

Scopra di più da Sunday Jumper
Se il metaverso arriva oggi grazie ad un drone e altre storie
Le innovazioni hanno bisogno di tempo per evolversi e diventare mature, anche dal punto di vista tecnologico, ma a volte l'errore è di guardare solo da una parte, cambiando prospettiva invece...
Photo by Jose Llamas on Unsplash
Chi si occupa di raccontare il “reale” (fotoreportage, video, giornalismo) guarda alle innovazioni “virtuali” con distacco, addirittura con fastidio. Si interpreta il “mondo alternativo”, “aumentato” e le conseguenti evoluzioni che sembrano portarci verso i metaversi come qualcosa di innaturale, come dei nemici del mondo così come lo intendiamo noi. Di conseguenza, la distanza culturale (spesso anche di conoscenza tecnica, più facile considerarsi “lontani” o addirittura “nemici” di qualcosa che non conosciamo, perché da vicino le cose sono sempre più interessanti, generano curiosità e fascino), ci porta verso strade opposte. Eppure, la cosa che abbiamo capito da tempo, è che serve creare connessioni e collaborazioni proprio tra elementi che, apparentemente, non hanno nulla da condividere. Diciamolo, le idee sono tante, ma sono già state (quasi) tutte esplorate, proposte, “inventate”: ci capita di dirlo sempre specialmente ai giovani creativi che si spaccano la testa per “trovare una idea nuova” e aggiungiamo: “se pensate di avere trovato una idea davvero unica, o non avete cercato bene - perché di sicuro qualcuno l’avrà già inventata - oppure è una pessima idea che non serve a nulla e a nessuno”.
Diverso, invece, è mettere insieme dei puntini, degli elementi, cercare appunto connessioni diverse e l’altro giorno quando abbiamo visto i primi video di presentazione del nuovo drone di DJI, il modello Avata [LINK], abbiamo avuto una ispirazione davvero molto forte, ma per spiegarla abbiamo bisogno di segnalarvi che questo drone ha una caratteristica che per la prima volta viene messa a disposizione di un pubblico ampio (per tutti), quello che viene definito volo in prima persona (FPV): nella pratica il “pilota” è come se fosse a bordo del drone, e lo controlla e ne visualizza la scena attraverso il DJI Goggles 2, un visore controller che si indossa come un casco VR, e che permette di comandare il drone fino a 10 Km offrendo un ritardo di trasmissione di soli 30 millisecondi.
I droni FPV sono nati per poter “entrare” in ambienti non sicuri per gli esseri umani, diventando molto utili per le missioni di ricerca e soccorso, ma anche per ispezionare infrastrutture fisiche di difficile accesso, come ponti ed edifici alti, oppure per raggiungere ed analizzare ambienti nel settore dell’agricoltura. Situazioni per così dire “professionali”, ma che oggi diventano accessibili a tutti (per costo e flessibilità e semplicità d’uso). Se guardate il video della pagina che abbiamo linkato qualche riga prima (questo, insomma: [LINK]) vedrete che la resa si avvicina tantissimo ad un videogame, ma anche a quello che ci stanno raccontando come “futuro entusiasmante” del metaverso (che proprio di recente è stato occasione di aspre critiche a seguito di un terribile screenshot postato proprio dal CEO di Meta/Facebook Mark Zuckemberg che, dopo avere osannato il metaverso solo pochi mesi fa come “la prossima rivoluzione”, evidentemente non ha percepito come “imbarazzante” la resa dell’immagine postata - la riportiamo qui sotto - rispetto a quella che dovrebbe essere un’esperienza immersiva nell’era attuale e non in quella di un Second Life anni ‘90).
Per dovere di cronaca, Zuckemberg ha risposto a queste critiche [LINK] spiegando che la qualità del metaverso sarà molto superiore, ma anche in questo caso parole e fatti convincono poco, perché siamo ormai abituati a mondi virtuali, quelli che vediamo al cinema e sui vari Netflix, che ci mostrano un’evidente "realtà virtuale” che però ha un impatto incredibile, e siamo convinti che nella testa di tutti quella sarà l’aspettativa di chi vorrà entrare nel metaverso, sebbene non ci siano ancora (e non ci saranno ancora per molto) le tecnologie per poterci avvicinare a questo in real time.
Quello che invece abbiamo percepito in questo video del drone Avada è un “metaverso per tutti, oggi”, un’esperienza che siamo sicuri che tutti, davvero tutti, vorrebbero vivere. E ci porta ad una considerazione: dove sono i confini tra reale, virtuale ed aumentato? Essere “a bordo” di un drone, ma rimanendo con i piedi ben ancorati alla terra è un’esperienza “reale” o “virtuale"? È reale, perché stiamo vedendo delle scene che sono vere, esistenti, non inventate, non disegnate, ma è il POV (Point of View) che è virtuale, perché non siamo effettivamente (anzi, per niente) a bordo di un aereo o su un elicottero.
Secondo noi questa esperienza, da approfondire e sulla quale riflettere, ci aiuta a capire cosa serve oggi per fare quel “salto” ed entrare in un approccio dove quello che si vuole vivere e far vivere, come raccontare e creare storytelling può essere un’unione tra riprese di elementi reali e al tempo stesso immersive, per vivere delle esperienze uniche. C’è un linguaggio narrativo ed esperienziale tutto da inventare, e mentre chi guarda solo “dentro i computer” dovrà lottare per rendere credibile un mondo “falso”, i creativi del “reale” possono più velocemente raggiungere prodotti “metaverso-style” molto prima, e con una qualità che sarà impossibile, per tanti anni ancora dalle immagini immersive di sintesi in real time (mentre per le immagini che sono “statiche” e per quelle animate, anche in real time ma non immersive, questo è possibile già oggi, ne parliamo, ve lo mostriamo e vi avviciniamo a queste tecniche nella nostra giornata “Futur(e)scape” del 23 settembre, non perdetela!).
Se volete approfondire la ripresa via drone, segnaliamo la community per fotografi e videografi aerei, Skypixel [LINK] dove è anche possibile iscriversi al programma SkyPixel Product Tryout che prevede in questo momento la possibilità per un numero selezionato di utenti di ricevere un DJI Avata per un tempo limitato per creare e condividere i propri contenuti a un pubblico più ampio, la possibilità di vincere il proprio drone DJI Avata e di partecipare alla Born to Fly Creative Content Challenge, un concorso per vedere i migliori video che la comunità aerea può realizzare con il nuovo drone per avere la possibilità di guadagnare crediti DJI.
WeeklyJumper
(le notizie della settimana, scelte dalla redazione di Jumper)
Stable Diffusion, generatore di immagini AI open source rilasciato al pubblico
In questo periodo si parla tantissimo di soluzioni per la generazione di immagini usando l’intelligenza artificiale. Da qualche giorno, dopo un periodo limitato, è stata resa disponibile a tutti la versione beta di Stable Diffusion, forse meno conosciuto rispetto ad altri (DALL-E e Midjourney), ma altrettanto interessante, se volete potete scoprirlo qui [LINK]
Archeoplastica: Il museo degli antichi rifiuti spiaggiati
Un bellissimo progetto, curato da Enzo Suma, da tanti anni impegnato nell’ambito della salvaguardia dell’ambiente: un museo/piattaforma digitale per visite virtuali di reperti archeoplastici raccolti nelle spiagge e riprodotti in 3D usando la tecnica della fotogrammetria. Lo stesso Summa racconta:
L’idea è maturata quando ho trovato per la prima volta un rifiuto di fine anni ’60. Si trattava di una bomboletta spray Ambra Solare con il retro ancora leggibile che riportava il costo in lire. UN RIFIUTO DI OLTRE CINQUANT’ANNI FA! Quando pubblicai la foto su Facebook scoprii lo stupore della gente nel vedere un prodotto così vecchio ancora in buono stato tra i rifiuti in spiaggia. E da quel post scaturirono dai lettori tante riflessioni sul problema della plastica. Da quell’episodio ho iniziato a raccogliere sempre di più e a mettere da parte tutti i prodotti vintage di un’età variabile dai trenta ai sessant’anni. Ho imparato a riconoscerli e fino ad ora HO RACCOLTO OLTRE 200 REPERTI DATABILI TRA GLI ANNI ’60 E GLI ANNI ’80. Alcuni sono davvero spettacolari e riportano ben in evidenza la scritta in lire oltre ad avere uno stile retrò particolare.
Davvero merita una visita qui il [LINK]
Dieci riviste premiate che ispirano
Le riviste, cartacee principalmente, ma non solo, sono sempre state lo spazio di eccellenza per ospitare bellissime immagini, ma anche per proporre stili e personalità grafiche di forte impatto. Negli anni, il ruolo delle riviste si è perso, a livello mainstream, ma per fortuna sono anni che il fenomeno è rinato grazie all’editoria indie, che propone progetti di grande pregio, destinati agli appassionati, alle persone che amano comunicare e riflettere con ritmi più lenti e con maggiore approfondimento, poco importa se il pubblico è piccolo… quasi sempre le nicchie offrono molte più occasioni e soddisfazione (ne sappiamo qualcosa, sono tanti anni che crediamo nelle nicchie, e ancor di più nell’editoria di qualità). Per chi è quindi “di questo team”, un bell’articolo che mostra alcune riviste premiate e... meravigliose. [LINK]
Dal MIT batterie di allumino e zolfo che si caricano in meno di un minuto
Uno studio del MIT si propone come una delle maggiori rivoluzioni in campo energetico: una batteria in alluminio-zolfo che potrebbe fornire uno stoccaggio di backup a basso costo per fonti di energia rinnovabili realizzata con materiali economici e disponibili in abbondanza. L’articolo lo trovate a questo [LINK]
Perché avere una community costruita interamente sui social è un grossissimo rischio?
Siamo in una fase evolutiva molto importante, nell’ambito dei social media, i cambiamenti riguardano, ovviamente, le evoluzioni degli utenti, delle persone che fanno parte di queste comunità, ma anche delle piattaforme che hanno sempre più un’azione ingorda finalizzata al guadagno sempre più massivo. Chi usa i social per proporre idee, progetti, prodotti, chi cerca di crearsi una buona visibilità spesso cade nel tranello delle promesse che vengono raccontate, senza una visione critica, o almeno approfondita. Leggete questo articolo che mette in allarme sull’uso non tanto dei social (che, probabilmente, sono sempre più necessari, anche se appunto vanno usati bene - siamo allo studio di iniziative per aiutare chi alla creatività ha dedicato il suo posizionamento professionale), ma dell’uso esclusivo dei social. Buona lettura [LINK]
Sulla carta, sono delle fotocamere
The Paper Shoot è un simpatico progetto di fotocamere realizzate in carta, ma funzionanti, sono digitali ed ecologiche, si ispirano alle vecchie fotocamere usa e getta per la loro semplicità, estetica e per la mancanza di schermo o controlli, permettono di vivere l’esperienza della ripresa “su pellicola” (dove non si poteva vedere “il risultato” ma non non si vuole cadere nella (costosa e comunque non ecologica) fase dello sviluppo. Romanticamente interessante [LINK]
E per oggi è tutto. Il Sunday Jumper torna settimana prossima, alla domenica come sempre, e via via guadagnerà nuove funzionalità, strumenti, e modi per essere informati sul mondo dell’immagine, della creatività, dell’innovazione e del business dei contenuti.
Ps: sta scadendo il periodo “early birds” (di fatto, quello molto scontato) per il nostro evento Futur(e)Scape, se proprio non puoi venire il 23 settembre a Milano e partecipare dal vivo, prenota subito il video della giornata, prima che cambi il prezzo! [LINK]