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La fotografia e il suo ruolo di ricordo e di autenticità
Sempre più, la fotografia dovrà essere un mezzo per raccontare la verità, dopo gli eccessi di contaminazione (digitale, ma non solo) che hanno provato a far apparire vero quello che vero non era.
Ci sono più tasselli, in questa storia che vi raccontiamo oggi, ed è una storia che ha a che fare con la fotografia. In questo momento storico, in cui ci si interroga sul futuro di questa tecnica e arte così meravigliosa, forse potrebbero essere addirittura dei tasselli fondamentali per ridefinirla nel suo stato attuale, confermandone e garantendone il suo ruolo e la sua sopravvivenza nel futuro.
Il primo tassello di questa storia, è quello del ruolo della fotografia come ricordo, ed è “apparso” in libreria, luogo in cui spesso si compie una magia quando ci si entra: un algoritmo non creato da una macchina, non programmato da un team di ingegneri, ma qualcosa di più simile ad un appuntamento con il destino che provoca come effetto che chi entra in libreria, poi viene "attratto" ed avvicinato da un libro che lo/la stava aspettando. Si entra, quasi senza un motivo, ed è amore a prima vista, anche se spesso la vista non c'entra, perché magari quel libro che ci sta aspettando non è davanti ai nostri occhi, bello in evidenza, ma nascosto, e chissà perché abbiamo indugiato nella ricerca fino a scoprirlo, magari abbiamo fatto fatica, spesso è proprio l'ultimo che prendiamo in mano, quando siamo quasi convinti di uscire senza avere comprato nulla.
Il libro che ci ha catturato - in uno degli ultimi giorni di agosto dove il caldo di Milano era cocente - proponeva un titolo che era già una promessa di attenzione, per chi come il sottoscritto (e come migliaia di altri che leggono questa newsletter ogni domenica) vive e gravita attorno alla fotografia:
Il magico studio fotografico di Hirasaka
della scrittrice giapponese (ed appassionata di fotografia) Sanaka Hiiragi. Una bella copertina illustrata, un breve riassunto che riportiamo qui:
In uno studio fotografico con un vecchio orologio da parete con le lancette ferme, un uomo accoglie i suoi visitatori. È Hirasaka, collezionista di macchine fotografiche antiche. Tre persone entrano nella stanza: una maestra di novantadue anni, un membro della yakuza di quarantasette e una bambina. Hirasaka le accoglie su un comodo divano di pelle, offre loro una tazza di tè e racconta cosa le attende. Hanno davanti degli scatoloni pieni di foto-ricordo della loro vita e devono sceglierne una per ogni anno che hanno vissuto. Ma non solo: prima di andarsene, hanno anche l’opportunità di rivivere il loro ricordo più prezioso e di scattare un’ultima fotografia con una delle sue macchine fotografiche. C’è una regola, però: non possono interagire con nessuno. Perché lo studio di Hirasaka non è un luogo come tanti: si trova al confine tra questo mondo e quell’altro. In Giappone, infatti, sin dai tempi antichi si crede che, prima di morire, le persone abbiano dei flashback in cui ricordano la loro vita. La chiamano “sōmatō”, lanterna girevole dei ricordi, ed è ciò che Hirasaka offre ai suoi ospiti. Cosa sceglieranno? Che vite hanno vissuto? E perché tutti vanno e vengono da quello studio, ma Hirasaka resta sempre?
E' quindi un libro che parla di quel prezioso legame tra ricordi e documentazione di quei ricordi tramite la fotografia, raccolti in scatole o in qualche "lanterna magica" che ora è più facilmente identificabile da uno smartphone e che mentre scrolliamo nel suo rullino, tra decine di migliaia di immagini, ci permette di scorrere emozioni e momenti “vissuti” nel passato. Peccato che, sempre più, quelle che abbiamo salvato, sono immagini false o quantomeno falsate (da filtri, da preset, da fotoelaborazioni, ed ora anche dall'intelligenza artificiale). In passato, le fotografie erano davvero tasselli di realtà oggettiva di vita vissuta; ora sono sempre più apparenza, sempre più "non testimonianze" del vero. Come si farà, come faranno le nuove generazioni (o quelle vecchie, perché come ormai è chiaro che la questione dell'uso eccessivo dello smartphone è una questione globale dal punto di vista generazionale, e anzi sta condizionando più gli adulti/anziani che non i giovani, come raccontato per esempio in questo articolo) a poter avere accesso a ricordi "veri”?.
E allora, oltre a consigliare a voi tutti, ma anche a noi stessi, di leggere il libro di Sanaka Hiiragi, arriviamo al secondo tassello, quello che riguarda il ruolo della fotografia, che deve essere sempre più quello di testimonianza oggettiva, indelebile, sicura, certificata, dei fatti e della realtà. Ne abbiamo parlato già diverse volte, qui e in vari convegni, ma evidentemente la tendenza è sempre più forte e sentita, non solo a livello di software (Adobe sta "spingendo molto" questo tema, lo stesso vale per Google e anche altri giganti del digitale), ma anche e soprattutto a livello hardware: proprio un paio di giorni fa, l'accordo tra Canon Europe e Thomson Reuters ha dimostrato nuovi sviluppi nella capacità di incorporare all'interno di una fotocamera (per ora un prototipo) un sistema in grado di preservare l'autenticità dell'immagine e di registrare i dati su una blockchain pubblica aggiornabile in modo trasparente ed indelebile dopo ogni modifica. Questo processo prosegue fino alla distribuzione delle immagini, utilizzando un nuovo standard, denominato C2PA. Per verificare l'autenticità delle fotografie, gli utenti che le visualizzeranno e le fruiranno potranno confrontare il singolo valore identificatore univoco (hash) di ciascuna immagine pubblicata sul libro mastro pubblico della blockchain, per avere una conferma della veridicità dell'informazione contenuta nell'immagine stessa, evitando così di essere colpiti da delle fake news.
Questa iniziativa di Canon e Reuters prosegue il percorso già tracciato anche da Leica e da Nikon, che già nel 2022 fa hanno dichiarato di voler integrare una tecnologia di autenticità dei contenuti simili alle loro fotocamere (Leica M11 e Nikon Z9) e si collega a sua volta al grande progetto CAI - Content Authenticity Initiative - che sta lavorando già da tempo in questo contesto di autenticazione e certificazione delle fotografie, quella - davvero lo abbiamo detto molte volte - è la vera chiave per il futuro della fotografia stessa, sia dal punto di vista del suo ruolo che del business dei fotografi.
Abbiamo dedicato su AiwayMagazine un lungo ed importante articolo sulla questione della "verità" e della "falsità" della fotografia, dimostrando come non è certo la nascita dell'AI che ha generato il problema. Leggetelo, ci auguriamo che lo troverete interessante.
Settimana scorsa abbiamo lanciato, proprio sulle “pagine” di questa newsletter, se eravate ancora in vacanza, correte a leggere [QUI] che vi spieghiamo tutto, oppure correte direttamente a sfogliare il numero 1 di Aiway Magazine, o ancor meglio abbonatevi [QUI], per diventare nostri sostenitori.
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