono comunque vicini, tutti i segnali lo dicono: per Apple così come per Meta, così per Google e ovviamente per tanti altri che saliranno su questa barca immensa. Cosa manca? Secondo noi, manchiamo “noi”… il mondo che non solo fruirà di queste tecnologie, come utenti, ma “noi” creatori di immagini e di comunicazione, che non possiamo subire il pugno in faccia di una tecnologia che sarà dirompente perché cambierà il campo di azione, dal reale al virtuale. E questo ha a che fare con tutti gli aspetti: quelli della società, quelli della comunicazione, quelli dell’economia, della formazione, del viaggiare, dell’arte. In pratica, mentre i grandi stanno completando il più grande progetto tecnologico mai immaginato dall’essere umano, noi dobbiamo pensare a:
Apprendere come creare contenuti per questi utilizzi, che uniscono non solo il mondo del 3D e dell’animazione ma anche nuovi modi proprio di progettarli e realizzarli, e vedrete che sarà il colpo finale per quello che sono considerati gli strumenti di ripresa della “realtà” tradizionali, perché è evidente che i sistemi che dovranno catturare questa realtà e trasformarla in contenuto fruibile nei mondi virtuali e aumentati avranno bisogno di interagire con i sistemi informatici, comunicando dati, posizionamenti geolocalizzate, interagire con sistemi che possono velocizzare i processi di produzione. Di fatto, gli smartphone (iPhone probabilmente in particolare) saranno i sistemi ideali per fare queste riprese, se volete approfondire potete vedere questo video di una delle sessioni della conferenza degli sviluppatori di questi giorni, dove “non si parlava di visori”… ma che nella pratica parlava proprio del come creare contenuti per questo sistema.
Dobbiamo capire cosa vogliamo dire alle persone che si presenteranno alla nostra porta di “mondi virtuali” (che ormai chiamiamo metaversi), perché l’entusiasmo primario del “WOW, siamo nel futuro” dura pochi secondi, e poi bisogna costruire contenuti, esperienze davvero eccezionali, e saremo in concorrenza non certo con qualche effetto speciale da Luna Park, ma avremo competitors del livello di Netflix, del nuovo capitolo del film Avatar, della Playstation 5, degli youtuber che fanno decine e decine di migliaia di visualizzazioni con i loro video e di tutto quel mondo dell’entertainment che ci droga di adrenalina ogni giorno.
Siamo molto felici di essere arrivati a questo momento, sognato da decenni e che spesso ci ha fatto pensare di non avere le energie e il tempo di poter vedere, ma serve un grande lavoro per capirlo, per creare le connessioni tra tanti tasselli digitali che sembrano lontani tra di loro e che invece fanno parte di un unico disegno. Metaverso, realtà virtuale e AR, trasformazione del reale in esperienza da toccare con dei sensori, ma anche la blockchain, gli NFT, la decentralizzazione dell’economia, e molto molto altro. E, pensate, dopo tanti anni, siamo ancora qui a mostrare la strada, che passa dalle persone e dalla creatività, non certo dai bit o dai pixel. Tenetevi liberi, abbiamo bisogno di tornare ad incontrarci e a parlarne con più calma ;-)
Qui sotto, il “Weekly Jumper”, una raccolta di link interessanti che abbiamo scovato e che condividiamo con voi, commentandoli ed enfatizzando il lato interessante di quanto segnaliamo.
Sull’immagine
Il manifesto dell’interazione naturale
Il sotto titolo di questo progetto, proposto dal Interacta, una piattaforma/app per organizzare il lavoro cita: “Come concepire il nuovo lavoro secondo reciprocità e conoscenza diffusa”. Dateci un’occhiata, è secondo noi di ispirazione.
‘Hai solo una possibilità’: come le fotocamere a pellicola hanno conquistato una generazione più giovane. È il titolo di un articolo de Guardian che racconta di un approccio verso una funzionalità “antica” della fotografia analogica che diventa cool sulla GenZ.
Qui si parla di DALL·E 2, un sistema di intelligenza artificiale in grado di creare immagini e opere d'arte realistiche da una descrizione che parte da un linguaggio naturale. Interessante…
Sull’innovazione
Perché Niantec, l'azienda che ha cambiato il modo di intendere la realtà aumentata con il gioco Pokémon Go (lo ricordate, vero?) sta orientando le sue attenzioni verso il mondo crypto ed il Web3? Ecco una buona lettura su questo argomento.
Un esperimento che parla del rapporto tra le reazioni del cervello umano ed il metaverso… Lo abbiamo scovato su Linkedin, lo trovate qui.
Una pagina Instagram molto molto bella che riesce a spiegare con delle immagini molto semplici concetti anche molto complessi. La forza dell’immagine? Si, ma specialmente dell’intelligenza.