Viaggiamo verso le isole del futuro di fotografia e video?
Vi siete accorti/e che ci sono molti movimenti e tensioni nel mondo della fotografia e del video che portano a minare l'egemonia e la leadership di Adobe? E voi da che parte state?
Dopo anni di stagnazione, ci sono rivoluzioni in atto nel mondo dell'universo del software per l'immagine e per il video, e queste rivoluzioni puntano ad un evidente cambiamento di strategia in particolare da parte di Apple, e hanno un obiettivo altrettanto evidente: abbattere la leadership di Adobe finora (quasi) incontrastata da oltre 20 anni. Premettiamo che non stiamo facendo un discorso di parte, ancor meno di interessi: parliamo da esploratori di evoluzioni culturali e tecnologiche, di analisti di mercato, non da utenti, perché sinceramente non è nostro desiderio convincervi di nulla, solo trasmettervi una visione.
I fatti sono collegati ad una notizia che abbiamo segnalato sullo scorso numero di questa newsletter, e nello specifico al fatto che Apple abbia acquisito Pixelmator, di fatto un forte concorrente di Lightroom in ambito professionale che offre una completa e profonda integrazione con l'ecosistema Apple. A questo si aggiunge la presentazione della nuova versione di Final Cut 11, il software professionale Apple di editing e montaggio video che da anni sembrava essere stato messo in un angolo e poco sviluppato, sul quale stranamente è ancora davvero difficile recuperare informazioni ufficiali sul sito: provate voi stessi a trovare qualcosa sul sito italiano, e anche su quello internazionale: sebbene ci sia sia una pagina (qui) e un comunicato stampa (qui) che in italiano non ci sono, neanche anche sul sito mondiale c'è un menù che permetta di accedere all'area del software, ed è molto strano rispetto a quella che poi sembra al contrario una strategia in fase di crescita. Forse nel prossimo futuro qualcosa cambierà, controlleremo ;-)
Le innovazioni di Final Cut 11 (o meglio: Final Cut Pro, versione 11: va detto così, perché il nome di questo software ha subito dei cambiamenti nel tempo) sono le seguenti:
Maschera magnetica: questa funzione AI consente di isolare facilmente persone e oggetti senza l'uso di un green screen, migliorando notevolmente il flusso di lavoro per l'editing video e poi gestire il tracking di quel soggetto su tutta la timeline, una funzione presentata poche settimane fa (dopo averla annunciata mesi fa, ma di fatto disponibile solo da pochi giorni) su Adobe Premiere
Trascrizione dei sottotitoli: permette la generazione automatica di sottotitoli direttamente nella timeline, utilizzando un modello linguistico avanzato sviluppato da Apple, anche se al momento solo in lingua inglese
Editing di video spaziali: supporto per l'importazione e l'editing di video spaziali provenienti da dispositivi come iPhone 15 Pro e Vision Pro, con possibilità di aggiungere effetti e titoli. Ovviamente il mondo del Vision Pro non sta certo esplodendo, ma come spesso abbiamo detto esploderà
Ottimizzazioni per Apple Silicon: Final Cut Pro 11 è progettato per sfruttare pienamente la potenza dei chip di Apple, consentendo la riproduzione simultanea di più stream di video ad alta risoluzione. Considerando la presentazione recentissima dell'azzeccatissimo Mac Mini M4, con costo che parte da poco più di 700 euro e un modello ideale a meno di 2000 euro, oggi possiamo dire che chiunque lavori su foto e video ha delle opzioni che risultano molto appetibili e in grado di gestire flussi davvero inimmaginabili anche solo un anno fa e che finora richiedevano investimenti almeno doppi.
Come detto, però, non è nostro interesse parlare di dettagli o di tecnica, ancor meno fare confronti (ognuno usa e reputa migliore ciò che crede), ma visione strategica, quella che può aiutarci a capire verso dove sta andando il mercato e, di conseguenza, verso dove vogliamo andare noi, ciascuno di noi. Cosa ci può interessare, concretamente, di questa evoluzione? Lo diciamo a punti, così siamo più nitidi:
Le evoluzioni tecnologiche e funzionali si sviluppano e sempre più si svilupperanno usando strumenti di intelligenza artificiale. Servono quindi processori e sistemi operativi che possano integrarla in modo profondo e funzionale. In questo, Apple ha iniziato a farlo nel livello più profondo del suo ecosistema, con un approccio unificato: questo vuol dire che dalla ripresa all'editing, all'output ci sarà un'unica AI che parla "la stessa lingua in tutti i settori" che si integrerà unendo ancora meglio i vari tasselli del flusso di creazione e produzione. Apple appare in ritardo, rispetto ad altri, ma di sicuro non è confusa, anzi: sa bene come portare l’AI a proprio vantaggio;
Apple ha un ecosistema che, nell’ambito della foto e del video, ormai unisce tutto, e parliamo di livello professionale. Intendiamo (sì, lo sappiamo, fa rabbrividire e arrabbiare molti, ma è così, nei fatti) l'iPhone come strumento professionale per la ripresa (foto e video appunto) anche grazie agli infiniti accessori che sono nati da terze parti per sfruttare la popolarità di questo device tra i professionisti dell'immagine (rig, impugnature, hard disk, cavi, microfoni, luci, aggiuntivi ottici), e poi il software, il sistema operativo e le macchine per l'editing. Questa integrazione è totale e quindi farà riflettere molti professionisti nel futuro, anche in termini di acquisto globale;
Adobe, che nel frattempo ovviamente ha maturato una profonda cultura e tecnologia nel campo dell'editing dell'AI (meno, molto meno in quello della creazione di immagini con l'AI, dove si propone con una qualità e una flessibilità inferiori rispetto alle piattaforme specifiche di generazione AI), non ha un controllo sull’hardware della ripresa e nemmeno sulle macchine per far "girare" i suoi software, né su desktop e nemmeno su smartphone. Nel tempo, pur avendo creato sinergie con Microsoft che di sicuro hanno fatto innervosire Apple, sembra però puntare più su integrazioni lato business che non sul lato creativo. L'amore tra Adobe e Apple è sparito da anni, non si vede una presenza di Adobe nelle presentazioni ufficiali di Apple dall'evento del 30 ottobre 2018, e in quell'occasione, Chantel Benson di Adobe aveva dimostrato l'uso di Photoshop e Project Aero su iPad Pro, utilizzando Apple Pencil. Da quel momento, non ci sono state ulteriori apparizioni ufficiali, un'assenza che evidenzia un cambiamento nella dinamica delle collaborazioni tra le due aziende. Probabilmente, Apple non ha alcuna remora oggi nel fare concorrenza ad Adobe al contrario del passato; pensate che ci sono state voci che dicevano, all'epoca della chiusura di Aperture (il software di Apple concorrente di Lightroom), che uno dei principali motivi di questa chiusura era per rafforzare sinergia e amicizia con Adobe, e quindi un patto che fosse di mutuo interesse per aiutarsi e non "calpestarsi". Ma era il 2014 e oggi la storia è molto diversa;
Adobe, lo abbiamo detto molte volte, ha subito attacchi al proprio "potere" e in tanti campi ha perso la leadership o quantomeno l'appeal da parte di molti professionisti, per svariate ragioni: prima di tutto la politica dell'abbonamento che ha certo riempito le casse dell'azienda, ma scontentato molti , la mancanza di uno sviluppo davvero competitivo e rivoluzionario (non serve, o serve meno se i clienti sono "obbligati" a rimanere sulla stessa piattaforma che pagano in abbonamento: è la stessa storia dei contratti telefonici, una volta che si diventa clienti si è trattati peggio di quelli che non lo sono), per cui altri (come per esempio Blackmagic DaVinci) hanno guadagnato un’incredibile fetta di mercato tra i videomaker (anche per il fatto che la versione base, spesso più che sufficiente per molti professionisti, è gratuita e la versione pro ha un costo di acquisto senza abbonamento molto competitivo), nell'ambito del design per il web, l'app design e il design per gli schermi - un campo che è ormai predominante - Adobe ha perso completamente la battaglia, prima per un ritardo imperdonabile, sopraffatta da aziende minuscole come Sketch e come Figma, per poi provare ad acquistare la seconda senza riuscirci e nel frattempo buttando alle ortiche il suo tentativo di concorrenza, Adobe XD, che non è mai stato in grado nemmeno di proporsi seriamente. Parlando di AI, infine, anche se il marketing riesce a far credere che Adobe sia al top, di fatto offre soluzioni inferiori nella generazione di immagini, di video, di 3d, di audio, di musica rispetto ai veri protagonisti di questo nuovo universo. Per non parlare di Canva, che ha scavalcato Adobe in tutti quegli ambiti della produzione di grafica, contenuti per i social e creazione in condivisione online, diventando così forte da imporre ad Adobe di inseguire (come fa un leader assoluto a dover inseguire?). Non dimentichiamo che Canva ha recentemente acquisito sia Affinity (la suite più simile alla storica suite Photoshop/Illustrator/Indesign) e Leonardo AI, una delle più promettenti piattaforme di AI per integrare tutto questo in antitesi al mondo di Adobe su un target di utenti molto più ampio e in crescita;
Adobe è diventata poco "amata" da molti professionisti, infatti ha suscitato di recente controversie tra i creativi perché negli aggiornamenti dei suoi termini di servizio, ha richiesto agli utenti di accettare l'accesso della società ai propri contenuto tramite "metodi automatici e manuali" per continuare a utilizzare il software. Di fatto, i creativi clienti di Adobe temevano che Adobe potesse utilizzare il loro lavoro per addestrare il suo modello di AI generativa Firefly. Malgrado sia stato successivamente chiarito da parte di Adobe che la stessa Adobe non addestra i modelli di AI sui contenuti dei clienti né cerca di assumere la proprietà del lavoro degli utenti, questo trambusto ha generato una percezione di mancanza di trasparenza causando una crescente diffidenza tra i consumatori. Non è solo un problema di Adobe, molte aziende sono nell'occhio del ciclone su questo, e quello che viene definito in gergo "sentiment" è la conseguenza del poco amore per gli abbonamenti, la mancanza di innovazione concreta in certi campi, il fatto che è evidente che Adobe stia cercando di allargare il proprio business parlando alle aziende per creare nuovi processi di creazione di contenuti visuali e di comunicazione “bypassando” agenzie esterne e creativi/professionisti. Tutto questo ha quindi certamente creato un territorio che oggi può diventare interessante per un attacco di altri, tra cui appunto Apple.
In tutto questo, ovviamente, vediamo quanto comunque il software stia vincendo la guerra globale, perché dobbiamo comprendere che l'AI è, a tutti gli effetti, un tipo di software, sebbene si distingua per la sua capacità di apprendere e adattarsi autonomamente. Ed è però, allo stesso tempo, anche un tipo di "software" che richiede specifici hardware per funzionare, non è un caso che l'azienda che più sta monetizzando e fatturando grazie all'AI è Nvidia che di fatto controlla oltre l'88% del mercato. In questo ci domandiamo (ci preoccupiamo) cosa faranno o cosa potranno fare i produttori di "hardware" (computer, fotocamere, videocamere, smartphone) per competere e vincere. La fusione tra hardware e software porta verso alcune strade: quella di proporre soluzioni complete perfettamente integrate tra tutti i componenti, oppure ad accordi molto forti, partnership, fusioni societarie. Non esisterà forse più - se non per usi molto verticali, alternativi, di nicchia - una divisione di settori, di aree di competenze, di specializzazioni, e nasceranno oggetti/device/flussi di lavoro completamente nuovi.
Nel mezzo di questa battaglia, che avrà qualche vincitore e tantissimi vinti, ci sono in mezzo le persone, i professionisti, gli operatori di questo settore (voi, noi…). Che dovranno capire prima di tutto quale deve essere (o può essere) il proprio ruolo, poi il come investire il proprio tempo, la propria specializzazione, la propria formazione, e poi sviluppare competenze, marketing, proposte commerciali e consulenziali per rispondere al mercato.
Non parliamo sempre di più di AI perché siamo ormai assorbiti da questo mondo o perché ci siamo allontanati dalla nostra storia, al contrario: siamo qui a lottare per aiutare chi in questo settore vuole rimanerci, per non farsi influenzare da parole, pensieri, commenti che arrivano senza un’analisi concreta della realtà tecnologica ed economica che sta attraversando tutto il mondo.
Buona settimana e buon lavoro a tutti!
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