Benvenuti nell'era della Inspiration Economy (dove tutti si ispirano e creano ispirazione)
Fuochi e fulmini stanno illuminando i cieli dell'intelligenza artificiale generativa, dove alcune teorie cercano di bloccare un'evoluzione che non è quella delle "macchine", ma dell'umanità.
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La discussione sull’intelligenza artificiale generativa - quella che permette di creare immagini partendo dalla “sola” immaginazione, che poi un computer interpreta, elabora e “genera” in modo autonomo - si fa sempre più accesa. Come in tutte le situazioni dove il “nuovo” arriva senza lasciarci il tempo di trovare le difese per affrontarlo e comprenderlo, provoca tensione, paura, rabbia e spesso reazioni non controllate. Se c’è, invece, un modo per affrontare il nuovo, le rivoluzioni, le innovazioni che cambiano le regole, questo è la conoscenza, lo studio, la comprensione del fenomeno.
Settimana scorsa [LINK] siamo scesi in campo affrontando una delle tematiche più “calde”, ovvero quella relativa al diritto d’autore, perché questi sistemi (le “macchine”) possono essere orientati per generare immagini “che hanno lo stile di…” e quindi di fatto si entra a gamba tesa sul concetto di “copia”, più o meno indebita. Il tema però, al di là delle reazioni istintive, va compreso nella sua profondità, ed è necessario capire che tutte le leggi - e anche l’etica - sulla tutela del diritto d’autore riguardano l’output, e non l’input. Spieghiamolo meglio.
Se io riproduco senza autorizzazione un’immagine, o una musica, o un testo, incorro in una violazione del diritto d’autore, visto che sto “appropriandomi” illegalmente di quel contenuto che è frutto della creatività e della autorialità di un autore (preferiamo la parola autore ad “artista”, termine che di solito viene usato senza una reale motivazione concreta). Ma se io mi “ispiro” all’opera o ancor di più alle opere di un artista/creativo, qual è la legge che si sta infrangendo? Nessuna, a meno che gli output non coincidano così tanto dal portare non solo ad una copia, ma addirittura ad un rischio di confusione tra “originale” e “copia”. È, senza dubbio, un tema difficile e non vorremmo essere nella posizione di un giudice che deve districarsi tra questi cavilli.
Di una cosa, però, possiamo essere assolutamente sicuri: se dobbiamo bloccare le macchine, i computer, dall’usare modelli che usano le immagini generate in tutto il mondo e da sempre, allora dovremmo proibirlo anche agli esseri umani, perché cosa cambia se è un computer che viene indirizzato (tra l’altro da un essere umano, sempre e comunque) ad ispirarsi al lavoro di una specifica estetica di un artista, oppure se questo viene fatto - come viene fatto, ogni volta che si “crea” qualcosa - ispirandosi sfogliando libri, visitando mostre, esplorando Instagram o Pinterest? Chi può permettersi di scagliare la prima (o anche l’ultima) pietra dichiarando di non essersi MAI ispirato a qualcuno? Nessuno, perché l’ispirazione è frutto di quello che vediamo, di quello che abbiamo visto, quello che ci ha attratto, quello che la nostra mente ha elaborato, spesso anche inconsciamente.
Non c’è diritto d’autore che possa tutelare una pennellata, l’uso di un’ottica o di un filtro, di un avverbio, e sebbene non siano vere tutte quelle leggende metropolitane che misurano quel minimo di ingredienti al di sotto del quale sarebbe consentita la copia (qualcuno ha sentito parlare, per esempio, dei 7 secondi di un brano musicale? Beh, è falso, anche si si usa o si copiano 5 secondi si incorre in un’infrazione del diritto d’autore), è anche vero che non si potrà mai dimostrare un plagio se lavoriamo attorno ad una idea che altri hanno già sviluppato. Per questo si parla di tutela dell’output e non dell’input: la copia è dimostrabile mettendo a confronto due output, non due idee (input) di partenza, si dovrebbe trovare il mondo di comprendere e separare l'"idea" dall'"espressione"… come fare? Impossibile, le valutazioni diventerebbero solo soggettive e non applicabili con una legge.
Inoltre, tutto questo discorso porta ad una disparità assoluta tra chi è “potente” e chi non lo è: chi può far valere il proprio “diritto”, se non chi è un gigante, mentre sarebbe possibile per i “piccoli” tutelarsi? No, lo sappiamo bene che servono tanti soldi, molta energia, molto tempo per riuscire a far valere la propria ragione, e in un territorio così scivoloso come il rapporto tra idea ed espressione, il rischio che non ci sia alcun risultato utile rende possibile questa “scommessa” solo per chi davvero ha infinite risorse da usare (e disperdere). Con questo non vogliamo quindi dire che dobbiamo “soccombere”, anzi. Quello che vorremmo dire è che il campo di battaglia dovrebbe essere diverso, e apre molte più opportunità rispetto alle sterili polemiche. Questo campo di battaglia prevede due concetti:
L’umanità ha diritto di potersi ispirare della cultura (visiva e non solo) che è stata generata dagli esseri umani da sempre.
Gli autori che desiderano mettere in evidenza la propria originalità ed autorialità, più che cercare di cancellare la possibilità di tutti di ispirarsi alla loro opera, dovrebbero tutelare e permettere la distinzione tra le loro opere e quelle che si “ispirano”, anche avvicinandosi agli originali.
Nel primo caso, vale un concetto che è stato espresso già nell’antichità e che ci è arrivato proprio in latino:
Omnia sunt communia
("tutto è comune" o "tutto è di tutti")
Non entriamo nelle tematiche di orientamento politico, e ancor meno sulla proprietà di beni, ma ci sentiamo dalla parte del sapere e della cultura, che è, deve (dovrebbe) essere di tutti, perché solo il sapere e la cultura ci permettono di essere persone migliori, di poter fare scelte ponderate e corrette. Le persone, tutte, hanno il diritto e l’opportunità di potersi ispirare a tutto quello che è accessibile, anche perché l’arte per prima (l’espressione più nobile del pensiero umano) non può essere vista se non come l’occasione di trasmettere ispirazione a tutti, e non certo è nata per essere chiusa in una grotta inaccessibile se non ai pochi che possono permettersi di pagarla. È vero che da sempre l’arte è stata “pagata” dai ricchi - e oggi i ricchi non hanno corone e castelli, ma sono uguali ai regnanti e ai feudali nell’approccio e nella sostanza - ma poi ha avuto proprio un ruolo di ispirazione per tutti. Tornando alle citazioni un po’ “colte”, possiamo dire che dovremmo essere e sentirci tutti come dei:
“Nani sulle spalle dei giganti”
Metafora attribuita, da tanti, a Isaac Newton, ma che in realtà ha una storia molto più antica, se qualcuno è curioso può leggere questa spiegazione del grande Umberto Eco a questo [LINK]. Quindi oggi, se diciamo che una macchina non può - su richiesta umana - ispirarsi a qualcosa di già creato, stiamo andando contro quello che è non solo la normalità, da sempre, per la creatività, ma stiamo limitando quella che si apre come la più incredibile rivoluzione che abbiamo di fronte a noi, quella di poter far esplodere la nostra immaginazione oltre i limiti della nostra capacità di esecuzione, che permetterà di innalzare il livello di dialogo e di creazione dell’umanità, ma che - dal punto ancora più concreto - permetterà di far nascere quella che già è stata definita “Imagination Economy”, che permette di creare nuovi ruoli, nuove professioni, nuovi futuri che possono essere migliori di quelli che abbiamo vissuto, specialmente negli ultimi anni di dominio di altre (e più becere) “economy”.
Per quanto riguarda gli autori che desiderano (giustamente) tutelare non solo le proprie opere, ma anche garantire un senso di autenticità di quello che fanno agli utenti che vorranno fruirle e addirittura possederle, si sono aperte strade interessanti, da quelle che portano verso Blockchain ed NFT (ne abbiamo parlato tante volte, a proposito: perché non provate ogni tanto ad andare nel comodo indice di questa newsletter/appuntamento, per riprendere temi che magari quando sono stati trattati non erano nel vostro radar e che ora invece risultano ricchi della vostra ricerca di risposte contemporanee? Andate qui [LINK] e scorrete i titoli e i sommari, anche cliccando “See ALL” per visualizzarli tutti in ordine di pubblicazione), ma anche in iniziative che stanno lavorando sul concetto di autenticità [LINK], che diventerà un valore sempre più forte, in un mondo che sarà sempre più grande in termini di ispirazione. E come detto, almeno secondo il nostro parere, è molto positivo.